Massimo Camisasca, attuale vescovo di Reggio Emilia, è nato a Milano, ha vissuto per alcuni anni sulle rive varesine del Basso Verbano, dove nel tempo sarebbe tornato spesso come si fa con i luoghi amati.
Don Camisasca ha avuto un rapporto stretto con nostri concittadini che nel secolo scorso aderirono alla proposta religiosa di don Giussani, concretatasi nella nascita del movimento di Comunione e Liberazione.
Filosofo, scrittore, storico, una cultura vastissima, don Camisasca aveva 14 anni quando al liceo Berchet di Milano incontrò per la prima volta don Giussani, del quale avrebbe poi da adulto seguito molti esempi e raccontato vita e progetti. Un allievo esemplare che avrebbe conseguito personali prestigiosi traguardi avendo sempre un grandissimo amore per la verità.
Non ha meravigliato la Chiesa e l’ambito ciellino se nei giorni della bollente estate dal vescovo reggiano siano stati formulati documentati pareri sulla gestione di importanti collegi vaticani, se inoltre da parte sua era poi arrivata una convincente smentita al quotidiano nazionale cattolico che si era concesso un “ritocchino” al fo rte e veritiero intervento di Massimo Camisasca sulla incredibile vicenda dei bimbi in affido in Val d’Enza. Il territorio dell’Emilia rossa è sempre stato esempio del meglio assoluto del governo delle numerose comunità. Ma ai tempi del Pci in più occasioni delicate si fu ben lontani dall’attuale Peggio Democratico.
Il vescovo censurato davvero è stata una toppata storica se ci riferiamo alla “verità che vi renderà liberi” dell’apostolo Giovanni o al convegno voluto lo scorso anno da papa Francesco sulle false notizie.
In passato Massimo Camisasca come prezioso e diretto testimone ha scritto la storia di Comunione e Liberazione, inoltre è autore di libri e saggi di eccellente profilo e legati alla sua personale vicenda sacerdotale, che è di grande consistenza e oggi gli permette una guida autorevole e apprezzata della diocesi di Reggio Emilia e Guastalla.
Lettore appassionato di testi storici ho sempre guardato con doveroso distacco a svolte, rivoluzioni, trasformismi emersi nei vari consorzi umani.
Così mi è accaduto di guardare alle Cinque Giornate di Milano come all’unica vera rivoluzione italiana e di considerare fratello in ferocia del repressore austriaco Radetzky il generale savoiardo Bava Beccaris. Che nel 1898 fece strage con il cannone di inermi milanesi che protestavano per l’aumento del prezzo del pane.
Bava Beccaris è stato coccolato da Umberto I di Savoia. La piccola monarchia più provinciale d’Europa si è inoltre sempre gonfiata il petto per il Risorgimento. Al quale però diede un decisivo contributo il fascino della contessa di Castiglione, inviata speciale alla corte imperiale di Parigi.
Alla trasparente, dolce eppure energica rivoluzione dei giovani cattolici di Varese ispirati da don Giussani e agli eventi del ’68 (spacciati per rivoluzione marxista, ma nati negli Stati Uniti), seguì con il terrorismo la notte della nostra repubblica che in seguito avrebbe visto la classe politica nazionale scivolare sul piano inclinato della partitocrazia. Una svolta dalla quale ancora oggi non ci siamo ripresi e che ha visto invischiarsi parte di Cl al punto che i vertici del movimento hanno imposto l’alt alla militanza politica. Decisione saggia viste le conseguenze di ragazzate formigoniane e di scelte a livello regionale che stanno affondando la sanità pubblica grazie anche alla collaborazione della Lega. La legge regionale che oggi a volte sembra violare il dettato costituzionale in ordine al diritto dei cittadini alla salute, ha un riferimento alla paternità del Carroccio.
Comunione e Liberazione germogliò vigorosa nelle città di Varese e di Lecco dove giovani cattolici aderirono con entusiasmo alle proposte di don Giussani per una fede più forte, giovane e innovativa Dobbiamo alla cultura, alla tenacia e al rigore di Alberto Pedroli e alla sensibilità di intellettuali come Cottini e Ronza un libro edito un anno fa da Macchione sul quarto di secolo ruggente del cattolicesimo varesino (1950-1975).
Si dice che all’alba della storia del pensiero umano fu forse di Eraclito una considerazione fondamentale: “Tutto scorre”. Se pensiamo alla “velocità” di quei tempi ci rendiamo conto che la constatazione aveva una notevole importanza. E tutto scorre anche oggi producendo però un turbine di avvenimenti nei quali non è facile individuare e capire ciò che è durevole grazie alla sua vera importanza. Accade allora che dopo alcuni decenni sia vitalissimo l’invito di don Giussani ai giovani di fare del Cristo e dell’amore per il prossimo il centro della loro vita. Il movimento è cresciuto, qui a Varese si è messo alle spalle, ma non ha dimenticato il vile silenzio del partito sulla vicenda Sabatini e le ragazzate formigoniane. I valori di don Giussani non scorrono con il tempo, continuano ad arrivano al cuore di giovani che rifiutano l’orgia di imbecillità che da ogni parte, quella politica compresa, viene a volte spacciata per democrazia e libertà.
Il tempo non si è fermato anche per un grande, saggio ma dinamico sacerdote. Don Mauro parroco di Masnago va a Paderno Dugnano lasciando un ricordo particolare: quello del suo senso civico, di una costruttiva attenzione anche ai problemi della città.
A Masnago abitano alcuni giornalisti: in nove anni di contatti e confidenze con i concittadini mai hanno raccolto una critica nei confronti del dinamico sacerdote. Un bel record. Che a me mette malinconia se dal campo clericale per disgrazia scivolo in quello della politica nazionale.
You must be logged in to post a comment Login