“Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. In queste parole c’è l’immagine più bella dell’esistenza umana, rappresentata come un uscire e un andare incontro. Uscire da spazi chiusi e, in fondo alla notte, lo splendore di un abbraccio. La nostra vita è un “uscire incontro”… Fin da quando usciamo dal grembo della mamma e andiamo incontro alla vita… fino al giorno in cui usciamo da questa vita (terrena) per incontrare la nostra vita (eterna), nascosta in Dio.
Un altro elemento importante della parabola è la luce: il Regno di Dio è simile a dieci ragazze armate solo di un po’ di luce, cioè di quasi niente, solo del coraggio sufficiente per il primo passo.Il regno di Dio è simile a dieci piccole luci, anche se intorno è notte. È simile a qualche seme nella terra, a una manciata di stelle nel cielo, a un pizzico di lievito nella pasta.
Ma c’è un problema: cinque ragazze sono sagge, hanno con sé anche dell’olio, saranno custodi della luce; cinque sono stolte, hanno un vaso vuoto, una vita vuota, presto spenta. Gesù non spiega che cosa sia l’olio delle lampade. Sappiamo però che ha a che fare con la luce e col fuoco: in fondo, è saper bruciare per qualcosa o per Qualcuno. L’alternativa centrale è tra vivere accesi o vivere spenti.
“Dateci del vostro olio perché le nostre lampade si spengono“. Risposta secca: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi”. Queste parole richiamano alla responsabilità: un altro non può amare al posto mio, essere buono o onesto al posto mio, desiderare Dio per me. Se io non sono responsabile di me stesso, chi lo sarà per me?
Parabola esigente e consolante. Tutte si addormentano, sagge e stolte. È la nostra storia: tutti ci siamo stancati, forse tutti in qualche periodo critico ci siamo lasciati andare… Ma nel momento più nero, qualcosa (una voce, una parola, una persona) ci ha risvegliato.
La nostra vera forza sta nella certezza che la voce di Dio verrà. È in quella voce, che verrà a ridestare da tutti gli sconforti; che mi rialza dicendo che di me non è stanca; che disegna un mondo colmo di incontri e di luci. Dio non ci coglie in flagrante, è una voce che ci risveglia, ogni volta, anche nel buio più fitto, per mille strade. A me basterà avere un cuore che ascolta, ravvivarlo come una lampada, e uscire incontro a un abbraccio.
«L’amore non si compra, ma si riceve come dono, si conserva nell’intimo e si pratica nelle opere. Vera sapienza è approfittare della vita mortale per compiere opere di misericordia, perché da morti non sarà più possibile. L’ultimo giudizio sarà sulla base dell’amore praticato in questa vita. Chi crede in Dio-Amore porta in sé una speranza invincibile, come una lampada con cui attraversare la notte oltre la morte, e giungere alla grande festa della vita» (Benedetto XVI – Angelus – 6.11.2011).
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