Mi hanno molto coinvolto la saggezza e la professionalità delle valutazioni di Cesare Chiericati sulla folata di vento arrivata a Masnago dall’Australia. Era portatrice infatti di un carico di progetti d’avanguardia per una zona cittadina da tempo essa stessa rappresentativa per moderne scelte e le qualità della sua comunità.
All’altro capo del mondo si è pensato a Varese e ai suoi luoghi dopo la positiva esperienza della realizzazione a Gavirate di una base europea per alcuni degli sport praticati in Australia.
Varese con la sua eccezionale storia scritta da campioni e squadre di ciclismo, canottaggio, calcio e basket e con impianti adeguati alle varie epoche di questa storia potrebbe rappresentare una seconda grande base italo-australiana realizzata anche con una avanzatissima cultura urbanistica a garanzia di un progresso certo del quartiere. E naturalmente anche di una città certamente da sempre verde, ma che ha supportato l’Italia del lavoro con le sue industrie, in particolare quella aeronautica.
Varese ha anche una accettabile storia culturale in campo architettonico e urbanistico, oggetto appunto della sintetica ma efficace analisi di Chiericati riferita al riassetto di Masnago in chiave australiana.
Grazie ai nonni paterni sono il classico oriundo, che in 56 anni di residenza mai ha avuto nostalgia della natia Milano, né di Como dove la mia famiglia si era trasferita durante la seconda guerra mondiale. E per non pochi di questi anni ho udito spesso lamentele per lo scarso spessore della storia urbanistica della città, con l’eccezione del periodo Liberty che vide a Colle Campigli e sul Campo dei Fiori la nascita di due spettacolari alberghi, espressione dell’arte nuova, come venne definito il Liberty.
È facile che, se farà qualche passo il progetto australiano, le vecchia polemica riaffiori per scelta o per snobismo di ambienti politici, non certo per iniziativa del pianeta degli architetti. Che una storia, interessante e coraggiosa, è riuscito a costruirsela, nell’intero Novecento, a Varese e in provincia.
Anche a Palazzo Estense non sono mancate, nel tempo, valutazioni errate in tema di architettura e urbanistica pur avendo a disposizione nella preparazione all’incarico di consigliere, assessore e forse pure di sindaco già dal 1990 un libro ricchissimo di informazioni. Ma nessuno lo ha letto o valutato adeguatamente.
“Un secolo di architettura a Varese” di Luciano Crespi e Angelo Del Corso è infatti una splendida documentazione, fatta di testi accurati e foto esplicative di quanto hanno realizzato, a casa nostra e anche in provincia, i professionisti dell’architettura. Ci sono molti esempi importanti, c’è la conferma che a vecchi ritardi si deve aggiungere la trentina d’anni appena trascorsi dalla pubblicazione del libro.
Sono andato a recuperarlo nella mia disordinata biblioteca dopo avere letto che gli australiani nel loro progetto includono lo stadio Franco Ossola, luogo sacro allo sport cittadino e alla memoria di un grande campione.
Lo stadio va assolutamente tutelato per dignità architettonica e di uso. E anche per un particolare decisivo in termini di rispetto di un culto sportivo di grandissimo livello e di una memoria che sicuramente un giorno coinvolgerà i fratelli di Franco, Cicci e Aldo, essi pure strepitosi campioni nelle loro carriere. sportive. Quella di Aldo addirittura memorabile anche in campo internazionale.
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