Temo che si dovrà ricorrere anche alla psicoanalisi per comprendere la carica di odio, antipatia e violenza verbale che la giovane Greta suscita in alcuni personaggi.
Tali sentimenti sarebbero più comprensibili, anche se non giustificati, verso chi ha grosse responsabilità nei confronti del pianeta, come il presidente del Brasile, vistosamente tranquillo davanti agli spaventosi incendi che bruciano l’Amazzonia.
Da quando Greta è stata ricevuta all’ONU l’accusa più frequente è di manipolazione: ragazzina manipolata dalla famiglia, dai poteri forti, dalla lobby ecologista, dai comunisti, dai pauperisti, dai magnati pluto – giudeo- massoni.
Con quale losca finalità dovrebbe essere evidente: impoverire le masse, terrorizzandole con lo spauracchio dell’estinzione, incatenarle con cupi sensi di colpa dacché sono stati loro, siamo noi, i rappresentanti delle masse, ad aver ridotto il pianeta nello stato attuale.
A sua volta Greta manipolerebbe milioni di giovani e giovanissimi per indurli a ritenere noi, le generazioni di adulti e di anziani, colpevoli di rubare loro il futuro.
I ripetuti insulti e la continua denigrazione a cui viene sottoposta la giovane attivista riescono a insinuare l’idea che esista un pericolo incombente: che siamo destinati, noi “vecchi”, a soccombere davanti a un finale rivoluzionario preceduto da insubordinazioni e insurrezioni.
Proviamo a esplorare una possibile lettura di derivazione psicoanalitica: il complesso di Laio.
Laio era il padre di Edipo, più famoso e più frequentemente citato: il meno noto complesso psicologico/psicanalitico prende il nome dalla terribile vicenda di un potente re che temendo di essere spodestato dal figlio decise di eliminarlo.
Venuto a conoscenza della profezia secondo la quale sarebbe stato ucciso dal figlio che, per un crudele gioco del destino, era destinato a sposare la propria madre, fece abbandonare il bambino su un monte.
Alla base del mito alberga la paura che i figli costituiscano una minaccia che va a nutrire un ambivalente sentimento genitoriale di amore – odio.
Il dilagare di questo complesso nella nostra società narcisistica che in varie forme circonda la sedicenne Greta è uno tra i tanti sintomi della ridotta capacità di usare la saggezza di cui gli anni avrebbero dovuto dotarci.
Ci diventa insopportabile che ragazzi e ragazzini arrabbiati manifestino non più “contro”, come nel Sessantotto, ma “per”, chiedendo a noi di fare qualcosa, e subito, per salvare il pianeta.
Si fatica ad accettare che non si lascino blandire né dai bei discorsi né dagli applausi rivolti a Greta rivendicando azioni e soluzioni concrete per il “qui e ora”.
Così invece di cogliere il valore di spinta e di sprone di questa sollevazione planetaria, invece di ascoltare il messaggio che proviene da chi prenderà in consegna il mondo dalle nostre mani, invece di apprezzare che figli e nipoti si propongano di ridurre i consumi superflui, li osteggiamo con affermazioni non di rado infantili e volgari, preferendo leggere nelle loro proteste un potenziale cripto messaggio che suona come “Fatevi da parte, voi vecchi e cattivi, siete screditati, vogliamo prendere il vostro posto”.
Così parlerebbe oggi un moderno Laio per contrastare un altrettanto contemporaneo giovane Edipo.
Allora l’oracolo aveva predetto che il figlio avrebbe sostituito il padre e che il futuro avrebbe sorpassato il passato. Laio provò ad opporsi al destino, scegliendo di odiare ciò che il figlio rappresentava. Preferendo sacrificare il ritmo delle generazioni anziché assecondarlo, opponendo la fissità della propria vecchiaia al fluire di una vita giovane, scelse di perdere.
Edipo lo uccise, inconsapevole che si trattasse del padre, e ne prese il posto.
Voglio sperare che il movimento nascente dei giovani riesca, diversamente dalla vicenda di Edipo e di Laio, a consolidarsi in un progetto di lunga durata a cui tutti possiamo e dobbiamo collaborare.
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