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Noterelle

CAREGIVER

EMILIO CORBETTA - 22/11/2019

?????????Caregiver è un termine inglese usato per definire la figura di un componente la famiglia che si prende cura di un membro della famiglia stessa, che si trova in condizioni critiche a causa di incapacità fisica o psichica. È una figura la cui necessità si presenta con molta frequenza; non è facile quantificarlo in termini statistici ma questo bisogno si presenta davvero molto spesso nell’ambito di un nido familiare. È una fatalità che la famiglia accetta e spesso tende a nascondere, vivendo la prova in una eroica solitudine. Se prestiamo un minimo d’attenzione, molti di noi hanno sotto gli occhi esempi di situazioni quali quelle descritte.

Il caregiver è una figura notevole che sacrifica sé stessa per proteggere, curare, rendere il più possibile sereno il sofferente che, molto penalizzato di suo, è in grande difficoltà non può affrontare e superare gli ostacoli della vita; oltre tutto il Caregiver è una persona che mantiene l’equilibrio della famiglia.

Ora ci si può chiedere: va bene, ma ci vuole la famiglia e ai nostri giorni la famiglia dov’è, cosa è, chi la vive, chi l’accetta? Per alcuni è in grave crisi, per altri invece è in salutare evoluzione, per altri non c’è più. In un tempo recente appariva necessaria per conservare, tramandare, incrementare i patrimoni famigliari per cui molto oculate le manovre per conservarla e molto studiati i legami matrimoniali. Ma il compito della famiglia è ben più profondo e importante: essa conserva e trasmette il tesoro degli affetti, l’educazione dei figli, i valori fondamentali della vita e di una società.

La famiglia per gli umani, intesi freddamente come esseri animali a lenta evoluzione, è assolutamente necessaria per poter proteggere i cuccioli che richiedono molti anni per raggiungere l’autonomia. Su questa necessità si sviluppa successivamente un’infinita serie di organizzazioni e esigenze di carattere sociale.

La famiglia origina con il matrimonio, che per i cattolici è un sacramento, per altri invece un contratto importante non sempre accompagnato da un rito più o meno sontuoso. Per certe organizzazioni criminali la ”famiglia” può essere o è il nocciolo della struttura. Per altri per poter fare carriera bisogna “avere famiglia”. In molte aree, specialmente le più povere, la famiglia abbandona i bambini quando ancora non sono autonomi e ciò genera gravi squilibri. In certe società la figura del caregiver è inconcepibile, il debole è abbandonato a sé stesso e ovviamente balza all’occhio la sua impotenza, che può condurlo alla morte.

I caregiver sono dunque persone silenti, fedeli, umili, caratterizzate da una grandissima generosità e forse sono più frequenti nel genere femminile, ma sono numerose anche le figure maschili, che nella famiglia tradizionale appaiono essere il nerbo del nido familiare. Esse sanno servire, proteggere, custodire, coccolare sia bambini che adulti ed anziani.

Ma loro chi le difende? Chi le protegge? Non hanno o sono molto rari i sostegni per cui molti, trascorsi gli anni, si ritrovano con nulla in mano, senza aiuti sociali e senza aver potuto realizzare corsi di studio o carriere in campo lavorativo, o raggiungere validi intenti. Ai nostri giorni avere la sensazione di essere un soggetto che è arrivato ad una certa affermazione, a traguardi, fatto carriera è una grande chimera, un sogno. Invece a tutto questo è stata fatta una rinuncia.

Il loro successo, ripeto, sta nell’aver fatto vivere, nell’aver dato linfa a quella organizzazione secolare che è la famiglia che molti vogliono fare più moderna, che molti non sanno realizzare nella necessaria fedeltà, che altri invece non vogliono e così fanno i “single” per poter “godere la vita”: tutto l’opposto dei caregiver che danno tutto e poco prendono per sé.

Come superare il problema di aiutare il mare di fatiche, di sacrifici, di momenti bui che riempiono la vita e in particolare vengono affrontati da queste figure all’interno delle famiglie? Nella famiglia si lavora, si suda, si cade, ci si rialza, si piange, si impreca, ma cosa grande, cosa importante: si vive! Si vive proiettati sugli altri, sul prossimo e questa è la cosa stupenda. Si potrebbe concludere che non è la famiglia ad essere in crisi ma la nostra epoca che non sa più cogliere i valori.

Nella nostra città c’è stato un convegno per lanciare una raccolta di firme e poter presentare la richiesta di una legge regionale adeguata che completi quella che c’è attualmente. Forse questo potrebbe essere l’aiuto che noi tutti potremmo dare, oltre alla vicinanza ai Nostri che sono implicati in questa battaglia.

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