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Parole

SARDINE/1 SPONTANEITÀ

MARGHERITA GIROMINI - 29/11/2019

sardineIl movimento delle sardine io lo osservo con le lenti della passione che nutro per le tematiche educative mentre i giudizi più strettamente politici li lascio ben volentieri agli opinion maker, tanto più esperti di me nella lettura dell’attuale panorama nazionale.

Da subito registro un eccesso di reazioni.

Immancabile il tono di fastidio di un certo numero di adulti. Ogni volta che una generazione, di solito più giovane di quella al comando, apre gli occhi sul mondo, alzandoli dal pc e dallo smartphone, ogni volta che ragazzi e giovani lasciano per qualche ora il rifugio della loro camera o gli amici per uscire a interrogarsi sul mondo, ogni volta che provano a dare la sveglia a una società intorpidita, costoro storcono il naso, aggrottano le sopracciglia, sbuffano annoiati, mugugnano che tanto durerà poco.

A me viene da dire che ciò che succede nelle piazze, a partire da Bologna, “è” un bene “a prescindere”, come direbbe Totò.

A prescindere dall’esito finale.

Provo a enumerare i movimenti spontanei e autoconvocati apparsi in passato e dissoltisi in tempi più o meno brevi: Girotondi 2002, Popolo viola 2009, “Se non ora quando” 2011.

Si dice di loro: non hanno lasciato traccia o ne hanno lasciata poca. Hanno portato acqua al fiume o al mare del tale o tal altro partito. Si sono lasciati strumentalizzare. Infine fagocitare.

Le “sardine” dureranno poco, anche loro?

Per me non è questo l’interrogativo. Bisogna riconoscere che così è fatta la vita: di fasi e momenti diversi, alcuni più importanti ed esaltanti, magari brevi, brevissimi e altri più duraturi con gioie e dolori alterni.

Movimenti di piazza spontanei ieri, come oggi i Fridays for Future e le “sardine”.

Rapide meteore, forse.

Chi può dire quanto hanno apportato e quanto apporteranno realmente e che cosa, alle persone che li hanno vissuti, chi può affermare quanto si è sedimentato nella loro esperienza modificandola per sempre? Perché, se anche un solo giovane imparasse da questa piazza a partecipare più attivamente alla vita del proprio paese, per me questa sarebbe una conquista, piccola, ma pur sempre una conquista.

L’opinionista o il semplice cittadino che irride oggi le “sardine” (da qui in avanti senza virgolette) e guarda con sufficienza ragazzi e ragazze che riempiono una piazza senza ricorrere ad alcuna forma di violenza, nemmeno verbale, fa squadra con gli odiatori e con i detrattori di Greta Thunberg, sedicenne che con poco è riuscita a sensibilizzare sui problemi dell’ambiente grandi masse di coetanei.

Chissà se la malevolenza verso gli innovatori è anche questa volta il prodotto di cattivi poco nobili sentimenti.

Colgo tra adulti, e tra anziani e vecchi, una forma di accidia che deriva, forse, dal peso dello scorrere del tempo che porta con sé, per tutti, le inevitabili disillusioni.

Incontro in TV e sulla stampa troppi “opinionisti” che faticano a nascondere la voglia di rosicare sul futuro fallimento dei sogni di questi giovani.

Sono certa che si augurano il flop prossimo venturo delle sardine che non potrebbero durare più di una stagione.

Discettano sull’ingenuità di ragazzi che resteranno sardine finché non avranno imparato a farsi furbi e a lucrare sull’inaspettato successo.

Predicono il loro ritorno a casa con conseguente ripiegamento sui social.

È quasi certo che si faranno blandire dai politici di professione i quali, inglobandoli nei loro partiti, potranno ricavarne qualche voto in più.

A me invece piace guardare al fenomeno con benevolenza. E dire che, indipendentemente da quanto dureranno, indipendentemente dai loro risultati, indipendentemente dalla direzione che prenderanno, considero le loro manifestazioni autoconvocate un valore aggiunto per una società appiattita sulle tastiere dei computer, attiva solo sui social, scarsamente propositiva e povera di una vera cultura.

Loro, le sardine, hanno risvegliato le piazze richiamando tanti coetanei e insieme a loro migliaia di cittadini di ogni età. Senza l’aiuto dei partiti, senza sigle, senza un leader carismatico.

Chi si preoccupa perché la piazza intona “Bella ciao”, sappia che il canto è riconosciuto quasi universalmente come un inno alla libertà.

I giovani organizzatori delle piazze affidano a Facebook il loro credo con queste parole: “Vogliamo riprenderci ciò che ci appartiene utilizzando mezzi che il populismo non conosce: la gratuità, l’arte e le relazioni umane”.

Mi auguro che il loro movimento prosegua senza preoccuparsi troppo delle critiche dei vecchi.

Regalo loro le parole d’amore di Catullo a Lesbia, che utilizzo adattandole ai miei fini: “E le chiacchiere dei vecchi troppo severi stimiamole tutte soltanto un soldo”.

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