Tuoni e fulmini si abbattono sul governo,anche se il nuovo esecutivo prova a fare pagare le tasse a tutti, obbiettivo sacrosanto, perfino agli esercenti. Come?Mettendo in palio ricche vincite a chi rilascia lo scontrino, minacciando il carcere per i grandi evasori e colpendo con “tasse green”la plastica e lo zucchero che,prodotti e consumati in quantità esagerate, sono nemici dell’ambiente e della salute. Sembra che non si aspetti altro che il ritorno di Matteo Salvini al governo e una parte della Chiesa benedice questa ipotesi. L’ex presidente della Cei, Camillo Ruini, 88 anni, a capo del comitato scientifico della Fondazione Ratzinger, invita a dialogare.
Tra i buoni propositi del governo Conte-bis c’è il benemerito progetto di aiutare l’editoria a risolvere finalmente i suoi problemi, cosa di cui il settore ha urgente, anzi disperato bisogno. Tante sono le idee sul tavolo. In primis una legge 5.0 sull’informazione che destina una quotadella webtax, la tassa sui servizi digitali, ad aiutare il sistema della stampa periodica e quotidiana,che attraversa da molti anni una crisi durissima e non dà segni di ripresa. Ci sta lavorando il nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria, Andrea Martella, che pensa di proporla dopo l’approvazione della legge di bilancio.
La webtaxè la tassazione sui guadagni dei colossi che operano sulla rete come Google, Amazon e Facebook,grandi aziende che hanno sedi all’estero ma che vendono in Italia. E che hanno tutto da perdere dall’applicazione della direttiva europea sul copyright che Martella intende far rispettare. Un altro punto a suo merito. Dalla webtax si può ricavare un bel gruzzolo da destinare a misure per favorire il settore, dagli abbonamenti ai giornali alla diffusione della stampa nelle scuole. La stima delle entrate annue legate a questa tassa, che applica un’aliquota del 3% sui ricavi dei gruppi che vendono beni e servizi online, dovrebbe salire nel 2020 da 600 a 708 milioni di euro.
La tassazione era prevista nella legge di bilancio 2018 e prevedeva un gettito annuo di 600 milioni. La norma, però, non è ancora entrata in vigore e la nuova manovra prevede che sia applicabile a decorrere dal 2020. Per la precisione, nel conteggio delle entrate figurano 108 milioni, cioè la differenza fra la somma stimata con la manovra 2018, considerata acquisita, e la somma stimata ora, 708 milioni. Ma non è tutto. Il nuovo sottosegretario all’editoria ha altre frecce al suo arco, per esempio il varo di una normativa di contrasto alle intimidatorie querele-bavaglio che prevede la condanna del querelante a una pena pecuniaria non inferiore alla metà del risarcimento richiesto al giornalista, nel caso quest’ultimo venga assolto.
L’attacco alla libertà d’informazione è anche nella violenza fisica e nella precarietà nella quale molti giornalisti sono costretti a lavorare. Numerose testimonianze parlano di cronisti minacciati e privi di tutela, in condizioni che aggravano il peso delle intimidazioni vere e proprie. “I casi sono sempre più frequenti e possiamo difendere i nostri colleghi con la scorta mediatica – avverte il vicepresidente dell’Ordine dei giornalisti, Elisabetta Cosci – L’unica arma a nostra disposizione è rilanciare le inchieste che accendono i riflettori nelle zone oscure del malaffare. Molti di questi colleghi mettono in pericolo la loro vita ed è inaccettabile che guadagnino pochi euro ad articolo”.
La precarizzazione del lavoro giornalistico ha trasformato negli ultimi anni lo storico fenomeno del precariato nelle redazioni in un connotato strutturale che va contrastato. Occorre riconoscere a tutti i giornalisti un equo compenso, da individuare con criteri certi e condivisi”.Ci stiamo impegnando per rendere più stabile e solido il sostegno pubblico all’editoria sia nelle forme dirette che nelle forme indirette e perché non ci sia nessun taglio dei contributi – conferma il sottosegretario Martella – Dobbiamo fare in modo che il Parlamento, stimolato dal Governo, possa approvare finalmente la legge che ha già avuto quattro letture tra Camera e Senato”.
Alla base di tutto un principio:“L’informazione non può essere equiparata a un qualsiasi bene materiale o a un servizio che si acquisisce sul mercato,è un bene fondamentale della democrazia – dice Martella – Il pluralismo assicura la formazione di un’opinione pubblica libera e criticamente fondata. La riforma deve essere di stimolo alla trasformazione digitale senza abbandonare il sostegno ai giornali, valorizzando l’integrazione tra i supporti cartaceo e digitale con incentivi fiscali”. Intanto c’è da registrare un dato di fatto:nonostante tutti i problemi la professione giornalistica non perde attrattività. Oltre 3700 candidati si sono presentati al concorso indetto dalla Rai per selezionare 90 giornalisti per le redazioni regionali e delle province autonome.
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