Lo scorso agosto c’è stato un vivace dibattito in città riguardo quale futuro il comune di Varese dovesse garantire al piantone di via Veratti, abbattuto perché morto e pericoloso per coloro che a piedi o in automobile passavano per le aree centrali di Varese.
Del resto non ho trovato insolita o inaspettata questa circostanza dato che l’albero certamente costituiva un valore per la città che l’ha ospitato e per tutti i suoi cittadini che lo riconoscevano e provavano un sentimento quasi filiale per lui. Abbiamo anche letto delle iniziative dell’assessore alla tutela ambientale che (come emergeva a mezzo stampa sugli organi di informazione della città) voleva affidare parte del tronco ad artisti che avevano capacità e maestria (almeno lo spero).
Io proprio non avevo alcun dubbio sull’avvenire di questo albero. Incertezze che non mi mancavano neppure quando è stato tagliato il castagno di piazzale Montanari (del quale era stata calcolata l’età risalente ai tempi in cui viveva Napoleone Bonaparte).
Nella città giardino dobbiamo valorizzare gli alberi, soprattutto quelli difesi e riconosciuti dalla Regione e dallo Stato perché possa essere valorizzato e fatto oggetto di studio all’interno delle scuole. Essendoci boschi in tutto il Nord del Varesotto, nella città giardino è giusto avere itinerari che non tengano conto dei limiti comunali e che invece interessino tutti i luoghi che partono dalla nostra città.
Varese ha qualcosa forse in meno, per esempio, del Muir Woods in Usa? La hanno fatto quello che qui proponiamo. Perché noi dobbiamo essere da meno?
Lo spazio aperto in camera di commercio di Varese in sinergia con la Regione Lombardia e con il Comune di Varese questa settimana prende atto di questa necessità?
La cosa importante è non considerare il piantone morto solo come un rifiuto qualsiasi. L’avevo fatto presente a tempo debito senza ricevere alcuna risposta. Il verde a Varese non può essere considerato come tale.
Mi ribello di fronte a questo modo di vedere la natura ed il paesaggio che si è verificato proprio riguardo il castagno di Piazzale Montanari.
Le scuole, con il relativo corpo di allievi e docenti, non conoscono il patrimonio verde di cui ha fortuna di disporre la città che lo detiene. Deve essere chiaro al provveditore agli studi che i giovani varesini per poter difendere il loro patrimonio verde, prima di tutto devono conoscerlo.
Quale proposta avevo avanzato?
Chiedevo che urgentemente il comune conservasse i rami e il tronco dell’antico piantone che non doveva essere, come quello del castagno, consegnato alla nettezza urbana.
Il sindaco l’avevo chiamato anche a interessare di ciò il Magnifico Rettore dell’Università dell’Insubria nonché i privati di tutti gli ordini professionali.
La storia conclusiva del piantone doveva essere un’altra. Così speravo. La sua fotografia con quella degli altri alberi individuati come patrimonio monumentale doveva trovare posto in uno spazio facilmente accessibile e in un luogo molto frequentato dai turisti (in crescita) dei quali il territorio avverte la presenza.
Spero quindi che si sia corso ai ripari e che il nuovo importantissimo spazio aperto alla Camera di commercio possa essere un punto di partenza per i varesini e per coloro che si trovano a venire in città.
Il magnifico, ripetiamo assolutamente eccezionale albero di cui abbiamo parlato, più che da considerarsi come un rifiuto e quindi, essere buttato via, deve continuare a svolgere ruolo attivo per il futuro della città che deve essere capace di sfruttarlo.
Considerando necessario che sia bene per tutti avere agli occhi gli alberi monumentali che hanno vissuto a Varese, di cui esiste certamente una memoria fotografica, è giusto che questa sia raccolta dall’assessorato alla tutela ambientale, che deve diffonderla tra turisti e varesini che non devono dimenticare.
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