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Società

INIZIO E RINASCITA

FELICE MAGNANI - 20/09/2019

scuolaDi scuola non si parla mai abbastanza, resta il vero punto di partenza di una nazione che ha voglia di cambiar pelle, di dimostrare che dall’istruzione e dalla cultura possono arrivare i suggerimenti migliori per rimettere le cose a posto.

Parlare di scuola significa parlare dei nostri figli, dei nostri educatori, dei nostri insegnanti, del passato e del presente, significa soprattutto riflettere sulla nostra condizione umana per cercare di migliorarla partendo dalle nuove generazioni, alle quali affideremo il nostro presente e soprattutto il nostro futuro. Con la scuola meno insulti, meno guerre, meno odi e meno rancori, meno arrivismi e meno presunzioni, più attenzione per quel mondo giovane che ci passa accanto ogni giorno con la speranza di trovare quella comprensione e quella fermezza di cui ha fortemente bisogno.

La scuola è un viaggio lungo, a tratti faticoso, ma sempre pieno di straordinarie sorprese come l’amicizia, la solidarietà, la buona competizione, la socialità, l’incontro con l’arte, con la storia, con la musica, con le lettere, con le lingue, con l’educazione civica, la matematica, con quel desiderio di dialogo che contraddistingue la socialità del genere umano.

Quando comincia la scuola è come se il mondo si rendesse conto all’improvviso di voler essere diverso, più giovane, più attento, più capace di capire e di ragionare.

Nella voce degl’insegnanti c’è molto dell’empatia umana, della voglia di conoscere, di rendersi conto di cosa sia la vita, di quale scopo abbia, di cosa si possa fare per viverla al meglio, senza cadere nelle trappole del qualunquismo e della superficialità. L’inizio della scuola apre il cuore e la mente alla possibilità di un viaggio bellissimo alla conquista di quella parte di se stessi che giace silente nelle profondità di una natura umana che sa sorprendere, incantare, sollecitare, umanizzare, amare, una natura che non è mai quella che abbiamo lasciato, ma quella che attende, che si aspetta uno slancio nuovo e deciso, capace di abbandonare la strada del pregiudizio e dell’individualismo. Iniziare la scuola è partire per un viaggio, convinti che diventerà importante per la nostra crescita umana, morale, culturale, sociale, politica e religiosa.

Nella convinzione individuale, nella presa di coscienza di ciascuno, s’innesta la capacità di chi ha il compito di orientare, di entrare nell’animo umano per convincerlo che lo stile può essere anche un altro, più adatto, più utile, più interessante, più umanamente capace di migliorare il nostro modo di essere, l’approccio con la realtà, con quelle persone con le quali avremo il compito di costruire e di creare una parte fondamentale della nostra esistenza.

L’inizio della scuola è un grande momento per la famiglia, nella scuola infatti trova la sua giusta sussidiarietà, la misura necessaria per armonizzare il proprio ruolo e la propria attività, il senso vero e profondo di un sistema educativo in cui ciascuno gioca la propria parte, convinto che facendola bene tutto potrà essere migliore.

Nella scuola s’impara a capire quale potrebbe essere la strada da percorrere, chi siamo e cosa vogliamo, quali ricchezze possediamo e quali dobbiamo ricercare o forse ricreare, quali strategie dobbiamo apprendere per realizzare appieno la ricchezza che abbiamo dentro. Orientare è fondamentale, far capire da quale parte entri la luce e che cosa si debba fare perché che possa illuminare con forza il nostro cammino fa parte della forza dell’educatore, della sua capacità di entrare in contatto con l’anima umana, di risvegliarla, di posizionarla in modo tale che possa comprendere meglio che tipo di rapporto esista veramente tra sé e la realtà con la quale viene in contatto.

Nell’inizio c’è sempre una paura, forse l’idea di poter perdere una parte di quella libertà che si pensa infinita, intoccabile, quasi fosse un bene esclusivo e personale, privo di regole e di limiti, c’è il senso di un infinito che corre alla ricerca di una dimensione in cui si possa definire meglio il proprio essere e la propria storia. La scuola dà il senso della misura, induce alla riflessione, al silenzio, alimenta la voglia di ascoltare, di chiedere, di confrontarsi, di uscire dalle chiusure per incontrare la libertà quella vera, che nasce dalla convinzione che una regola sia fondamentale per definire meglio un’armonia, un equilibrio, un modo di essere più umano.

Con la scuola si viaggia verso quel futuro di cui i giovani diventeranno, un giorno, artefici e garanti. Parlare di scuola significa entrare nel mondo nuovo, quello che vedono per la prima volta quei giovani su cui appoggiamo le nostre risorse e le nostre speranze, è in questa direzione che si pone il problema di essere coerenti, convincenti, attenti, prudenti, ma fermi nel trasmettere le verità utili e necessarie, quelle che aprono senza reprimere, che alimentano senza spegnere, che fanno capire come si possano orientare le ricchezze di cui madre natura ci ha dotato. In una società spesso mummificata nelle diatribe politiche e finanziarie, dai giochi di potere e di palazzo, da varie forme di individualismo estremo, la voce della scuola richiama al realismo, all’importanza di quel mondo che sta dentro di noi, alla bellezza di una cultura che si anima di conoscenza, di voglia di essere e di scoprire, di andare alla ricerca delle nostre origini, di quella storia di cui siamo in parte figli e dentro la quale siamo chiamati a dare il nostro contributo quotidiano.

 L’inizio della scuola è una rinascita, uno sprone a vivere con più decisione e forza l’impegno che ci aspetta, è una ventata di ossigeno che rimuove il peso delle negatività, riaprendo l’anima a un respiro nuovo, fatto di freschezza e di speranza, di voglia di essere responsabili di un mondo che ci osserva e ci scruta con attenzione per capire come ci si debba comportare. Parlare di scuola significa riprendere in mano il filo della vita, restituendo alle cose che contano la loro identità, aprendo di nuovo quel mondo dei valori umani che spesso dimentichiamo sotto lo zerbino di casa nostra.

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