(S) Sono tanti i disastri dell’ultima settimana che non so nemmeno di quale valga la pena di parlare.
(O) Mi pare anche difficile poterne scoprire le cause, suggerire qualche rimedio o almeno qualche mediocre mitigazione.
(S) Cominciamo a farne un elenco, per non dover scoprire che ce ne stiamo dimenticando qualcuno.
(O) Facciamo un gioco. Ciascuno, a turno, ne suggerisce uno, quello che ritiene più importante, secondo il suo giudizio, direi un giudizio appassionato e interessato, smettendo per una volta il galateo del politicamente corretto, la mascherina del garbo costituzionale, che si addice solo al presidente della Repubblica, l’unico che può e deve restare un palmo al di sopra delle parti, e mettiamo in gioco le nostre più profonde e passionali convinzioni.
(C) Accetto la sfida, ma ricordo a voi e ai lettori che rimane un gioco. Comincia tu, Sebastiano Conformi, che ti sei lamentato che la volta scorsa non hai potuto esprimere le tue conclusioni.
(S) Sarei indeciso tra Ilva e Venezia, ma scelgo ILVA, come emblema della incapacità di questo governo di gestire problemi complessi, che creano divisioni nell’opinione pubblica e quindi mettono in crisi un sistema politico destinato solo a raccogliere consenso elettorale. Capite bene che non ce l’ho con le componenti del governo in quanto tali, ma con il sistema che ha consentito, anzi richiesto, il formarsi di questo ibrido. Prova evidente: la vagonata di emendamenti presentati dalla maggioranza (la minoranza se ne presenta migliaia fa solo il suo mestiere) alla cosiddetta manovra.
(O) Mosso da una evidenza simile a quella di Conformi, scelgo VENEZIA, emblema della cecità di tutti i governi dell’ultimo cinquantennio (e potrei andare oltre) che a partire dal disastro del 1966 non hanno capito che a monte dei disastri naturali ci stava lo sfruttamento del pianeta. E mi permetto di associare in questa responsabilità dei politici, quella di tre generazioni di società civile, se dobbiamo essere chiamati da una ragazzina a riconoscere queste nostre responsabilità.
(C) Io dico SPREAD, in quanto effetto di entrambi gli errori che voi avete rilevato. Mi sono chiesto: come mai i mercati trovano più affidabili del nostro debito pubblico il francese, l’inglese, il portoghese, lo spagnolo, più o meno persino quello greco? Gli investitori stranieri perché vedono governo e istituzioni politiche traballanti e incapaci di guidare l’economia, forze politiche affette da prodigalità elettoralistica, società civile incerta e divisa. Il popolo italiano stesso, privo di fiducia nei propri governanti, preferisce tenere i risparmi sotto il materasso, nei conti correnti, nascosto all’estero, piuttosto che affidarlo al governo, acquistando i BOT. Questo si chiama SFIDUCIA. Tre decenni fa, quando la lira faceva correre l’inflazione e i il debito pubblico pagava interessi ben più alti di quelli attuali e persino di quelli della crisi del 2011, gli italiani compravano tranquillamente i BOT. Certo per difendersi dall’inflazione, ma se lo facevano a preferenza di altri beni-rifugio, era perché conservavano una fiducia di fondo nelle istituzioni e in chi le governava. Non da oggi, da tempo, questo non vale più. Continuiamo ancora il gioco, ma facciamo solo i nomi, tanto le motivazioni sono intuitive.
(S) Alitalia.
(O) Scuola, Università, Ricerca.
(C) Assenza di politiche per la famiglia.
(S) Immigrazione incontrollata
(O) Razzismo.
(C) Rancore sociale.
(S) Malavita organizzata (Mafia ecc.)
(O) Corruzione politica
(C) Individualismo, inteso come svalutazione dei corpi intermedi, sia sociali, sia politici. E qui possiamo fermarci, altrimenti il gioco diventa una tiritera.
(S) Mi sbaglio o stai cercando di farci arrivare alla conclusione che siamo noi stessi causa del nostro male?
(C) Questo è ovvio, a meno che voi pensiate che il DISASTRO, (come suggerirebbe una facile etimologia: dis-astro, stella contraria), dipenda da influssi malefici provenienti da non si sa dove, visto che nessuno più crede, spero, all’astrologia. Però anche non credere a nulla, non porta da nessuna parte; nessuno cammina senza una meta, persino sulla cyclette o sul tapis-roulant ci vai con uno scopo,la forma fisica, l’allenamento il dimagrimento. Il nostro problema, di tutti e di ciascuno, è la perdita o almeno l’affievolimento della coscienza dello scopo. Non è una cosa che possiamo darci da soli, né sotto forma di affermazione personale, né di altruismo: anche quest’ultimo, il comportamento benefico o almeno responsabile o, come si direbbe oggi, sostenibile, inclusivo, retto dal discernimento, equo, solidale, legale e quant’altro di positivo vi venga in mente, da solo non regge all’urto del tempo, al confronto con il contemporaneo apparente successo del malvagio. Se siamo noi stessi causa del nostro male (qui non parlo solo dell’Italia, mi pare che sia in corso una guerra civile ‘fredda’ in tutto il mondo) non possiamo sperare di trovare il rimedio solo con la nostra forza di volontà, da noi stessi.
(S) Bella novità, ma la conclusione suggerita “Solo un dio ci può salvare” è una frase che può stare in bocca anche al più rigoroso e cinico degli atei, perché non è possibile contraddirla, quindi non si può sapere se è vera o falsa, rimane una bella fantasia, pura letteratura. Torniamo al punto di partenza, dobbiamo accontentaci di quello che abbiamo sotto gli occhi.
(C) Ecco, grazie di quello che hai detto. Mi hai introdotto alla più paradossale delle mie apologie. Non si passa dalla sfiducia alla fiducia senza poter avere sotto gli occhi qualcosa di diverso dal dis-astro, che adesso interpreto come una cosa che, privata del suo astro, del suo rapporto con l’assoluto appare priva di senso. Tutti noi, qui a RMFonline e in tanti luoghi di fede e di ricerca, ci sforziamo di cercare questa cosa, andando oltre il ‘gioco’ dei disastri, sapendo di non poterla costruire, speriamo d’incontrarla.
(O) Come dire che non sarà una buona politica a ricostruire la fiducia, ma, al contrario, ritrovate ragioni di fiducia, non legate alle contingenze, potranno ricostruire una buona politica. Siamo tornati a Sturzo e a De Gasperi, o mi sbaglio?
(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante
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