Accorciare la distanza tra istituzioni e cittadini, ma anche tra cristiani e politica. Per questo obiettivo è importante “cominciare il viaggio”. Così il direttore Max Lodi riprendeva la scorsa settimana in modo encomiabile il dibattito sulla presenza dei cattolici in politica, un dibattito ravvivato nelle ultime settimane da una intervista del cardinale Camillo Ruini, presidente per molti anni nel secolo scorso della Conferenza episcopale italiana, e da alcuni interventi dell’attuale presidente della stessa Cei, Gualtiero Bassetti.
Nell’intervista al Corriere della Sera Ruini non solo bocciava l’ipotesi di un nuovo partito cattolico, ma incoraggiava esplicitamente, pur con qualche timido distinguo, ad un dialogo e a una collaborazione con la Lega di Matteo Salvini. Bassetti da parte sua, pur non prendendo posizione sull’opportunità di rifondare un partito cattolico, ha richiamato la necessità di un più vigoroso impegno sociale di fronte ai gravi e crescenti problemi del paese.
Salire sull’autobus dell’impegno politico è quindi una proposta di un percorso di cui ci sarebbe indubbiamente bisogno in una realtà come quella italiana contrassegnata da una dimensione sociale sempre più individualistica e priva di valori di fondo. Gli interessi personali così come il rancore e la protesta sono all’ordine del giorno: non si spiegherebbe altrimenti il successo popolare di un partito come la Lega che ha basato sulla paura e l’isolamento i propri successi.
Ma di fronte all’ipotesi un partito cattolico i dubbi prevalgono il più delle volte sulle speranze. Non si vede all’orizzonte un nuovo Luigi Sturzo e nemmeno un Alcide De Gasperi. E, che lo si voglia o no, un partito può nascere e consolidare consensi solo se può contare sulla guida di un potere carismatico ben identificato ed identificabile.
E poi la storia degli ultimi decenni è segnata, come spesso si ricorda, dalla diaspora dei cattolici, dal loro disperdersi con una voce sempre più flebile e inconcludente. Una storia segnata anche dai fallimenti e dagli errori che hanno dato e continuano a dare un’immagine fortemente negativa. Sono passati trent’anni, ma il naufragio suicida della Democrazia cristiana è ancora una parte ingombrante delle vicende italiane. Così come pesano nell’immagine dei cattolici in politica le cadute di credibilità di esponenti, come Formigoni in Lombardia, che dopo anni di buon governo sono caduti nel tranello del potere ritenendosi forti ed intoccabili.
Ma bisogna nello stesso tempo riconoscere che, pur con la presenza di molti cattolici, i partiti attuali di destra e di sinistra fanno riferimento a valori estranei alla cultura e al messaggio dei cattolici. Pensiamo all’insistenza della sinistra sui cosiddetti diritti civili che contraddicono il valore della vita, come l’aborto e l’eutanasia. Pensiamo alla chiusura delle destre, con buona pace del cardinale Ruini, verso i temi dell’accoglienza e della solidarietà.
In teoria quindi potrebbe essere molto ampio lo spazio per un partito realmente di centro e realmente fondato sui valori cristiani.
Un nuovo partito di laici cattolici appare tuttavia un sogno che sconfina nell’utopia. Certo, i sogni sono fatti per essere realizzati e senza sogni la nostra vita perde il senso della bellezza e del futuro. Quindi è giusto porre il tema e sollecitare impegni e riflessioni. È doveroso fare appello al coraggio per consolidare e far diventare rilevante la presenza dei cattolici, magari anche con un nuovo partito fondato sui valori della Dottrina sociale della Chiesa. Valori che vanno trasmessi dove è data la possibilità, valori che dobbiamo credere possano diventare un lievito in stile evangelico. Anche perché dobbiamo continuare a credere che se irrilevanti possono essere gli impegni delle persone, non potremo mai accettare che irrilevante sia il Vangelo.
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