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In Confidenza

IL CEPPO, I TRALCI

Don ERMINIO VILLA - 20/09/2019

viteTra il ceppo e i tralci della vite, la comunione è data dalla linfa che sale e si diffonde fino all’ultima gemma. Noi portiamo un tesoro nei nostri vasi d’argilla, un tesoro divino: c’è un amore che sale lungo i ceppi di tutte le vigne, di tutte le esistenze, un amore che sale in me e irrora ogni fibra. Molti non sanno quale energia c’è nella creatura umana! Abbiamo dentro una vita che viene da prima di noi e va oltre noi. Viene da Dio, radice del vivere, che ripete a ogni piccolo tralcio: Ho bisogno di te per grappoli profumati e dolci; di te per una vendemmia di sole!.

L’immagine della vite è un segno di speranza e di fiducia. Incarnandosi, Cristo stesso è venuto in questo mondo per essere il nostro fondamento. In ogni necessità e aridità, Egli è la sorgente che dona l’acqua della vita che ci nutre e ci fortifica. Egli stesso porta su di sé ogni peccato, paura e sofferenza e, infine, ci purifica e ci trasforma misteriosamente in tralci buoni che danno vino buono.

In questi momenti di bisogno, a volte ci sentiamo come finiti sotto un torchio, come i grappoli d’uva che vengono pigiati. Ma sappiamo che, uniti a Cristo, diventiamo vino maturo. Dio sa trasformare in amore anche le cose pesanti e opprimenti nella nostra vita. Basta che “rimaniamo” nella vite, in Cristo.

Nel Vangelo di Giovanni Gesù ci ripete almeno una dozzina di volte nell’intero discorso l’invito a “rimanere-in-lui“.

In questo tempo di inquietudine e di qualunquismo, in cui tanti perdono l’orientamento e il sostegno; in cui la fedeltà dell’amore nel matrimonio e nell’amicizia è diventata così fragile e di breve durata; in cui vogliamo gridare, nel nostro bisogno, come i due di Emmaus: “Resta con noi, Signore, perché si fa sera, è buio intorno a noi!”… Lui, il risorto, ci offre un rifugio, un luogo di luce, di speranza e fiducia, di pace e sicurezza.

«Dove la siccità e la morte minacciano i tralci, là in Cristo c’è futuro, vita e gioia, là c’è sempre perdono e nuovo inizio, trasformazione entrando nel suo amore» (Benedetto XVI).

In una lettera scritta a Giovanni il Profeta, vissuto nel deserto di Gaza nel V secolo, un fedele pone la domanda: “Come è possibile tenere insieme la libertà dell’uomo e il non poter far nulla senza Dio?”.

E il monaco risponde: “Se l’uomo inclina il suo cuore verso il bene e chiede a Dio l’aiuto, ne riceve la forza necessaria per compiere la propria opera. Perciò la libertà dell’uomo e la potenza di Dio procedono insieme. Questo è possibile perché il bene viene dal Signore, ma esso è compiuto grazie ai suoi fedeli”.

Ognuno di noi è come un tralcio, che vive solo se fa crescere ogni giorno la sua unione con Gesù, vera vite.

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