Un sogno frequente e comune è quello in cui stiamo precipitando da un grattacielo o da una guglia altissima e andiamo giù, giù pieni di angoscia; non vediamo la terra ma sentiamo che s’avvicina. “Chissà che botta! Aiuto!” urliamo e ci svegliamo in un bagno di sudore… Altro sogno frequente è quello di trovarci nel vivo di una cerimonia importantissima. Tutti sono elegantissimi mentre noi siamo in pigiama o addirittura nudi: anche qui l’angoscia non si misura.
Nella realtà odierna, nell’era della rivoluzione tecnologica, noi siamo in questa condizione: precipitare dall’alto verso un futuro molto, molto incerto o vivere in una realtà di sofferenza. Quando compriamo un pc, un tablet o un telefonino, come lo accendiamo ci troviamo piazzati nel mezzo di una piattaforma, come la chiamano, nudi, anzi più che nudi perché anche il nostro “di dentro” viene indagato: siamo nudi di dentro e di fuori.
Ma chi ci mette in questa spiacevolissima situazione? La tecnologia dei nostri giorni, che fa il suo lavoro perché viene programmata appunto per questo: cercare di capire di cosa abbiamo bisogno, cosa vogliamo comperare, se preferiamo la birra o il prosecco, se abbiamo paura degli immigrati, se preferiamo i Matteo, o i Luigi o i Dario … Riescono a capire per quale squadra di calcio tifiamo, quale sport ci affascina maggiormente, se siamo atei o se abbiamo fede, senz’altro se il nostro portafogli è verdeggiante e, cosa molto importante, per quale partito potremmo votare o se siamo indecisi per mancanza di fiducia nei politici.
Sembra un miracolo: come fanno a sapere tanto di noi? Ci hanno assicurato di rispettare la nostra privacy! La nostra privacy singola in effetti è rispettata ma non quella della popolazione in cui siamo immersi. Viene rispettato il signor Bianchi, il signor Rossi, il signor Verdi ma tutti i dati che questi signori producono (facendo la spesa, comprando quel giornale, prendendo il treno a quella certa ora, accendendo la TV per quel tipo di telegiornale, andando in quella pizzeria e compiendo tanti altri fatti della vita, apparentemente banali) confluiscono in più computer che elaborano quella massa immensa di dati, definiti appunto “Big Data”, permettendo a delle eminenze grigie, proprietarie di modelli matematici definiti “algoritmi”, di controllarci e anche di convincerci a fare ciò che ritengono opportuno.
Che gruppi di pochi cerchino di controllare il prossimo non è una novità. Secoli fa, nel suo corridoio che andava da Palazzo Pitti a Palazzo Vecchio, Cosimo dei Medici aveva una finestrella che si apriva in un punto cruciale di una strada di Firenze e da lì spiava … diciamo controllava gli irrequieti fiorentini. Nel secolo scorso in Russia il KGB e in Germania le SS sapevano moltissimo della popolazione con conseguenze amarissime, ma anche noi in Italia non scherzavamo … Ora anche ai nostri giorni ci stanno, ci stanno… sì diciamolo pure, ci stanno fregando controllandoci!
Ma a che cosa serve? Potrebbe servire a farci vivere meglio, ma anche a farci soffrire tanto. Tutto dipende dall’intelligenza delle eminenze grigie che senz’altro ci guadagnano ma, se intelligenti, potrebbero fare in modo che anche noi si stia bene. Utopia? Ma i Big Data ci sono, le intelligenze per studiarli ci sono, le possibilità di prendere decisioni giuste statisticamente aumentano. Se tutto va meglio, che io sia nudo non m’importa molto, anche in mutande si può star bene.
Purtroppo girano tristi notizie: queste nuove tecnologie non vengono usate per il bene comune. Ci sono delle menti veramente esperte nell’uso di questi meccanismi, definite ironicamente “guru”, che girano da nazione a nazione riuscendo a far aumentare i consensi dei politici che hanno le possibilità economiche per pagarli. Non conta più la politica al servizio, ma la politica per il proprio potere ed anche da noi qualcuno ha già chiesto “Datemi i poteri per poter comandare …” come il suo guru gli ha suggerito. Purtroppo sembra che molti gli stiano già credendo.
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