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Quartieri

STORICA S. AMBROGIO

DEDO ROSSI - 29/11/2019

sambrogioLe ville “resistono”. Sì, a Sant’Ambrogio, molte ville sono state ristrutturate, hanno cambiato proprietario in qualche caso, passando in una naturale scala, dai nonni ai padri, ai figli e infine al mercato immobiliare, come la villa di famiglia del senatore Bassanini, in via Lazzaro Papi, dietro la chiesa, sulla cui cancellata è comparso il cartello “Vendesi”.

Ma a Sant’Ambrogio – caso raro di questi tempi – si costruisce (e forse si vende) ancora: proposte di case a schiera o ville bifamiliari, naturalmente in classe A con tutti i + possibili a disposizione, per indicare il meglio. Mantiene intatta la sua capacità di attrazione. Almeno così sembra.

Questa trama urbanistica di Sant’Ambrogio può essere scoperta passeggiando, in modo casuale, nelle vie interne. Qui si trovano case e ville, tutte tenute bene, abitate, vissute, segno in molti casi di quel turismo milanese del dopoguerra che aveva in questo luogo trovato ristoro. Molte famiglie, sfollate qui da Milano in tempo di guerra, si erano poi definitivamente fermate.

A parte le scelte maturate nel periodo bellico, già nell’Ottocento era iniziata la vocazione turistica, in questa località che guardava al Sacro Monte. Erano sorti gli alberghi, l’Hotel Robarello, grande e prestigioso, ad esempio. Oppure l’Albergo Prealpi e l’Albergo Volta, affiancati all’uscita del rione, affacciati a guardare la montagna, in storica competizione da sempre. Poi il declino.

Agli inizi del secolo scorso, nella stagione del liberty, il banchiere di origine polacca Giuseppe Toeplitz, potente artefice del grande sviluppo della Banca Commerciale Italiana, aveva costruito la sua villa, con un parco di grande cura e prestigio. Era il 1914 e qui si è ricordata a lungo la presenza dei Toeplitz e in particolare della moglie, Jadwiga Stanlslawa Mrozowska, interessante figura di studiosa, di viaggiatrice, di scrittrice e di conferenziera (sua, tanto per ricordarlo, è la scoperta di un passo montano tra la Russia e il Pamir, passo che ancora oggi porta il suo nome).

 Ecco, proprio da Villa Toeplitz potrebbe iniziare questo percorso casuale a piedi. Certo, per raggiungere la villa, occorre cercare di ignorare la schiera di condomini di via Vico, che hanno invaso la collina del Casluncio tra il rifugio antiaereo dimenticato come una ferita e la portineria. Questa decina di condomini (tutti in fila sul viale e seguiti da altre decine di condomini in fila e da altri ancora) testimonia gli anni in cui tutto sul territorio era possibile e tutto era considerato normale.

Nelle vie laterali, da via Cereda alle vie “latine” Catullo, Ausonio, Omero e poi accanto via Carlo Bossi, via Madonnina e altre ancora, i giardini e le ville rappresentano quel tessuto edilizio che caratterizza Sant’Ambrogio, come dicevamo in precedenza.

Ma accanto alle ville, dove inizia il centro del vecchio rione, il declino un po’ triste, un po’ annunciato, lo si tocca con mano. Quel centro che sprigionava vita e colori solo qualche decennio fa ora somiglia ad un animale “colpito”. Già la strada, la via Sacro Monte, ha rughe di vecchiaia e di disuso. Saranno almeno vent’anni che nessuno rinnova il manto di asfalto. Qualche pezza per chiudere i buchi serve solo ad evidenziare questo tessuto ferito. Le case, anche quelle abitate, in molti casi lamentano incuria. Il rione ha perso di attrattiva, ha perso nel tempo la sua vitalità economica e con essa la sua possibilità di sopravvivenza. Sono i tempi.

Qualche cartello ricorda la storia dei cortili, ma restano dettagli, come etichette sui ricordi. Ne è esempio la “Curt del Vint ghei”, la corte degli Zetta, trasportatori, soprannominati “Vint ghei” per non ricordo più quale ragione. Oppure la via Baraggia, dove in un cortile interno un’ imponente targa ricorda la figura di don Giuseppe Gervasini, il famoso “Pret de Ratanà”, interessante e controversa figura di prete erborista guaritore, nato nel 1867 e morto nel 1941. I cortili diventano ricordi del passato, non fermenti di vita quotidiana, una specie di monumento, come la vecchia chiesetta del centro paese, antica parrocchiale amputata per costruire la strada ma comunque tutelata dalle Belle Arti, che ha un suo prestigio e una storia interessante.

Si fatica però oggi a pensare che in questa via, solo pochi decenni fa vivace di colori e di voci come un allegro mercato di paese, tutto, ma proprio tutto, oggi sia desolatamente abbandonato. Dopo il caffè del Binetti, in via Virgilio, si scendeva: due macellai, quattro negozi di alimentari, la lavanderia, l’elettricista. Mamme con bambini, rumori di vita. Un altro mondo. Davvero un altro mondo.

Solo in piazza Milite Ignoto la macelleria del Tonino rappresenta ancora oggi un’eccezione, per l’appassionata scelta di qualità con cui ha saputo affrontare il mercato. E lì vicino il Circolo “L’Avvenire”, che grazie in particolare alla passione del suo dispensiere Sergio con sua moglie, mantiene e adatta ai tempi la tradizione dei circoli, altrove quasi scomparsi. La Merceria di Laura Gallorini, in via Baraggia, forse il negozio di più vecchia storia resta uno dei pochi servizi disponibili. Sulla via Virgilio, ma già all’esterno del vecchio centro, la pasticceria e il panificio hanno una buona clientela. Sono eccezioni. Come è un’eccezione il ristorante che il Carcano ( appartenente a una famiglia di vecchia tradizione nella ristorazione) ha creato nel vecchio albergo Volta, sempre molto frequentato.

Eppure la sensazione che si voglia evitare di arrendersi la si scopre nelle iniziative che nascono quasi spontanee, soprattutto stimolate dal gruppo dell’oratorio o dal circolo. Da qualche anno un sito internet www.santambrogiovarese.it cerca di fare una sintesi di tutti i legami, dalla storia alle iniziative che creano paese. E cerca di tenere vivo un dialogo, sia pure con la fatica di questi tempi.

L’ iniziativa “S. Ambrogio in strada”, alla terza edizione, rappresenta un altro esempio di questo attaccamento al proprio rione. Nato da un’idea della Associazione Coopuf, in collaborazione con i negozi del rione e con vari gruppi, la manifestazione porta nelle strade la voglia che in qualche modo il rione possa riprendere vita: visite guidate ai cortili, proposte gastronomiche, proposte di artigiani. E il vecchio rione si riempie di gente, per un giorno.

Forse è ancora poco. Forse manca un progetto generale. Forse. Ma è un buon segnale.

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