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Cara Varese

POST MESSICANI

PIERFAUSTO VEDANI - 18/10/2019

lega-forzaitaliaLega e Forza Italia hanno iniziato la rincorsa al ricupero del grande e incontrastato potere che hanno avuto, per un paio di decenni, nel Nord Ovest di Lombardia, in particolare a casa nostra dove a partire dalle massime poltrone regionali fino a quelle, non poche, anche di sindaci e assessori di piccole realtà locali, non si muoveva foglia senza il visto dei vertici delle squadre di Bossi e Berlusconi. È così accaduto che Milano sia diventata come Roma: il traguardo più importante, il simbolo del regionalismo, dell’onda nuova dell’autonomia rispetto allo statalismo fannullone.

A questa concezione molto se non tutto è stato sacrificato, in particolare anche Varese pomposamente indicata come capitale della Lega, alla quale solo formalmente si inchinavano anche i forzaitalioti, alcuni dei quali, i più svelti, per fare carriera emigravano, magari anche a Busto Arsizio che aveva una comunità molto attenta alle esigenze del territorio.

A Varese, pur avendo avuto la città un paio di sindaci di notevole livello, Fontana in particolare, si è sviluppato invece il culto dell’adorazione alla leadership del Carroccio. E Palazzo Estense è così diventato un vero e proprio “Promettificio”: mai si diceva no a un questuante di un servizio a rioni e castellanze mentre il rinvio era la via di fuga scelta con l’abilità di gente di confine o di un gatto sorpreso a due passi da una prelibata meta casalinga.

Dicono che i messicani siano i campioni del rinvio al “domani”, ma noi ce la caviamo bene: in quasi un quarto di secolo una sola opera, realizzata nel segno della provvisorietà, è attribuibile a Palazzo Estense: il teatro tenda, per di più dedicato al professor Apollonio, illustre storico delle vicende teatrali, docente all’ Università Cattolica, ma ignoto ai più; abbiamo visto anche il recupero parziale della funicolare mentre dobbiamo un interessante “romano” finanziamento all’Università grazie a Umberto Bossi e il raddoppio del raccordo autostradale “per motivi di ordine pubblico” ottenuto da Maroni, ministro dell’Interno.

A chi, come sindaci e assessori, faceva promesse mai arrivavano i soldi per mantenerle. Fu così che in occasione dei campionati mondiali di ciclismo venne asfaltato solo parte del circuito cittadino che sarebbe stato percorso dai corridori. Roba de barbun cantava Iannacci nella sua tristissima “Scarp del tennis”.

Ci sono state però iniziative positive per la città grazie a un presidente leghista dell’amministrazione provinciale, Massimo Ferrario, che ha guardato alla nostra comunità con intelligenza ed efficienza là dove c’era la possibilità di agire. Lo ricordiamo con stima e simpatia proprio perché la sua attenzione la rivolse anche ai varesini come cittadini, come comunità non valorizzata al meglio.

La rincorsa odierna per la “reconquista” da parte dello schieramento del Centrodestra ha in sé valori positivi e altri che richiedono una bella lucidatura: occorre infatti dimostrare che c’è stato e c’è vero rinnovamento, che le squadre hanno cambiato allenatori, che sulle maglie sono di nuovo ben visibili gli scudetti di un tempo.

Il discorso vale soprattutto per Forza Italia che da qualche anno aveva in provincia una organizzazione del partito del tutto inadeguata e alla fine pericolosa per l’immagine del suo leader massimo.

Oggi Berlusconi è molto arrabbiato per vicende amministrative del Milan, ma dal momento che ha voluto calcare ancora il palcoscenico della politica non può tacere e non intervenire sui disastri gestionali di forzisti, o almeno indicati tali, nella nostra provincia.

Nel recente passato, in ambito sanitario, anche la Lega ha avuto problemi simili ma di entità più modesta, però ha lavorato di ramazza dove era necessario.

Forza Italia è anche la mamma di tutti gli assessori regionali che hanno massacrato la sanità varesina: guai a dimenticarlo.

Oggi si parla poco di politica locale, si guarda a elezioni che non coinvolgeranno direttamente la nostra regione.

I leghisti di casa nostra hanno l’opportunità di far conoscere ai varesini il loro Salvini, lo stesso si può dire a Forza Italia per Berlusconi. Sono soggetti politici mai visti dalle nostre parti! E si lasci tranquillo Bossi: ha già dato molto alla patria bosina, riproporlo oggi come riferimento sarebbe egoismo. Tutt’altro che sacro.

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