Un tantino delusi gli organizzatori della festa in piazza Monte Grappa per la presentazione della nostra squadra di pallacanestro, mito dello sport italiano. I tifosi presenti erano numerosi, ma non c’è stata la marea che puntualmente si ritrovava nel cuore di Varese a ogni momento gioioso della Ignis.
La festa ha avuto comunque successo e se è mancato l’en plein dei tifosi ci sono validi motivi tra i quali non va dimenticato quello della …bassa stagione, che comporta ferie e impegni per la ripresa della vita comunitaria di tante famiglie.
Occhi puntati sulla nuova squadra, applausi, tifo e certamente viaggi nella memoria per molti tifosi.
La presenza del sindaco Galimberti e dell’assessore De Simone in piazza Monte Grappa ha dato sostanza a una “voce” che nei giorni scorsi aveva varcato le solide mura di uffici importanti della residenza comunale, in uno dei quali su un calendario era stata stata vista ben evidenziata una data: 9 aprile 1970.
Consultazione tra vecchi cronisti -siamo rimasti veramente in pochi- e conclusione identica: con nostalgia per un “ deposito” di altri eventi, non tutti memorabili anche se molto apprezzabili, si è accertato che si trattava della data della conquista da parte della Pallacanestro Ignis della sua prima coppa dei campioni, alla quale, lo stesso anno, fecero compagnia il successo in campionato e in coppa Italia.
La nostra squadra a Sarajevo batté nella finale la formidabile Armata Rossa di Mosca 79-74 e quella sera ricordo appunto che migliaia di tifosi gialloblù coinvolsero come mai nella loro festa il centro della città.
Evidentemente 50 anni dopo chi rappresenta e serve la nostra comunità vuole ricordare l’evento e anche i tempi felici che Varese stava vivendo.
Un ottimo segnale è dunque venuto dalla festa dedicata alla presentazione della squadra che difenderà i colori bosini nell’imminente campionato di serie A, torneo prestigioso che dal dopoguerra ci ha visti primeggiare anche in Italia con dieci scudetti, l’ultimo dei quali alla vigilia del 21° secolo.
Quello del sindaco Galimberti è stato un segnale sportivo ma anche politico: la città ha tanti problemi ma può essere aiutata psicologicamente anche dal suo sport e dagli appassionati che lo seguono. Oggi gli ostacoli sul cammino civico sono numerosi e non facili da superare, possono allora giovare molto il ricordo, l’orgoglio, l’esempio dei tempi in cui si era tra i primi in Italia non solo nello sport, ma anche e soprattutto tra le città del buon senso, della collaborazione, della fiducia tra mano pubblica e privati. Un patto silenzioso ma reale ed efficace, che fece forti e credibili, assieme all’economia e alla Varese del lavoro, anche le istituzioni.
È stata un’epoca felice e non irripetibile: oggi basterebbero più umiltà e, realismo e attenzione da parte della mano pubblica perché tutti insieme si possa riprendere un cammino sicuro. Nel quale in particolare Milano e Roma non sia lontane da noi come nell’ultimo decennio. La politica, tutta, rifletta. Il gesto del sindaco, ricco d’amore per la città e per il suo sport è anche un segnale in questa direzione.
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