Da qualche tempo a questa parte, su di uno dei nostri locali organi di informazione, appaiono sempre più notizie ed interventi di esponenti del centrodestra varesino.
Riunioni definite come oceaniche alla presenza dell’ex Presidente della Regione, di quello attuale e dell’ultimo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del caduto governo giallo verde.
Assemblee di rifondazione o di ripartenza di quel che rimane di Forza Italia in provincia di Varese dopo la decapitazione da parte della magistratura milanese e bustocca.
Lettere del segretario cittadino di Forza Italia e interventi di un ex consigliere regionale.
Manifestazioni o presidi, a secondo di come si contino i partecipanti, da parte di quel che rimane dell’ultima giunta leghista di Varese del 2016, alle Stazioni per contestare il piano e l’avvio dei lavori promossi dalla Giunta Galimberti dopo 30 anni di annunci disattesi.
Intervista a colui che fu il candidato battuto da Galimberti e ben presto dimenticato ed abbandonato dall’opposizione.
Lettera del redivivo commissario bustocco della Lega che contesta, ahimè anche qui, senza cognizione di causa e quindi imbarazzante più del solito, i costi del progetto piazza Repubblica e Teatro Politeama.
Tutti indizi che parrebbero, oltre a dare il senso apparente di un giornale di opposizione, anche il segno di un risveglio di un’assopita destra e di un inizio anzitempo della campagna elettorale rispetto al 2021.
Faccio una piccola premessa. Le parole che sono state messe in campo dall’attuale minoranza in città con questi interventi rasentano ancora una volta la totale insofferenza nei confronti del Sindaco e della Giunta Galimberti. Oserei scrivere che sembra quasi che i travasi di bile per aver perso le elezioni nel 2016 sono proseguiti e non accennano a diminuire, anzi.
Personalmente avendo fatto opposizione per dieci anni in consiglio comunale mi sento di scrivere, senza paura di essere smentito che mai l’opposizione di centrosinistra ha assunto atteggiamenti come questi, né mai si è trascesi nel linguaggio. Anzi, sarà perché noi l’opposizione la sapevamo fare, di fronte ad iniziative condivisibili, eravamo i primi, dove era possibile ovviamente, a proporre un tavolo di confronto per provare a costruire una mediazione capace di promuovere il bene comune per la città e non l’interesse settario della politica.
Appunto, sapevamo come farlo e quando farlo senza per questo rinunciare alla nostra opposizione e, devo aggiungere, una opposizione sempre fatta con pacatezza e signorilità, caratteristiche mantenute anche ora che governiamo tant’è che, da parte di questa Giunta, non si è mai trascesi in polemiche o giudizi su vicende personali che facilmente potevano e possono essere strumentali. Ma, per ritornare al ruolo della minoranza, devo dire che ho sempre creduto e credo tutt’ora che una forza politica quando è all’opposizione si gioca molta della sua credibilità partendo da un presupposto fondamentale e cioè “cosa farei se fossi al governo?”.
Non solo. Condividere i progetti presentati da una maggioranza non vuol dire entrare nel merito dei singoli e minori aspetti. Questo vale per chi sta in maggioranza e per chi sta in minoranza. Il compito di chi siede in consiglio comunale non è più da 20 anni a questa parte di decidere le virgole dei progetti, dei deliberati o delle proposte, ma bensì orientare e controllare.
E chi non si rende conto di questo non solo è fermo ad un passato che non può più tornare, ma non è in grado neanche di interpretare il suo ruolo di consigliere di maggioranza o di minoranza.
Non voglio qui spiegare come si fa opposizione, ma questa non può certo basarsi sulla costruzione di una narrazione fatta di notizie e dati non fondati, di allarmismi e di spauracchi improponibili. Mi si dirà che su questo il Salvini nazionale ci ha costruito un consenso enorme, ma noi siamo in una città dove le persone si conoscono, dove il rapporto umano conta di più del titolo fatto dal giornalista amico, dell’annuncio lanciato su fb o twitter e dove il buon senso e la concretezza hanno ancora un valore aggiunto.
E così, mi pare stucchevole leggere l’accusa di una città addormentata a causa dell’azione della Giunta Galimberti, a fronte, viceversa, di un unanime giudizio di attivismo che ha portato a decine di iniziative. Mi pare improbo accusare di inerzia quando ci sono progetti portati a compimento perché chi ci ha proceduto non è stato in grado di farlo e altrettanti nuovi perché chi è arrivato è stato capace di spingere la macchina a lavorare in una direzione dove mai si era spinta prima.
Così, come il tentare di chiudere con una soluzione accettabile e a costi ridotti l’immenso problema Caserma Garibaldi, piazza Repubblica e Teatro non mi sembra cosa da poco, né tanto meno di facile decisione visto l’eredità decennale lasciata dalle giunte leghiste e dall’allora assessore all’urbanistica.
Insomma, sarebbero tante e diverse le punture di spillo da potersi fare in questo momento a chi, con tanto ardore, ha occupato le pagine di alcuni organi di stampa.
Sarebbero molte le possibilità con cui obiettare oggettivamente rispetto ad una prassi fatta di sole voci gridate, di strilli inverosimili e di allarmismi inesistenti, di una immagine di città alimentata ad arte per farla sembrare più simile ad una periferia della profonda Africa che la Varese vera, quella viva e pragmatica che stiamo vivendo in questo momento e dove, noi per primi, non ci nascondiamo le difficoltà del governare anche a fronte di una minoranza che non è in grado di leggere i tempi e di uscire dal ruolo che si è data e cioè di quell’essere contro a prescindere e mai capace di cogliere l’attimo per smarcarsi dagli estremisti e dalla pura e semplice propaganda autoalimenta.
Malgrado tutto questo, malgrado questo clima che si vuole così poco varesino e molto salviniano una cosa appare però certa. A fronte di un presunto risveglio già si vedono le prime crepe. Un candidato sindaco battuto che siede in consiglio comunale pronto a farsi da parte, ma non troppo, un ex consigliere regionale non eletto che cerca spazio politico per il futuro o magari essere della partita alle prossime amministrative, una Lega che dice di voler comandare sugli alleati ed anzi li vuol “federare” ed un segretario di FI costretto a prendere carta e penna e dire che non ci sta a farsi comandare e federare ed un altro consigliere comunale del medesimo gruppo che già rivendica il candidato sindaco in contrapposizione, ovviamente, alla Lega.
Insomma, la città è ben diversa rispetto a quella che questa destra vorrebbe raccontare ai varesini e grande confusione sotto il cielo permane nel campo della minoranza.
Roberto Molinari, Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Varese
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