“Cari figli ! Vengo tra di voi perché desidero essere la vostra madre”. È l’esordio del messaggio che la Madonna di Medjugorje ha affidato alla veggente Mirjana il 18 marzo scorso: un saluto ed un invito rivolto a tutti coloro che si riconoscono suoi figli; anch’io ero presente, sul pendio petroso del monte a ridosso del borgo, ad assistere alla apparizione con più di mille pellegrini.
Condotto fin là dall’invito deciso dell’amico Sergio, che aveva proposto un pellegrinaggio a Medjugorje a tutti i colleghi dell’Ospedale di Busto Arsizio, invito al quale aveva aderito anche il cappellano, Don Giuseppe Colombo. Così siamo partiti in cinquantaquattro per la Erzegovina, guidati da Virgilio, della Associazione Mir i Dobro, che in croato significa “pace e bene”. Due notti in pullman e quattro giorni intensi di preghiera in quel luogo, che a partire dal 1982 è stato così evidentemente trasformato dall’intervento imprevedibile e quotidiano della madre celeste.
Erzegovina, terra di confine, dove la fede cattolica ha resistito nei secoli della dominazione ottomana grazie soprattutto alla presenza dei francescani, i quali negli anni in cui si è affermato il potere comunista hanno pagato un grande tributo di sangue, con duecento frati uccisi dai partigiani di Tito, tra il 1943 ed il 1946. Nel 1982, quando l’Europa sembrava ancora saldamente divisa in due mondi, e Medjugorje si trovava al di là delle cortina di ferro, la Madonna ha scelto sei ragazzini di paese per parlare al loro cuore e al mondo, preannunciando tra l’altro una guerra crudele, che sarebbe poi effettivamente scoppiata dopo dieci anni, ma che nessuno allora poteva immaginare.
“Io prenderò le vostre vite nelle mie mani materne e vi insegnerò la pace e l’amore, affidandole allora a mio Figlio” ha detto ancora la Vergine a Mirjana: una presenza che ci accompagna, non solo là, ma dovunque dove due o tre sono raccolti nel nome del Figlio.
Durante le apparizioni tra la folla dei pellegrini cala un profondo silenzio, un silenzio più “eloquente” di qualsiasi parola, segno di una Presenza che riempie la vita.
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