Pare che il problema più urgente e grave per la città di Varese sia quello di un nuovo assessore alla Cultura dopo le dimissioni del professor Roberto Cecchi. Siamo a qualche cosa di più di una campagna elettorale classica. I cittadini ricevono nelle loro case attraverso i vari canali di informazione, gli insistiti inviti a proporre o appoggiare questo o quello, l’amico dell’amico, il più bravo della compagnia.
Come Totò? Di più, di più… Il Totò La Trippa col suo martellante “Vota Antonio, Vota Antonio” era un modesto dilettante nei riguardi della bagarre attuale. Spuntano opinionisti, umanisti, ambientalisti, tuttologi vari, come si definiscono i promotori. Alcuni hanno addirittura fondato pseudo associazioni di cui si sono subito autonominati presidenti o referenti.
Si vorrebbe perlomeno capire dai vari fans cosa il loro beniamino farebbe un domani nel ruolo di assessore. Almeno qualche programma.
Alcuni gruppi vorrebbero uno di noi. Fa sempre effetto il “Donne e buoi dei paesi tuoi “. Vorrebbero persone che conoscono a naso il nostro territorio e le sue genti. Sentieri, luoghi, vita e miracoli. Tra i più quotati “ur Luisin du ra Schiraneta”, contrastato però da quelli del Circolo di Casbeno con un loro vero Casbenatt delle balze del Mirasole. Altro quotato di ferro “Ur Pepin da Sant’Amboeus” che sa tutto della parte alta.
Altri sono più realisti. Non gliene frega nulla da dove giunge un assessore. L’importante è che sappia svolgere bene l’incarico cui è chiamato. Insomma sono tanti quelli ai quali non interessa il colore del gatto ma pretendono da esso che sappia accalappiare i topi.
Del resto passato e avvenire di parco e Villa Mirabello sono proprio legati ai nomi di due persone venute da lontano. Il ragionier Lanciotto Gigli ed il professor Roberto Cecchi, entrambi fiorentini provenienti da San Frediano il popolare e caratteristico quartiere d’oltre Arno.
Lanciotto Gigli, appena dopo la guerra fece acquistare dal Comune Villa e parco Mirabello, sottraendole alle speculazioni di una lottizzazione privata con relative residenze di pregio. Roberto Cecchi ha recuperato una villa quasi ignorata creando spazi museali per la grande mostra di Renato Guttuso coi quadri di proprietà della Fondazione Pellin. Con la quale ha riallacciato vecchi rapporti.
Dunque una bella competizione in vista. I professionisti del settore scommesse e lotterie fiutato l’affare non vogliono lasciarselo sfuggire.
Hanno già presentato istanza al Comune per essere autorizzati ad installare due gazebo in Piazza Monte Grappa. Due cosiddetti “picchetti” dove si raccoglieranno scommesse come negli ippodromi che si rispettano. Tutti lucreranno sull’umano piacere del gioco e sulle speranze nella dea fortuna. Il Comune incasserà i diritti di plateatico, e lo Stato incamererà la tassa sui giochi e le lotterie.
Tutti pronti quindi per Piazza Monte Grappa, con tanto di indotto festaiolo: bancherelle di dolciumi e pop corn, lo zucchero filato gioia dei bambini, e poi alimentari rigorosamente del territorio. Tutti hanno un territorio… anche le burrate campane. Non mancherà la celebrata formaggella del Luinese, se si avrà la fortuna di trovarne ancora qualcuna in magazzino.
L’importanza dell’evento ha fatto centro. Hanno già chiesto l’accredito una cinquantina di TV nostrane e straniere e altrettanti giornalisti della carta stampata, provenienti anche da oltre oceano. Tutti pronti per raccogliere il momento che il sindaco Galimberti scioglierà la riserva e nominerà l’assessore.
Negli alberghi non c’è più un posto libero. Tutti prenotati. Chi si sarebbe aspettato un successo simile? Pare che soprattutto gli americani statunitensi, specialisti in campagne elettorali preparate tra amiche davanti a tante tazze di tè, si siano sentiti superati da Varese per le nuove tecniche di approccio all’elettore. Tutte da analizzare e studiare. Dite poco? Un successo mondiale.
Pare anche che Matteo Salvini, l’uomo dalle mille felpe, sotto l’occhio dei media al di qua e al di là dell’oceano per i presunti finanziamenti russi a sostegno della Lega, si auguri che la vicenda varesina tenga banco. Vorrebbe togliersi di dosso i riflettori, spostare altrove l’attenzione. C’è da capirlo. Intanto la fila dei candidati assessore si allunga. Per regolare le precedenze è stato installato fuori del Palazzo Estense un distributore di biglietti simile a quello dei supermercati. Sono candidati di almeno tre categorie. Quelli che scendono apertamente in campo. Quelli cui pacerebbe di farlo ritenendosene capaci, ma che per modestia o altro hanno remore a scoprirsi. Infine quelli che in virtù di loro comportamenti nel passato hanno fatto presagire un loro remare per la meta.
A questo punto potremmo chiederci se, pur col suo tempo sempre limitato, il sindaco Galimberti avrebbe le qualità per essere un buon assessore alla cultura ad interim. Risposta: sì. Ne è prova che tre anni fa scelse Roberto Cecchi e non Ur Luisin du ra Schiraneta. Quindi nessuna urgenza.
Ma quanti sarebbero i delusi tra i “Vota Antonio La Trippa “. Certo il caldo fa brutti scherzi. Anche quello di scrivere queste divagazioni semiserie su un problema serio.
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