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Editoriale

OH LA LA

MASSIMO LODI - 04/10/2019

renziberluscaBerlusconi tiene a precisare che Renzi non è un suo figlio politico. Secondo legittimità no, naturaliter potrebbe, con le correzioni del caso. D’altronde fu l’uno che una volta disse dell’altro: eredi attorno a me non ne vedo, peccato che quel bravo sindaco di Firenze sia di sinistra. Sinistra? Beh. Renzi nasce in culla ex democristiana, poi evolve verso l’abbraccio ai post comunisti. Tuttavia non scorda le origini, e nell’acrimoniosa faida dentro il Pd tra bianchi e rossi, sta coi bianchi. I rossi non gliela perdonano, alla faccia del 40 per cento preso alle europee 2014 e della buona prova di governo: gli affondano il referendum costituzionale mandandolo a casa. Da demolitore a demolito.

Sbeffeggiato da mezz’Italia (et super) Renzi vien dato per finito. Ciccia. Saltiamo alcuni passaggi, arrivando a oggi: il morituro silura, per il tramite di Zingaretti/Grillo, l’ambizione d’anticipo-urne di Salvini, impoltrona suoi fedeli su velluti ministeriali, fonda il partito personale Italia Viva, diviene determinante nel sostegno al Conte 2. Non è finita. Indicato dai sondaggi attorno al 5 per cento, salva la legislatura allo scopo d’aiutare il Paese annaspante dopo l’imbarcata sovranista/populista; ma soprattutto con l’obiettivo d’allargare la “rosa” della sua squadra. La campagna acquisti è stata avviata, mira a moderati, centristi, liberalconservatori. Cioè a un elettorato che ha spesso privilegiato Forza Italia.

E rieccoci a Berlusconi. Fa bene a preoccuparsi delle lusinghe di Renzi agli azzurri di Palazzo e degli ammiccamenti del medesimo alla platea dei potenziali votanti. Non a caso Renzi ha bruciato gli alleati di Berlusconi nell’esprimergli solidarietà in conseguenza delle indagini per le stragi mafiose del ’93. Ha mandato ai silviani un messaggio semplice: sono io l’unico sintonizzato in automatico sulle sue onde, se non riuscite più a sentire lui, accendete me (accendetevi per me). L’uomo di Arcore ha avvertito attorno a sé vibrazioni telluriche al punto da rivendicare a voce alta il merito d’aver sdoganato leghisti e fascisti. La reazione nervosa/indignata delle due falangi ha mostrato i nervi scoperti del centrodestra, con ciò dando una mano a Renzi nell’accrescere la sua rendita di posizione. Riassumendo: Berlusconi che cerca d’abbassare la cifra di Renzi fa il gioco di Renzi che alza con astuzia quella di Berlusconi.

Tutto questo per tirare una conclusione. Il rimescolamento di carte avviato dopo l’entente M5S-Pd porterà a un epilogo non così imprevedibile come ce lo raccontano. Il governo di sinistra-centro prenderà una serie di misure dimostrative dell’utilità d’abbandonare la strada dell’estremismo parolaio produttore di rilevanti danni al Paese; e proprio per ciò lascerà spazio a una crescita di mercato dell’area centrista, che l’ex segretario dem ambisce a egemonizzare. Con il seguente corollario dedicato ai potenziali simpatizzanti: è meglio che la rappresenti chi ha governato a Roma, e continua a governare in molte regioni, con gli amici di Orban, Le Pen e Putin o è meglio che la rappresenti chi ha governato e governa con i loro avversari, difendendo le istanze del progressismo neoglobalista temperato con i valori del cristianesimo sociale? Questa è la partita: Renzi all’attacco e Berlusconi in difesa. Temendo che il rivale voglia vincere portandosi via risultato, pallone e avversari. Oh la la (1)

Ps

Conferma Paolo Mieli sul Corriere Della Sera (30 settembre scorso): è stato bene non stringere l’intesa Pd-Cinquestelle dopo le elezioni del marzo 2018. “Avessero scelto, i Cinquestelle, un anno e mezzo fa di andare al governo con i democratici, questa prospettiva (un multiforme soggetto politico in grado di reggere al confronto elettorale con la destra, ndr) sarebbe adesso irrealistica. Perché reduci (allora) da un clamoroso successo elettorale, probabilmente Di Maio e i suoi non avrebbero resistito alla tentazione di imporsi a un Pd umiliato nelle urne. E per il movimento grillino, in caso di flessione elettorale alle europee, sarebbe stata allettante la prospettiva di andare all’abbraccio con Salvini. Più o meno quel che è accaduto questa estate, ma a parti invertite. In questo caso però la sinistra si sarebbe ritrovata sull’orlo di un baratro e senza potenziali alleati con i quali rimettersi in competizione. L’abbraccio del 2018 avrebbe potuto rivelarsi, quello sì, come l’anticamera di un suicidio. Adesso invece quel fronte imperniato su Pd e Cinquestelle può strutturarsi in qualcosa di più stabile e duraturo”.

La rivalutazione dei pop corn renziani. Oh la la (2).

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