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Cultura

I SOLDI, L’ETICA

LIVIO GHIRINGHELLI - 18/10/2019

Tintori all’opera nel medioevo

Tintori all’opera nel medioevo

Il pensiero economico medioevale non rappresenta un campo autonomo di ricerca, bensì una riflessione teologica sull’attività economica e le sue conseguenze etiche. Se ne occupano quasi esclusivamente moralisti, teologi, predicatori. La vita economica si fa via via più complessa, articolata; emerge la figura del mercante, si intensificano gli scambi, obiettivo comune è quello di dare ordine all’attività economica. Temi evidenti sono l’uso sociale della proprietà privata, la destinazione del superfluo al bisognoso in difficoltà, il divieto del prestito ad interesse, la necessità di scambi giusti basati sull’uguaglianza oggettiva dei valori, l’obbligo della giusta mercede ai salariati, commisurata ai bisogni e non al rendimento; unico principio la strumentalità della ricchezza rispetto al destino soprannaturale d’ognuno. Questo in teoria, nella precettistica. Non sempre i mercanti della corporazioni si attengono all’ispirazione fraterna, né sempre i salari si configurano adeguati ai bisogni di assistenza dei lavoratori e delle loro famiglie. Comunque le inosservanze dei precetti cadevano sotto la sanzione della norma morale.

Questo senza che il pensiero potesse considerarsi la copertura ideologica della accumulazione primitiva, né riduzione a schemi astratti e utopistici quale cappa di piombo sovrapposta. Si trattava invero di una realtà economica relativamente stabile e il modo di vivere era sostanza permeata di fede. Si distingueva, come già in Grecia, fra valore d’uso e valore di scambio, fra valore normale di scambio e prezzo, fra valore della moneta e valore del metallo che vi è contenuto. Si cercava di individuare i limiti all’imposizione del valore legale della moneta e di rilevare le conseguenze della speculazione sul livellamento dei prezzi nei vari mercati. Oggetto altresì di riflessione l’effetto del passaggio da un mercato di concorrenza a un mercato di monopolio sulla quantità d’offerta e dei prezzi.

A partire dal Mille si assiste a un rapido incremento della popolazione, al rifiorire delle città, alla riconquista cristiana del Mediterraneo e in parte del Medio Oriente. Nella struttura economico-sociale curtense rifioriscono l’artigianato, gli scambi, c’è una ripresa del fenomeno dell’arricchimento, con nuove tensioni sociali e nuove proiezioni avveniristico-collettiviste. Di qui gli strali contro la Chiesa e la gerarchia, la formulazione di un ideale di Chiesa senza pompa e senza ricchezze. Le concezioni collettiviste provocano la condanna ecclesiastica. Rimane impregiudicato il dovere dell’elemosina e dell’aiuto al bisognoso. Non è accolta l’opinione secondo cui Cristo non possedeva nulla. Comunque l’origine del diritto di proprietà è approfondita in via teoretica. Prevale la corrente in cui Guglielmo d’Auxerre e Tommaso d’Aquino affermano, distinguendo tra natura pura e natura decaduta, che in quest’ultima la proprietà privata è consigliabile o addirittura necessaria (I, q. 98, a.1, ad 3um). Di che tipo di diritto si tratta? Di diritto delle genti: Tommaso: dominium introductum est de iure gentium (II-II, q.12, a. 2c).

Nell’attuazione della funzione sociale della proprietà le leggi civili prescrivevano ad esempio che i contratti mercantili fossero definitivi solo dopo il versamento del “denaro di Dio” (offerta a scopi caritativi). L’ordinamento corporativo favorito dalla Chiesa aveva compiti economici, politici, assistenziali e religiosi. Il sistema economico ha ancora il suo solido fondamento nell’agricoltura, ma nelle città l’artigianato acquista un posto assai rilevante. L’impresa è ancora la bottega artigiana, dove ciò che conta è l’uomo. L’attrezzatura è ridotta a ben poche cose. Manca la produzione in serie e quindi di massa. Il dipendente della bottega artigiana non è assimilabile al salariato delle moderne imprese. Questo a differenza di quanto avviene nel settore minerario: il concessionario qui anticipa i capitali, assume il rischio, organizza lo sfruttamento ed effettua il reclutamento dei lavoratori. Ma il movimento operaio non raccoglie nel suo complesso masse di lavoratori da poter formare una coscienza di classe.

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