Conoscere la storia della nostra comunità è importante. Dipendesse da me inviterei gli esperti dell’educazione civica a introdurla nelle scuole medie superiori dove i giovani sono più vicini a ulteriori balzi nella carriera scolastica o a un eventuale ingresso nel mondo del lavoro, trave portante della società nazionale.
Per buona parte dei giovani appena dopo l’ultimo passo dell’impegno scolastico una volta c’era il servizio militare, forse anche nemico di un pacifismo super. Oggi è cancellato totalmente mentre è rimasta la forma del volontariato retribuito per chi vuole servire in armi lo Stato, ma non sono scomparse l’antipatia o una semplice avversione per chi sceglie di arruolarsi nei corpi speciali che hanno alle spalle formative storie di coraggio. La nuova cultura oggi garantisce l’assenza di nazionalisti guerrafondai.
Ma le imprese dei nuovi corsari dei giorni nostri nulla hanno a che fare con situazioni di un tempo, così non mancano “guerrieri” che, presa confidenza con il computer, trovano il modo di confezionare disastri morali e materiali a danno di se stessi, di altre persone, famiglie, partiti, realtà sociali e politiche.
La malignità e l’imbecillità grazie alle notizie false e alla libertà senza controllo che, nonostante spesso incarni il male assoluto continua a percorrere il mondo web, lentamente ma inesorabilmente minano le fondamenta della democrazia.
E dal momento che è ben più facile abbattere che costruire la nuova atmosfera che accompagna ogni epoca accantona rapidamente tutto quanto avevamo pensato o progettato per il bene comune.
Le cronache di questo inizio dell’inverno 2019 sono un turbine rispetto ai sonnolenti fine anno delle stagioni del potere leghista, sembra di vivere in un’altra Varese: d’accordo non è che ogni giorno ci siano sul tappeto errori e “sonni” del passato, però buona volontà e il ritorno alla tradizione bosina del fare sono segnali positivi in un Nord Ovest che sembrava abbandonato a se stesso e senza nemmeno sogni per la gioventù, incline ormai ad abbandonarsi allo stile di vita dei tempi.
E comunque dal passato emergono omissioni e progetti abbandonati che meriterebbero ancora grande attenzione. L’eccellente lavoro che di questi tempi viene progettato e avviato per riqualificare il centro cittadino si avvale anche di precedenti impegni, idee, progetti, ma si ritroverà un giorno, non lontano, con un problema che a parole sembrava risolto e che invece i partiti della nuova età, tutti, nessuno escluso, hanno lasciato scivolare in un oblio indegno.
La generazione odierna infatti non ricorda polemiche, battaglie, appelli all’umanità e al buon cuore della nostra gente perché si prendesse in considerazione la realizzazione di un carcere adatto al recupero dei non pochi che ci finivano dentro. Non se ne parla più, eppure venne a Varese anche un ministro mentre avvocati di grande profilo e umanità, sindaci di rara sensibilità e politici intelligenti si batterono perché Varese avesse un carcere nuovo e dignitoso, ma l’onda del rinnovamento si fermò a Busto Arsizio, mentre i nostri pasticcioni, di tutti i partiti, fecero arenare il progetto addirittura in una zona verde della periferia!!
E così i piastrellisti bosini, poverini, continuarono a coltivare i sogni di rafforzamento del loro amato mare grigio del centro cittadino.
Anche le sbarre per tre anni rifilate a un innocente per un delitto non commesso, ai giorni nostri hanno fatto sembrare a tutti che a furia di rappezzi i vecchi Miogni oggi non siano poi la fine del mondo.
A me sembra invece che meritino sempre maggiore attenzione. Chi voleva una Varese più umana tanti anni fa grazie a un carcere ben più accettabile non era uno sano da legare. E non lo è nemmeno oggi.
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