Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Quartieri

IL PAESE SFIORATO

DEDO ROSSI - 08/11/2019

 

A Velate l’autunno si presenta oggi con uno di quei giorni in cui tutto risulta esageratamente bello: i colori, il tepore, i silenzi. Anche i nostri pensieri. Perfino le nostre malinconie, oggi sono più buone. Per le strade nessuno, neppure le auto.

Velate si presenta con il vestito buono e solo penetrandolo a piedi, stradina per stradina, con calma, lasciandosi incuriosire da un giardino, da una casa, da un balcone, questo paese sembra voler farsi scoprire. Si scoprono anche cartelli che annunciano cani cattivissimi. Eppure resta la sensazione di una assenza, di un paese rimasto ai margini, di un paese solo “sfiorato”. Un tempo comune importante, che comprendeva il Sacro Monte, Oronco, Fogliaro, Sant’Ambrogio fino a raggiungere i 2500 abitanti, sembra che oggi, offeso dalla storia e dalle decisioni amministrative, si sia racchiuso in un silenzioso torpore.

Le serrande dei negozi abbassate da decenni raccontano di una vivace vita diversa a Velate. Mia moglie, nata qui, ritorna volentieri tra queste strade. Per lei, che ha negli occhi ancora un paese “completo”, con le sue botteghe in piena attività, con gruppi di bambini per le strade e per i boschi, Velate non è un luogo della geografia. È un luogo interiore. È necessità.

Si fatica a pensare che questo paese, silenzioso e vuoto, solo qualche decennio fa fosse ricco di vita. Si fatica a credere che qui vi fossero sette tra osterie e bar. O che gli esercizi pubblici fossero una decina: macellai, drogherie, tabaccaio, colorificio, latteria. Oggi resiste dopo antiche fatiche un circolo diventato un pub, per tentare una sopravvivenza. Resiste un ammirevole macellaio, che affianca alla carne altri prodotti alimentari. Il resto appartiene al ricordo, soprattutto dopo che la vicina Esselunga ha tolto ogni possibile resistenza.

L’Albergo Regina, prestigioso negli anni della grandezza turistica di Varese, persa la sua ragione di esistere ha trasformato saloni e camere in appartamenti privati. E si stenta perfino, oggi, a credere che qui avesse prosperato a lungo una fervida ospitalità alberghiera.

Oggi Velate appare, a chi estraneo ci arriva, un luogo che ha fatto il suo tempo.Sembra, dicevo, che tutto “sfiori” questo paese. Tutto gli passa attorno o accanto, senza penetrarlo.

Ancora oggi, come allora, Velate ha mantenuto il suo insieme di ville, bellissime, inviolabili, misteriose. Qui abitano “i ricchi”, quelli che arrivano da un “altrove”. Come allora, il paese è solamente “sfiorato”. Un tempo arrivavano con le loro auto nere, al sabato o alle fine delle scuole. Il paese era solo un itinerario di passaggio.

I “ricchi”, favoriti da ragioni economiche e insieme culturali, avevano avuto però il grande merito di aver salvato il nucleo centrale di Velate dal cemento, negli anni in cui tutto in edilizia sembrava permesso. Solo un terribile “condominietto” in piazza Lorenzo Rizzi dà l’idea di cosa sarebbe accaduto se le ville fossero state messe sul mercato immobiliare in quegli anni.

A volte i ragazzi di allora, quelli come mia moglie che vivevano nei boschi e nelle strade, neppure sapevano chi fossero “quelli delle ville”, ad eccezione dei Piatti, famiglia di notai, a cui Velate deve molto. Gli altri nomi erano sconosciuti. E i volti mai visti. Se avessero bambini lo si ignorava. Appartenevano ad un altro mondo, ad altre scuole, ad altri incontri.

La maggior parte di loro “sfiorava” il paese, dicevo. Solo di Guttuso si ha memoria in giro per le vie. Lo si racconta a far la barba in piazza, dal Camillo, sotto il Circolo. E lo si poteva incontrare a cena al “Ristorante Alpino”, allora famoso.

Anche il Sacro Monte, bellissimo e struggente, lì dietro, “sfiora” il paese. Lo contorna come una quinta teatrale ben disegnata ma ha perso il rapporto profondo. Resta il legame paesaggistico ma non esiste più quel legame che per secoli aveva fatto di Velate il luogo di transito dei pellegrini. E ogni transito lento e misurato dà appartenenza, perché si ha il tempo di vivere il percorso, il territorio, la gente.

Eppure, tornandoci e ritornandoci, si scopre sempre una dimensione diversa. Si apprezza l’impegno di Carla Tocchetti, ad esempio, con le sue mostre e iniziative culturali nel piccolo battistero, accanto alla Chiesa Parrocchiale. È un segno di una vitalità che deve essere sottolineata e seguita.

E poi ancora: in alcuni giorni, come in un racconto per bambini, il paese d’improvviso si anima. Si istallano tende, si montano panche e tavoli in piazza Cordevole e via Carini. Saltano fuori enormi pentoloni e centinaia di bottiglie di vino e birra. Compare gente da cortili che si pensavano disabitati, le strade si animano. I rumori e gli odori cambiano. Si incontra più gente di quanta si potesse credere. Tutto all’improvviso cambia. Sono i giorni delle feste.

Le feste di Velate sono davvero ben fatte. Soprattutto sono davvero feste, cioè voglia di stare insieme. La macchina organizzativa è ben collaudata, un tassello accanto all’altro tutto è perfetto. La musica non è sguaiata o volgare. Il cibo è buono, cucinato con sapienza e con il piacere di fare una cosa bella, semplicemente perché la gente sia allegra. La polenta è buona, fatta con cura, versata nel piatto con quella dose di leggera abbondanza che nasconde il desiderio di affettuosa connivenza.

Allora qui si scopre che la sensazione che Velate fosse “sfiorata” magari non rappresenta una ferita profonda. Forse era una esagerata impressione. Si scopre che accanto a chi continua ad attraversarla per chiudersi entro cancelli riservati, esiste ancora un paese palpitante, magari timido o riservato, magari troppo silenziosamente operoso, magari troppo impegnato nei lavori altrove o nei propri orti da pensionato, ma pronto a trovarsi e insieme ad espandersi nel piacere di una festa di piazza.Ed è forse questo il segreto di Velate:la voglia di incontri misurati ma profondi.

E tutto questo, se ci pensiamo, ha un senso.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login