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Cultura

BELLISSIMA MADONNINA

LUISA NEGRI - 08/11/2019

 

Dopo trent’anni anni torna a Milano, con grande attesa della città e in occasione delle celebrazioni dedicate a Leonardo, la Madonna Litta.

Si tratta come noto di un’ opera tra le più belle del maestro vinciano, proveniente dall’Ermitage di San Pietroburgo.

Eseguita attorno al 1490, appartenuta ai duchi Litta e presente nel loro palazzo di Corso Magenta come la più preziosa tra le opere della collezione, fu ceduta al museo russo nel 1865 da Antonio Litta Visconti Arese.

Dal 7 novembre fino al 10 febbraio diventa punto clou della mostra “Leonardo e la Madonna Litta”, sostenuta da Fondazione Bracco, Comune di Milano e Regione Lombardia.

Curata da Pietro C. Marani e Andrea di Lorenzo per il Museo Poldi Pezzoli diretto da Annalisa Zanni, la rassegna è dedicata al maestro vinciano in occasione delle celebrazioni locali (Milano Leonardo 500) e nazionali (Mibac) per i 500 anni dalla morte. É frutto di un lavoro di preparazione che ha richiesto ben due anni di studi e organizzazione, con progetto allestimento di Migliore + Servetto Architects e progetto grafico di Salvatore Gregorietti.

La Madonna Litta rivela molte affinità con la Vergine delle Rocce conservata alla National Gallery di Londra e come la prima fu oggetto di studio e attenzione da parte di artisti italiani e stranieri che ne fecero spesso anche innumerevoli copie.

Il viso dolcissimo della Vergine, quel misto di realismo temprato da dolcezza, di assorto, pensoso mistero, che è di ogni madre che osserva e nutre al seno il proprio bambino, ha sempre colpito la fantasia degli artisti e di tanti estimatori dell’opera vinciana.

L’atmosfera che vi si respira, alleggerita dalle nicchie alle spalle dei ritratto aperte sul consueto paesaggio leonardesco sospeso tra cielo, nuvole e cime di lontani monti, ma anche la postura appena reclinata del volto della Madonna, così come le espressioni dei visi, appartengono in pieno all’arte di Leonardo, che ritornò in anni maturi a rivisitare la sua pittura giovanile in senso ‘sentimentale’ ma anche più volumetrico. Forse l’esperienza romana, il contatto con la più alta scultura classica, gli richiedevano un nuovo approccio ai temi a lui congeniali.

Intenso è anche lo sguardo del ricciuto bambino che pare scrutare l’osservatore, mentre sugge con le labbra il latte, la mano lievemente poggiata al seno materno che sporge appena dall’abito color rubino sormontato dall’azzurro manto.

Fa corona al capolavoro leonardesco un nucleo eccezionale di lavori, una ventina di dipinti e disegni provenienti da collezioni pubbliche e private di tutto il mondo, eseguiti da Leonardo e dai suoi allievi negli anni milanesi del maestro, tra il 1482 e il 1499 quando era attivo alla corte di Ludovico il Moro.

Grazie al formidabile sostegno di Fondazione Bracco, impegnata da sempre nel valorizzare il rapporto tra scienza e arte, già più volte dimostrato in passato -sempre in team con il Poldi Pezzoli, come ha sottolineato la sua Presidente Diana Bracco, ricordando ad esempio la bella mostra dedicata nel 2014 alle Dame del Pollaiolo- è stato possibile effettuare importanti ricerche e confronti con tecniche molto sofisticate. Offrendo in questo modo una rassegna unica per spettacolarità ma anche per il suo contributo nell’ ambito delle ricerche scientifiche: effettuate dal CNR – in collaborazione con l’ università di Milano e Milano Bicocca- con radiografie, riflettografie ai raggi infrarossi, U V, infrarosso in falso colore e quant’altro.

Indagini tutte fondamentali per avvicinarsi ai tanti segreti legati alle opere provenienti dalla bottega di Leonardo e, in particolare, alla Madonna Litta, opera che fu più volte copiata e riproposta da altre mani di artisti. E opera a sua volta milanese per eccellenza.

Interessante, sempre a proposito di milanesità, che ad essere accanto alla Madonna Litta è un’altra opera, già appartenuta alla stessa famiglia nobiliare, poi acquistata nel 1864 da Gian Giacomo Poldi Pezzoli.

Si tratta della “Madonna con il Bambino”, eseguita dal migliore allievo di Leonardo, Giovanni Antonio Boltraffio, forse su studi preparatori dello stesso Leonardo; avvicinabile alla prima versione della Vergine delle Rocce, quella conservata al Louvre.

Sempre dal Poldi Pezzoli è presente una Madonna che allatta il bambino, un olio su tavola di quercia, di anonimo artista lombardo attivo nel primo decennio del Cinquecento, opera considerata come una delle più interessanti e di più alta qualità tra le ‘derivazioni’ della Madonna Litta.

Mentre tre altre Madonne con Bambino si confrontano tra loro: sono opera di Marco d’Oggiono, (1487-1488; eredità della contessa Nadia de Navarro), di Francesco Galli detto Napoletano (Zurigo, Kunsthaus) c. 1495, e del Maestro della Pala Sforzesca (Berlino, Staatliche Museen zu Berlin)

Tra gli altri capolavori uno studio, attribuibile con certezza alla mano di Leonardo, eseguito su carta e proveniente dalla Biblioteca Ambrosiana, è raffrontabile con il dipinto dell’Ermitage per la riconoscibilità di alcuni decisi tratti degli occhi, in particolare della palpebra delineata con nettezza di segno. Significativi parallelismi ancora sono proposti in mostra tra studi di Boltraffio per la Madonna Litta, di altissima resa, e il capolavoro dell’ Ermitage.

Sono la bella testa del Bambino (Parigi, Fondation Custodia) e il panneggio della veste della Vergine a richiamare ad esempio altre somiglianze tra la mano dell’ allievo e quella del maestro, somiglianze riconducibili peraltro anche alla già citata Madonna col Bambino del Poldi Pezzoli.

Si tratta di due studi eseguiti entrambi con punta d’ argento, caratterizzate da lumeggiature e tocchi di blacca su carta preparata in azzurro, databili attorno al 1490. Da New York (The Metropolitan Museum of Art) è inoltre arrivato di Boltraffio lo studio di una testa femminile di profilo rivolta a destra, punta metallica e acquarello bianco su carta preparata di blu.

Tecniche e soggetti che Leonardo aveva indicato ai suoi allievi e dei quali lasciò testimonianze che si trovano anche in altre raccolte e collezioni museali.

Per chi voglia divertirsi a scoprire ulteriori misteri e soprattutto somiglianze, ve ne raccontiamo una, extra mostra, quella fortissima tra il viso Della Madonna Litta e la bellissima Testa di fanciulla (la Scapigliata) presente alla Galleria nazionale di Palazzo Pilotta, a Parma e già considerata nel 1600 nell’archivio di casa Gonzaga come “un quadro dipintovi la testa di una donna scapigliata, bozzata (…) opera di Leonardo Da Vinci ”. Dipinta a terra ombra, ambra inverdita e biacca su tavola, è databile circa al 1508. Uno studio pubblicato poi nel 1939 la identificava come opera autografa del maestro.

Somiglianze strette sono state ancora sottolineate ad esempio da Mario Pomilio (citazione poi ripresa nell’opera Leonardo – Classici dell’arte per RCS quotidiani, pubblicata da Skira nel 2003) tra la Scapigliata e alcuni studi, del primo decennio del Cinquecento: effettuati per le acconciature della Leda, di sicura attribuzione. Uno di questi fogli di Leonardo, rappresentante una testa femminile con acconciatura elaborata, è presente nella The Royal Collection, quella di proprietà di Elisabetta d’ Inghilterra, al castello di Windsor.

Dopo il 1939 e alcune perplessità sollevate sull’attribuzione, la critica si è però poco interessata della Scapigliata. Ma provate voi a cercarla e a fare il raffronto consigliato.

Leonardo e la Madonna Litta, Milano Museo Poldi Pezzoli
fino al 10 febbraio 2020
Mercoledì – lunedì 10.00 -18.00, Chiuso il martedì
Sabato dal 16 novembre fino alle ore 21.00 con possibilità visite guidate gratuite su prenotazione tra le 18.00 e le 20.30
Biglietto intero euro 14, ridotto 10.00 – giovani 6 euro (fino a 26 anni studenti)
Catalogo a cura di Skira

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