In un recente intervento don Ernesto Mandelli ha comunicato ai lettori di RMFonline alcune importanti riflessioni riguardanti la Fondazione Molina, delle quali aveva già reso partecipi i membri del Consiglio di Amministrazione ed il Direttore Generale recentemente nominato.
Don Ernesto si augura che il Molina rimanga fedele alla sua vocazione originaria di costituire una casa per tutti coloro che vengono ospitati, i quali, avendo dovuto abbandonare la propria casa, “sperano di trovarne un’altra accogliente”, ricordando a tutti noi, amministratori ed operatori, che “gestire ed operare anche oggi al Molina significa innanzitutto assumere il compito di umanizzare il nostro lavoro, la nostra presenza accanto agli ospiti” ed invitando a “vigilare perché non si verifichino situazioni di scollamento da parte dei Dirigenti nei confronti degli ospiti e degli operatori”.
Vorrei prima di tutto esprimere la mia gratitudine a don Ernesto ed attraverso di lui alla Chiesa tutta, per la sua presenza al Molina e per l’opera che, anche con l’aiuto di tanti volontari, vi presta.
Tutte le volte che in questo primo anno di presidenza ho partecipato alla santa Messa domenicale celebrata nella Chiesa del Molina, ho sempre avuto la netta percezione che quella comunità che li si ritrova ad ascoltare la parola di Dio e a celebrare l’Eucaristia, costituita da ospiti, familiari e volontari, è il cuore di quella grande Residenza.
Per assumersi quel compito a cui siamo chiamati occorre prima di tutto tenere vivo l’ideale per il quale si opera, richiamato dalla frase del Vangelo che don Ernesto ha voluto campeggiasse sulla parete dell’abside della chiesa: “Vi do un comandamento nuovo, amatevi gli uni gli altri come Io vi ho amato”.
Da parte mia sono consapevole che il mio servizio al Molina ha come scopo principale quello di mettere coloro che operano direttamente a contatto con i nostri ospiti nelle condizioni migliori possibili per svolgere il proprio lavoro e dicendo questo sono sicuro di interpretare la motivazione che anima anche gli altri Consiglieri ed il nuovo Direttore. A questo proposito ricordo alcuni importanti iniziative che abbiamo realizzato o avviato dal nostro insediamento: abbiamo stabilizzato una trentina di operatori offrendo loro un contratto a tempo indeterminato, è stata completata la dotazione di letti elettrici e di sollevatori a binario per tutti i nuclei, è stato acquistato un terreno contiguo a quello della Fondazione, che ha permesso di ampliare il parcheggio interno, si sta realizzando una ristrutturazione dell’obitorio, che verrà reso più accogliente, è stato appaltato il rifacimento di tutti gli infissi della Casa Perelli.
Un’altra pista di lavoro che stiamo seguendo è quella della collaborazione con altre realtà associative e cooperative della nostra città, come Varese Alzheimer, Varese con te, Associazione Rocco Magnoli, Centro Gulliver, Ballafon.
Infine stiamo cercando di fare tutto ciò che è nelle nostra possibilità per collaborare con il Comune di Varese al progetto di riqualificazione del Politeama, consapevoli del valore che tale progetto riveste per la città.
Per concludere un’ultima considerazione: amministrare una organizzazione delle dimensioni e della complessità del Molina è molto impegnativo e non sempre coloro che operano al fronte, a contatto con gli ospiti, sono consapevoli di tutto il lavoro di controllo, rendicontazione, progettazione che deve essere svolto nelle “retrovie”.
Per evitare il rischio di uno “scollamento” tra operatori e dirigenti è importante una vicendevole considerazione dell’opera che sia gli uni che gli altri svolgono.
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