Con una maggioranza più che bulgara (553 voti favorevoli, 14 contrari, 2 astenuti) la Camera ha approvato in via definitiva la riduzione dei parlamentari. Hanno votato a favore anche quelli, come PD e LEU, che nelle precedenti votazioni avevano bocciato una proposta considerata demagogica e, in assenza di un quadro normativo più generale, pericolosa. Sul filo di lana, dopo aver accantonato l’idea di votare contro, non tanto la riforma in sé, ma per dare una spallata al governo, si sono allineati pure Lega, FI e Fratelli d’Italia.
L’ennesima riforma costituzionale giocata dunque su calcoli miopi e di parte con l’aggravante, questa volta, di una “motivazione” infima: tagliare le poltrone! Un’idea popolare (e populista) alimentata per anni da una campagna denigratoria delle istituzioni e della loro funzione che ha già prodotto non pochi guasti. Giustamente i pentastellati cantano vittoria e si attribuiscono il merito di aver perseguito e realizzato l’obiettivo con cocciuta determinazione. Se poi, così facendo, si spianerà la strada a un’altra idea, quella coltivata da tempo a destra (e non solo) di imporre un sistema presidenziale, amen! A meno che qualcuno non voglia illudersi che la dichiarazione agostana del “capitano” autoaffondatosi di volere “pieni poteri”, sia dovuta semplicemente al caldo o a qualche mojto di troppo.
Ora, dopo aver prodotto il danno, alcuni si affannano a spiegarci che la maggioranza si è impegnata a varare nei prossimi mesi alcune norme (costituzionali, legislative, regolamentari) che dovrebbero consentire un quadro d’insieme compatibile con la Costituzione. Dovrebbero! Staremo a vedere. Anche se l’aria che tira già dentro l’attuale maggioranza non è certo delle migliori. Anzi si ha l’impressione che alcuni stiano spingendo l’acceleratore sulla crisi di governo in modo da giungere a breve al voto anticipato con la legge elettorale vigente e l’elezione di un numero di parlamentare uguale a quello di prima del “taglio”. C’è di che preoccuparsi. Anche perché la maggioranza strabulgara che ha votato il taglio dei parlamentari è tale solo su quel punto. Persino i più incerti e i contrari si sono adeguati solo per paura di essere accusati di poltronismo.
Ma per quale oscura ragione sulle riforme costituzionali e sulle leggi elettorali si continua a girare a vuoto o a produrre soluzioni inquietanti? La difficoltà a raggiungere soluzioni ampiamente condivise deriva innanzitutto dal fatto che le riforme costituzionali (e le stessi leggi elettorali) vanno ad incidere sui gangli vitali della nostra Costituzione e, particolarmente, sul delicatissimo equilibrio dei poteri definito dai padri costituenti. Su questo punto sostanziale le forze politiche non hanno però una visione comune. Anzi alcune di esse coltivano progetti diametralmente opposti.
Qui risiede la ragione di fondo del fallimento degli innumerevoli tentativi di grande riforma al tempo in cui aleggiava ancora uno spirito unitario – Bicamerale Bozzi (1983), Bicamerale Jotti (1993), Bicamerale D’Alema (1997). Poi venne la stagione in cui ciascuno ha provato a forzare la mano approvando progetti “su misura” a colpi di maggioranza. Fu così che nel 2006 venne bocciata la riforma berlusconiana (i NO furono 15,7 milioni, pari al 61,3%) e dieci anni dopo quella renziana con 19,4 milioni di NO (59,1%). A quanto pare il ripetuto giudizio negativo degli elettori conta poco e può essere tranquillamente ignorato anche da chi al “popolo” si richiama ogni mezz’ora.
Neppure le leggi elettorali hanno avuto sorte migliore. È dal 1993 che in nome della “governabilità” si è passati dal sistema proporzionale a quello maggioritario con una impressionante varietà di leggi spesso comprensibili solo agli addetti ai lavori e dal nome estroso.
Ricordiamole: “Mattarellum” alle elezioni del 1994, 1996, 2001; “Porcellum” 2006 – 2008 – 2013, “Rosatellum” 2018. Da non dimenticare poi l ‘Italicum legge approvata nel 2015 poi giustamente bocciata dalla Suprema Corte; una legge che a detta degli autori, tutta Europa ci avrebbe invidiato e copiato.
Ora, in conseguenza, della riforma costituzionale appena varata, dovrà essere individuato e approvato un sistema elettorale diverso da quello vigente. La gara è già iniziata e, come sempre, ognuno pensa ad una legge a propria immagine e somiglianza. Facciamoci gli auguri.
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