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Opinioni

L’INUTILE RIFORMA

FABRIZIO MARONI - 11/10/2019

La Camera approva il taglio dei parlamentari

La Camera approva il taglio dei parlamentari

Con l’approvazione finale di martedì scorso, la Camera dei Deputati ha dato il via libera alla riforma costituzionale che porterà al taglio di 115 senatori e 230 deputati, a partire dalle prossime elezioni politiche, a meno che non venga presentata una richiesta di referendum entro tre mesi. Questa ipotesi, tuttavia, pare poco realistica dal momento che nessuna delle principali forze politiche sembra intenzionata a ostacolare la riforma.

Ma cosa c’è sul piatto?
Secondo il principale porta bandiera della riforma, il Movimento 5 Stelle, il risparmio sarebbe di 500 milioni di euro a legislatura. Un altro vantaggio potrebbe essere la riduzione dei tempi di lavoro parlamentari. Bisogna poi considerare che il sì degli alleati di governo rientra nel contesto di un accordo che in futuro potrebbe portare il parlamento ad approvare riforme a loro più care, come lo Ius Soli o lo Ius Culturae. Il taglio dei parlamentari dovrebbe poi essere seguito da un’ulteriore riforma costituzionale, voluta dal Partito Democratico, che consentirebbe ai presidenti di regione di partecipare alle sedute del Senato in cui si esaminano questioni relative alla richiesta di autonomia differenziata, e abbasserebbe l’età dell’elettorato attivo a diciotto anni.

L’Italia ha effettivamente un parlamento molto affollato. In termini assoluti, il nostro è il terzo più numeroso del mondo, preceduto dalla Cina e dal Regno Unito (in cui però la Camera dei Lord non è elettiva e ha poteri molto limitati rispetto al nostro Senato). Ragionando invece in termini di rappresentanza, la classifica non varia di molto: con un parlamentare ogni 63mila abitanti, l’Italia si trova al 23esimo posto della classifica UE. Bisogna però considerare che la maggior parte dei paesi che ci precedono hanno popolazioni ridotte. Se, infatti, osserviamo la classifica su scala mondiale degli stati con più di 50 milioni di abitanti, l’Italia si trova addirittura al secondo posto. Al primo, il già citato Regno Unito.

A taglio approvato, il nostro Paese farebbe un bel balzo indietro nella classifica.
Il numero di parlamentari è una convenzione. È difficile, se non impossibile, stabilire quale sia il giusto rapporto di rappresentanza, tanto più che ogni stato ha caratteristiche demografiche peculiari e la popolazione è soggetta, ovviamente, ad aumentare nel tempo.
Ma il taglio alle poltrone portato avanti dal M5S assume solo e unicamente la forma di una convenienza propagandistico-elettorale, che quasi tutti i leader di partito (dando più o meno segni di insofferenza) hanno assecondato per questioni puramente contingenti. Notoriamente, qualsiasi provvedimento che vada a ridurre i costi della politica riceve l’entusiastica approvazione di gran parte dell’elettorato. Inutile dire che quando si mette mano alla Costituzione, occorre equipaggiarsi di maggiore serietà e lungimiranza, nella consapevolezza che si va a modificare la carta su cui si fonda il nostro ordinamento.

Un risparmio di “soli” 500 milioni di euro, vale a dire 100 milioni all’anno, non può essere la giusta causa di una riduzione così radicale della rappresentanza. Per quanto concerne invece il restringimento dei tempi di lavoro delle camere, un tema certamente importante, è ben noto come il problema non sia dovuto tanto alla numerosità del parlamento, quanto alla struttura del bicameralismo perfetto, che produce un lungo ping-pong fra le camere, unitamente all’abuso dei decreti legge che intasano e rallentano la discussione di altre leggi. Senza voler riesumare il fantasma del 4 dicembre 2016, sarebbe più utile agire in questo senso. Ma sembra che nessuno, per ora, abbia intenzione di riaprire l’argomento.

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