Nella festa di nozze (a Cana di Galilea) ad un certo punto viene a mancare il vino. E’ una segnalazione che fa anche la madre di Gesù: “Non hanno vino”. Abbiamo dunque bisogno di vino? Lei sembra dire: “Guarda, Gesù, che gli uomini sono in difficoltà, e la festa della vita rischia di finire anzitempo!”.
Ma è proprio vero che non abbiamo vino? Forse non ne abbiamo, perché… ce n’è troppo! La nostra società ha raggiunto un elevato tenore di vita, ma poi tollera sacche di povertà, e soprattutto crea aspettative, desideri, bisogni sempre nuovi. Ubriaca e allo stesso tempo fa sentire la penuria.
Siamo gettati dentro una rincorsa sfrenata, che, invece di creare appagamento e gioia, lascia in bocca l’amaro dell’insoddisfazione. Non siamo mai contenti, vogliamo sempre di più… e nel momento opportuno sembra sempre che ci manchi il vino giusto per appagare il nostro desiderio e far vedere agli altri che siamo all’avanguardia, alla moda, già in possesso dell’ultima novità, dell’ultimo ritrovato.
Maria, madre di Gesù e dell’umanità, fa sua la nostra angoscia. Inutile lamentarsi che manca il vino. Dobbiamo dirlo a Gesù. E lei lo fa. Confessiamole che siamo stanchi di questo vino che continua a finire e che ci lascia sempre insoddisfatti e bisognosi di altro vino, pur sapendo che anche questo finirà e… aumenterà l’arsura.
Maria lo riferisce a Gesù e ci invita a fare ciò che egli ci dirà. Lei non fa miracoli, perché solo Cristo è il Segno, compie segni. Ma ecco qui la sorpresa: Gesù non procura altro vino, perché Dio non fa concorrenza al nostro mondo ubriacante. Lui ci chiede di “riempire di acqua le anfore”. Un comando strano se paragonato alla penuria di vino. Questo ordine è l’antimiracolo per eccellenza…
Se decifriamo il segno, però, il messaggio è chiaro: “Ho capito, vi conosco”, dice Gesù, “siete in difficoltà nella vostra continua e frenetica corsa al di più, al nuovo, all’originale a tutti i costi… Non avete più quel vino che vi ubriaca ma non vi soddisfa, e volete che sia io a dissetarvi. Ebbene, il vino che vi serve ve lo darò io, ma per farlo ho bisogno della vostra acqua. Riempite d’acqua le anfore”.
L’acqua – la nostra acqua – nelle anfore, allora, è il simbolo di un atto che siamo chiamati a compiere: mettere nei nostri cuori i valori che contano, quelli giudicati vecchi e in realtà sempre nuovi; indirizzarci verso un’esistenza più semplice, più sobria; rivedere le priorità quotidiane e capire se davvero è così essenziale ciò che inseguiamo ad ogni costo e la cui conquista ci fa perdere di vista le persone, gli affetti, il contatto umano. L’acqua è ciò che manca in una società ubriacata da troppi vini adulterati, che hanno fatto perdere la bussola del buon senso a tanta gente.
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