L’influenza è una malattia infettiva acuta provocata dai virus del genere ORTHOMIXOVIRUS che infettano le vie aeree (naso, gola e polmoni). E’ molto contagiosa perché si trasmette facilmente attraverso le goccioline di muco e saliva, con tosse e starnuti, dando luogo a epidemie e più raramente a pandemie (grandi epidemie), fra cui ricordiamo quelle del 1793, 1889, 1890.
E’ provocata da virus influenzali A,B,C. Il virus A causa prevalentemente la forma ad andamento epidemico e talora pandemico, il tipo B provoca la forma sporadica e le piccole epidemie, mentre il virus C provoca infezioni inapparenti e piccoli focolai tra i bambini.
Alla fine del 1800 si pensava che la causa dell’influenza fosse dovuta al bacillo chiamato Haemophilus Influenzae, Stafylococcus aureus, Streptococcus pneumoniae (pneumococco); questi sono batteri che possono provocare gravi e fatali polmoniti in malati affetti da virus influenzale con un sistema immunitario compromesso.
Nel 1933 furono gli studi compiuti da Smith, Anrews, Laidlaw in Inghilterra che dimostrarono l’eziologia virale della malattia della sindrome influenzale.
Il quadro clinico è caratterizzato da un esordio brusco con sintomi generali come febbre, brividi, dolori muscolari diffusi, cefalea, prostrazione e anoressia.
Il virus penetra nel rinofaringe e si diffonde nelle vie respiratorie esplicando la sua azione distruttiva sulle mucose.
Normalmente l’infezione è una malattia autolimitante che dura dai 3 ai 7 giorni. L’importante è curarla con il riposo a letto e l’idratazione.
Solo il 10% dei pazienti con influenza presenta una polmonite secondaria e questa di solito colpisce i pazienti più anziani, defedati, e con un sistema immunitario depresso dalle varie malattie croniche.
Ogni anno si sviluppano nuovi virus influenzali di tipo A, che è il più diffuso, perché avvengono mutazioni antigeniche degli antigeni di superficie emoagglutinina H neuroaminidasi N, mentre i virus B e C sono notevolmente più stabili.
Le mutazioni genetiche di minore entità “drift antigenici”sono frequentissime e portano costantemente alla comparsa di ceppi responsabili delle epidemie influenzali che si susseguono di anno in anno.
Gli “shift antigenici”, che sono quelli di maggiore entità, si verificano per il virus di tipo A con la comparsa di nuovi sottotipi di virus influenzale con caratteristiche antigeniche molto diverse dai virus precedenti.
I virus mutati sono dotati di potenziale pandemico e possono provocare epidemie estese in breve tempo in tutta la popolazione del globo.
Le pandemie più famose sono state la “ pagnola” del 1918 provocata da virus (H1N1), l’ “asiatica” (H2N2) del 1957 – 1958, “la suina” (H1N1) e l’ “aviaria”(H5N1).
La pandemia si verifica quando un ceppo di virus, che colpisce i volatili, i polli e i suini, passa da una specie all’altra e si modifica geneticamente, diventando più aggressivo e si trasmette all’uomo.
La diffusione del virus risulta più agevole nella stagione fredda e nelle collettività ove maggiori sono le occasioni di contatto e più frequente l’affollamento.
L’influenza colpisce ogni anno in media l’8% della popolazione italiana, con un minimo storico del 4% e un massimo livello del 12%.
La curva epidemica generalmente raggiunge il picco all’inizio del mese di febbraio, colpendo soprattutto la popolazione pediatrica 0-4 anni e 5-15 anni.
I casi severi e le complicanze maggiori si hanno nei soggetti al di sopra dei 65 anni di età e con condizioni di rischio dovute a malattie come il diabete mellito, le malattie immunitarie, cardiovascolari e respiratorie croniche.
In Italia esiste una rete di sorveglianza sanitaria capillare sparsa sul territorio costituita da un insieme di medici sentinella che devono comunicare ad una sede centrale i dati di nuovi casi di malattia, costituendo il sistema “influnet “dell’Istituto Superiore di Sanità che serve a monitorare la diffusione del virus sul territorio nazionale.
Fortunatamente in Italia, come negli altri paesi europei, esiste una campagna vaccinale per prevenire e limitare la diffusione dell’Influenza.
La vaccinazione di solito è svolta nei distretti sanitari e dai medici di famiglia che dovranno prioritariamente vaccinare i pazienti allettati, quelli in assistenza domiciliare integrata, gli ultra sessantacinquenni e le donne in gravidanza nel 2°e 3° trimestre.
Nella nostra regione viene offerta, già da qualche anno, alle persone che compiono i 65 anni la possibilità di vaccinarsi contro lo Pneumococco con un richiamo l’anno dopo per difendere il paziente da forme batteriche resistenti agli antibiotici.
Esistono in commercio diversi vaccini e per quest’anno l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha consigliato l’utilizzo di quello tetravalente (4 ceppi diversi di virus). I vaccini più frequentemente utilizzati sono: gli split formati da virus influenzali frammentati, i vaccini a subunità contenenti solo antigeni di superficie emoagglutinina e neuroaminidasi, l’intradermico vaccino split con piccolo ago per uso intradermico, quello a formulazione intranasale, ed infine il vaccino adiuvato contenente antigeni di superficie emulsionati ad adiuvanti utilizzato nei pazienti anziani per rafforzare ancora di più il sistema immunitario.
Il vaccino va somministrato in autunno, preferibilmente dopo la seconda settimana di novembre, e conferisce una protezione immunitaria per 4-6 mesi nel 70-90% dei casi con la somministrazione di una dose singola intramuscolo negli adulti e di due dosi, a distanza di un mese l’uno dall’altra, nei bambini di età inferiore ai 9 anni.
Le controindicazioni alla vaccinazione sono poche e piuttosto rare e sono rappresentate da anafilassi (shock anafilattico), sindrome di Guillain Barrè che è una neuropatia che può insorgere in rarissimi casi 6 settimane dopo la vaccinazione e infine la controindicazione di vaccinare durante il primo trimestre di gravidanza.
Altre misure di profilassi sono, oltre alla vaccinazione, il lavaggio frequente delle mani se si entra in contatto con persone malate e la protezione della bocca con la mano o con un fazzoletto se si starnutisce.
La cura è basata sul riposo a letto per 5-7 giorni e sull’utilizzo di farmaci sintomatici per combattere la febbre, come il paracetamolo e farmaci antinfiammatori non steroidei e mucolitici a dosi corrette prescritte dal medico.
Ogni anno arriva l’influenza, non bisogna spaventarsi e creare allarmismo, ma bisogna vaccinarsi, specialmente gli operatori sanitari, e osservare le buone regole di comportamento e di buon senso.
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