Una delle tante questioni aperte che il governo “Conte 2” si ritrova sul tavolo è anche quella dell’autonomia richiesta da alcune regioni del Nord.
Tra i vari campi c’è la questione della scuola sia per la “regionalizzazione” o meno dei concorsi che per i criteri di valutazione che vengono usati.
La grande informazione è in generale contraria a questo approccio, ma come giudicare i numeri inequivocabili che ancora recentemente sono apparsi sui media, assolutamente non smentiti? A confronto due diverse valutazioni: i test di INVALSI e l’esito dei recenti esami di stato.
La prova di comprensione di un testo di italiano (cui sono stati sottoposti in tutta Italia a primavera gli allievi dell’ultimo anno delle superiori con il famoso “test Invalsi”) – ha dimostrato come proprio nel sud stiano gli studenti meno preparati, cosi come si è ripetuto in matematica ed inglese.
Se al nord gli studenti scarsi in italiano sono stati circa il 10% del totale, l’aliquota si raddoppia in Puglia arrivando al 25% e soprattutto in Calabria dove – secondo il responsabile nazionale dei test Roberto Ricci – ” come se uno studente su quattro, alla vigilia della maturità, sembri non essere di fatto mai andato a scuola”.
Peggio ancora sono andate le cose in matematica: in Calabria, Campania, e Sicilia addirittura ll 60% degli allievi alla vigilia dell’esame di Stato è al disotto della sufficienza. e il tutto va ancora peggio in inglese dove al fondo classifica si sommano al drappello delle “maglie nere” anche Campania, Basilicata, Sardegna e Molise.
Passano solo tre settimane, arrivano gli esiti degli esami di maturità e tutto viene sorprendentemente ribaltato. In Puglia diventano tutti bravissimi e ben il 10,8% dei diplomati vengono valutati al “top” con voto 100 su 100 e addirittura il 3,4 % (ovvero ben 1.225 tra studenti e studentesse!) raggiunge addirittura l’invidiabile palma della lode. Ancora meglio vanno le cose in Campania dove gli scrutinati con 100 e lode sono stati addirittura 1.287, oltre ai 447 emersi come dei “top del top” in Calabria.
Fin qui le classifiche generali dei bravissimi ma la vittoria di tappa va comunque alla Sicilia visto che ad Agrigento nella quinta del liceo Linares su 14 candidati ben in sette – ovvero il 50% – hanno preso 100/100 e in 4 addirittura centrata la lode.
Gli asini sono infatti emigrati: clamoroso il paragone siculo – lombardo perché in Lombardia, il voto massimo è toccato solo allo 0,7% degli studenti (peggiorando lo 0,9 dell’anno scorso) così come lo stesso traguardo è raggiunto faticosamente solo da Piemonte e Trentino, mentre addirittura nessun “centenario” è uscito in tutta la Valle d’Aosta: fioritura di geni improvvisi in Sicilia, slavine sul Monte Bianco con vittime e danni o semplicemente commissioni (ormai praticamente tutte “interne”) ben più diversamente indulgenti?
Sta di fatto che per le iscrizioni universitarie e i concorsi conteranno ora le liste nazionali, così per mettersi in coda verso i (pochi) posti di lavoro disponibili soprattutto nella pubblica amministrazione e che daranno quindi ben più spazio – come sempre – ai diplomati del sud rispetto a quelli del nord, indipendentemente dalle singole capacità personali.
Ecco perché in Lombardia, Emilia e Veneto si chiedono esami e collocamenti regionali suscitando le comprensibili ire di Di Maio e in generale del M5S che – come per il reddito di cittadinanza – spingono invece, di fatto, per un appiattimento generale e un assistenzialismo diffuso.
Sarà interessante vedere se il PD prenderà ora una posizione, ma è difficile – numeri alla mano – sostenere che un criterio di selezione e di valutazione univoco non sia necessario a garanzia e serietà di tutti.
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