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Opinioni

ESERCIZIO DA COLTIVARE

FELICE MAGNANI - 15/11/2019

silenzioIl mondo cattolico sta vivendo una delle pagine più difficili della sua storia. In molti casi non è più il punto di riferimento, le sue verità soffrono di una libertà che si è trasformata in arbitrarietà e le sue convinzioni rischiano di frantumarsi in una miriade di pseudo verità.

L’evoluzione tecnologica, un eccesso di consumismo, la dilatazione irrazionale della libertà, la formazione di morali individuali, la frantumazione del concetto di sacralità, la mancanza di una definizione dei contenuti del progresso, un eccesso di superomismo, la relativizzazione a scopo personale delle verità di fede, hanno generato malesseri che in molti casi svuotano di contenuti e di finalità l’azione umana, riducendola a puro meccanicismo.

Il mondo cattolico ha perso la sua unità, si è arroccato in una miriade di piccoli arcipelaghi nei quali coltiva la sua visione personalistica della verità, adattandola ai propri bisogni e alle proprie necessità. È diviso sulla visione politica delle cose, sul giudizio etico rispetto ai grandi temi correnti, ha adottato sistemi comportamentali molto personali, fa leva su un sistema di tolleranza che confluisce spesso nel relativismo e nel soggettivismo, in molti casi non è più in grado di proporre modelli certi e conclamati.

 Tutto questo non per mancanza di efficacia delle sue spinte storiche e dottrinali, ma a causa di incertezze e ambiguità coltivate per arginare fenomeni di buonismo e di lassismo. Nonostante questo calo d’autorità, la Chiesa resta custode dei valori sui quali è stata costruita la nostra storia di uomini e di comunità.

Mai come nei momenti crisi, quelli in cui l’uomo, dopo aver provato tutto, si accorge di non essere appagato, insorge la volontà di una ricerca che getti di nuovo un ponte tra la terra e il cielo, tra il materialismo corrente e il bisogno di spiritualità, tra la schiavitù dell’immanenza e l’anelito alla trascendenza, al bisogno di dare risposte adeguate ai grandi interrogativi esistenziali della vita e della storia.

Ed ecco che il Vangelo di Gesù riconsegna le nostre fragilità alla speranza e la fede torna a essere risposta alle frustrazioni e ai vuoti esistenziali della vita. È come se gli esseri umani sentissero improvvisamente il desiderio di ricompattare quella parte di sé che hanno delegato ad altro, riscoprendo la sostanziale bellezza di valori come l’amore, il perdono, la pace, il rispetto, la fede, la preghiera, il silenzio, la contemplazione, la conoscenza, la morale, l’onestà e l’orgoglio di un’appartenenza.

Dopo l’ondata di piena del rumore arriva quindi la ricerca del silenzio, il desiderio di abbassare i toni fino a percepire la voce un po’ consumata dell’interiorità, che capovolge di nuovo le strategie del mondo, rimettendo in circolo quella ricchezza umana che ciascuno porta con sé. La cultura del silenzio, ad esempio, è un esercizio che da coltivare e da promuovere con grande determinazione nella famiglia, nella scuola, negli oratori, in tutte le agenzie educative e nella società civile in generale. Si tratta di una campagna di riconciliazione con la vita, che la preservi dalle infauste invadenze di un consumismo esasperato. La crisi delmondo cattolico coincide anche con un graduale affievolimento della dimensione trascendente. Recuperare il senso dell’eternità, ad esempio, non significa adottare la precarietà come forma di vita, ma semplicemente attribuire alla vita stessa un significato molto più ampio e vivo. Lo sviluppo di varie forme di “lobbizzazione” ha creato e crea non pochi problemi di natura identitaria, metodologica e operativa.

Molte interpretazioni giovano infatti alla quantità, ma creano grosse difficoltà nella fase di esplicitazione etica e programmatica dei contenuti. È un po’ come se all’interno dello stesso partito operassero diverse correnti di pensiero, non sempre convergenti sulle modalità e sugli stili da adottare. Superare i limiti terreni e riaffacciarsi al dialogo con la dimensione trascendente è importante per chi accetta la “risurrezione” come inizio di una nuova vita. Succede spesso che il cattolico dimentichi di testimoniare la propria aderenza alle leggi dello stato e a quelle della società civile, quasi come se tra educazione civica ed educazione religiosa ci fosse un abisso. Trasferire lo spirito della famiglia nella comunità è il modo migliore per consolidare e potenziare i valori della pace, dell’amore, dell’unione, della solidarietà e del rispetto.

Nella famiglia ogni componente sviluppa infatti una propria peculiarità che mette al servizio degli altri, perché si compia l’unione delle idealità, vera forza della comunità familiare, punto di partenza e di arrivo. Il pluralismo è una ricchezza quando elabora tensioni convergenti, può diventare freno inibitore quando rivendica priorità o primati.

Quella di oggi è una pagina difficile, in cui si richiede una fortissima dose di coerenza e di coordinazione morale, si tratta infatti di consolidare la forza dei valori cristiani in tutti gli spazi della società civile, soprattutto in quelli che sono stati abbandonati e che soffrono da tempo di mancanza di attenzione da parte anche di quella politica che pensa di più a sé stessa che non ai bisogni e alle necessità reali dei cittadini. Il cattolico che oggi si rivolge alla politica per impegnare positivamente il proprio innato desiderio di donazione e di partecipazione attiva deve fare i conti con una realtà estremamente frantumata e sconnessa, in cui lo spazio dei valori è in molti casi ridotto al minimo e dove spesso la buona fede si scontra con l’interesse privato o di gruppo e dove le necessità reali dei cittadini si scontrano con il gioco al massacro della guerra delle poltrone.

Ciò non toglie che si renda doveroso riprendere e riaffermare la validità di quei valori cristiani che per molti sono stati fondamentali, ma che sono stati spesso confusi e dimenticati, per fare posto a quella cascata di innovazioni che hanno illuso di poter trovare altrove le nuove vie della felicità.

La storia recente dimostra quanto sia fondamentale la presenza nella storia attuale di una componente politica che sappia far fronte alle necessità e ai bisogni dei cittadini, con uno stile rinnovato, con una volontà scevra da arrivismi e arroganze e che sappia interpretare quella voglia di umanità e di solidarietà che anima le persone. Dopo le folate di consumismo e individualismo sfrenato, dopo quella incredibile smania di potere e di benessere che ha coinvolto gran parte della classe dirigente, si rende forse necessario ravvivare quella parte di educazione politica/cristianache è stata alla base della nostra rinascita, dopo gli anni bui di una guerra fratricida che ha sconvolto gli animi e le coscienze.

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