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Opinioni

ROMANZO RENZIANO

FABRIZIO MARONI - 25/10/2019

leopoldaLeopolda 10: come passa veloce il tempo. Leggendo le parole di Renzi e Boschi sul Partito Democratico, un alieno non immaginerebbe mai che fino a un paio di mesi fa era il loro partito. Non c’è da stupirsi, i partiti non sono più i contenitori solidi di un tempo: ne è l’emblema la Lega, trasformata da regionalista a nazionalista in una manciata di anni. Ma la parabola renziana ha avuto qualcosa di più romantico e significativo, come la storia di un’anziana signora che si invaghisce di un giovane belloccio e rampante.

Una storia che si può dividere in dieci capitoli, o meglio, in dieci Leopolde.

Leopolda 1: Prossima fermata Italia

Berlusconi è al governo, alle Europee dell’anno prima il Popolo delle Libertà si è imposto con il 35% e alle Regionali 2010 il centrodestra ha strappato ben quattro regioni al PD. Una coppia di giovanotti sbarbati si avvicina passeggiando allegramente al Nazareno, uno più fresco ed elegante, l’altro un po’ trasandato: sono Matteo Renzi e Filippo Civati. Qualcuno li nota, i più li ignorano. Parlano in continuazione di futuro. Hanno un’idea geniale: rottamare i vecchi dirigenti del partito. Organizzano una convention a Firenze, alla stazione Leopolda. All’ingresso, un cartello perentorio: «Al passato grazie, al futuro sì». Una voce fuori campo lancia il monito: «Siete pregati di prendere posto e di lasciarlo dopo tre mandati, e poi non lasciate aperti i finestrini per evitare correnti». Il Gruppo dei Rottamatori è deciso a rivoluzionare il sistema. Civati dice: «Non abbiamo mai voluto dividere nessuno, a noi piace l’unità».

Leopolda 2: Big Bang

Il Gruppo dei Rottamatori si divide, forse per dimostrare di essere veramente di sinistra. Come due ragazzini innamorati, Renzi e Civati si sono lasciati travolgere dalla passione rottamatrice per poi accorgersi di essere troppo diversi. «Lo scorso anno, uno degli slogan della convention alla stazione Leopolda era “Prima il popolo, poi il leader”: ecco, mi pare che adesso Matteo si stia occupando più del leader che del popolo» dichiara Pippo disilluso. Intanto Renzi va a cena da Berlusconi, dà sostegno a Marchionne, polemizza coi sindacati.

Leopolda 3: Viva l’Italia viva

Un titolo premonitore. Sembra essere l’anno delle svolte: Matteo è pronto a lanciarsi, sa di piacere e così si candida alle primarie del centrosinistra a cui arriva carico dalla Leopolda. Bersani lo travolge al ballottaggio, lasciandogli il 39%.

«Le idee di Renzi hanno perso» sentenzia Rosi Bindi. «Il PD ora è fortissimo», profetizza Prodi.

Leopolda 4: Diamo un nome al futuro

Ed è chiaro che il nome del futuro dovrà essere Matteo Renzi, come in effetti sarà. È l’anno della svolta. Dopo le elezioni politiche non c’è una maggioranza, si contratta con Berlusconi, Letta viene incaricato. Un Bersani visibilmente esaurito, dopo la mancata elezione di Prodi alla Presidenza della Repubblica getta la spugna. E sa bene chi la raccoglierà: proprio lui, il ragazzo di Rignano. Il popolo della sinistra, senza più punti di riferimento, si trova a pensare “ma vuoi vedere che forse aveva ragione lui?”. Con il 67,5% dei voti, Renzi viene eletto segretario, battendo anche l’ex migliore amico Civati, alla faccia di chi un anno prima lo aveva archiviato come si fa con una pratica conclusa.

Leopolda 5: Il futuro è solo l’inizio

2014: scoppia l’amore. Dopo aver costretto Letta alle dimissioni (con l’opposizione di Civati), Matteo riceve l’incarico da Napolitano. Dopo poco più di tre anni dalla prima Leopolda, il giovane rottamatore ha raggiunto la vetta del partito e del Paese. È l’anno del patto del Nazareno. Il PD vola nei sondaggi e a maggio incassa alle Europee lo storico 41% che ancora fa gongolare i renziani (un po’ come gli interisti col triplete). È l’inizio dell’apoteosi, comincia quella fase in cui Matteo dice la parola “futuro” almeno tre volte in ogni periodo. Tutti sono pazzi per Renzi e Renzi è pazzo per sé stesso. Tra gli ospiti della Leopolda c’è anche l’imprenditore Davide Serra, che a ai microfoni dei giornalisti esprimerà le sue perplessità sugli scioperi dei lavoratori, con successive prese di distanza di diversi membri del PD.

Leopolda 6: Terra degli Uomini

Mentre i vecchietti rottamati si ritrovano all’ormai consueta anti-Leopolda a Roma per parlare di quanto Renzi sia poco di sinistra, Matteo si avvia verso la sua sesta Leopolda. «Se andassimo a votare oggi, vinceremmo al primo turno» afferma con sicurezza. Eppure, è proprio nel 2015 che fra gli italiani inizia a serpeggiare un certo astio verso il Giglio Magico, con il commissariamento di banca Etruria e il successivo decreto salva-banche. Matteo cerca di tenere duro e corre spedito verso il l’approvazione della riforma costituzionale. Intanto crescono i Cinque Stelle e comincia l’ascesa di un altro Matteo, meno belloccio ma altrettanto astuto. Ah, intanto Civati fonda Possibile.

Leopolda 7: E adesso il futuro

Sempre più ossessionato dal futuro, Matteo si prepara al giorno del giudizio. Manca poco meno di un mese al 4 dicembre 2016. Le invettive più dure dal palco della Leopolda non sono per Grillo e Salvini, ma per i soliti vecchi dirigenti del PD, ormai sempre più orientati verso la scissione (ma va?). «Con il no al referendum vogliono distruggere il Pd», esclama. E quando attacca i “teorici della ditta”, la platea si alza in delirio e urla “fuori! fuori!”.

Leopolda 8: L-8 In/Contro

Che brutta fine, quella del rottamatore. Non è più una Leopolda di governo, ma una Leopolda di lotta. Sconfitto pesantemente nel referendum, Matteo si dimette da segretario e da presidente del Consiglio. Eppure il popolo della sinistra crede ancora in lui. Forse dopo aver fatto tutta quella fatica per mandarlo giù, sono troppo affezionati a Renzi per rinnegarlo. Così Matteo si ricandida alle primarie e prende ancora più voti del 2013. Riparte indebolito e traballante, ma forte del sostegno del suo popolo. Leopolda 8 è un po’ sottotono, mancano diversi nomi importanti: disertano Alessandro Baricco e Oscar Farinetti, ma soprattutto Veltroni, Bonaccini, Chiamparino, Delrio e Madia. Ai giornalisti che gli domandano della Leopolda, Prodi replica: «Non vedo perché mi dovessero invitare, è una roba da giovani mi han detto». Pochi mesi dopo, gli scissionisti del PD danno vita a Liberi e Uguali, di cui fanno parte D’Alema, Bersani, Speranza, Fratoianni. E Civati.

Leopolda 9: Ritorno al Futuro

L’incanto renziano, stavolta, si spegne in fretta. Il sostegno del popolo di sinistra non basta e alle Politiche 2018 il PD incassa una sconfitta memorabile. Renzi si dimette. Non è più il tempo del rottamatore. È tempo di rievocazioni fasciste e votazioni sul web; ed è tempo di Zingaretti. Alla stazione Leopolda si ritorna a parlare di futuro, questa volta in salsa nostalgica. A Firenze Matteo presenta una contromanovra finanziaria definita “complementare” a quella del Partito Democratico. Si consolida sempre più la corrente renziana nel partito e nelle Camere. Nel frattempo, Civati rassegna le dimissioni da segretario di Possibile.

Leopolda 10: Italiaventinove

«Ciao ciao correnti! Il primo partito de-correntizzato!».

PS: Civati si candida alle Europee, ma non viene eletto.

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