-Caro Mauro, quella volta che Giorgio Saviane…
“Caro Massimo, era la seconda metà degli anni Settanta e lui stava ottenendo un formidabile successo col romanzo ‘Eutanasia di un amore’. Si pensò di farlo venire a Varese, per presentarlo”.
-Proposta subito accettata…
“Certo. Si scelse la sede di maggior prestigio locale, il Salone Estense”
-Grand’evento, trepidante attesa.
“Era nella speranza degli organizzatori che la risposta sarebbe stata degna dell’appuntamento. E venne il giorno fatidico”.
-Chi al tavolo dei relatori?
“Al centro Saviane, ai suoi lati Piero Chiara e Giancarlo Vigorelli. Piero aveva ormai guadagnato la celebrità da molti anni, Giancarlo godeva fama d’essere il maggior critico letterario italiano”.
-Al dunque: come andò?
“Entrammo d’anticipo, a cercar posto nelle prime file, io e il pittore Vittore Frattini. Che fortuna, pensai: davanti ancora tutto vuoto. E ci sedemmo nei posti d’onore”.
-Poi?
“Poi, esaurita la cerimonia dei saluti con gli ospiti, s’iniziò l’attesa degli altri convenuti. Dieci minuti, quindici, venti. Macché. Non arrivava nessuno. E nessuno arrivò più”
-Percio?
“Perciò Saviane rinunziò a parlare. Vigorelli c’invitò nella sua casa di via Rainoldi a bere un tè”.
-Il tè dei cinque…
“Senza zucchero”
-Eutanasia della cultura locale…
“Siamo stati dei precursori dello spirito laico”
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