Andrea Camilleri se ne va lasciando ai lettori Il cuoco dell’Alcyon, l’ultimo dei trenta romanzi del commissario Montalbano destinato a dominare a lungo le classifiche; Antonio Scurati vince lo Strega con un libro sul populista Mussolini che contiene qualche svista storica ma vende bene; Marcello Simoni sforna noir medievali campioni d’incassi popolati da abati neri e killer d’abbazia; l’ex giudice Gianrico Carofiglio si conferma tra gli autori più amati e Maurizio De Giovanni ripropone le avventure del commissario Ricciardi. Eppure gli italiani leggono pochi libri. Le statistiche dicono che occupiamo le posizioni di coda nel ranking internazionale con un indice del 60%.
La fotografia del settore scattata al Salone di Torino è scoraggiante. Meno di noi, nel mondo, leggono soltanto brasiliani, sloveni, ciprioti, greci e bulgari. A quattro connazionali su dieci non capita neppure una volta, nell’arco di un anno, di sfogliare un volume, di scorrere un e-book o di ascoltare un audiolibro. E’ vero che il fatturato dei primi 4 mesi del 2019 segna +0,6% sull’anno precedente con una lieve inversione di tendenza. Ma è solo per effetto dei prezzi. Le copie vendute diminuiscono del 2.2% e il risultato è che negli ultimi anni in Italia hanno chiuso più di 2 mila librerie (quanto ai gusti, la narrativa rappresenta il 35,9% dei libri venduti e cresce dell’1,7%).
Con buone ragioni il ministro dei beni culturali Alberto Bonisoli ha pensato ad un piano di soccorso del libro che proprio in questi giorni è passato alla Camera (ora dovrà affrontare l’esame del Senato). Il disegno di legge contempla tredici articoli. Prevede bonus per l’acquisto alle fasce più deboli, istituisce un Albo per le librerie, stanzia fondi alle scuole per formare personale che si occupi delle biblioteche interne. Pone vincoli alla grande distribuzione e un tetto agli sconti, che non potranno superare il 5% anche nel caso delle vendite online (la vecchia legge del 2011 li consentiva fino al 15%). L’unica eccezione riguarda i testi scolastici, cioè i lettori di domani, con sconti del 15%.
Il pomo della discordia sono i super sconti che gli editori praticano ai grossisti e ai dettaglianti. I grandi gruppi che aderiscono all’Associazione Italiana Editori temono che il provvedimento, ponendo un tetto alle promozioni e alzando di fatto i prezzi, disincentivi le famiglie e finisca per danneggiare proprio i piccoli punti vendita. La legge inoltre penalizzerebbe i super e gli ipermercati imponendo vincoli nell’offerta di favorevoli occasioni d’acquisto ai clienti. E rischia di spingere i potenziali acquirenti verso il web. Se si vogliono aiutare le librerie, affermano i grandi editori, serve una forte politica di sconti e di agevolazioni fiscali.
Applaudono invece gli editori indipendenti e fanno osservare che da quando gli sconti sono liberi (2011) non solo l’indice di lettura non è cresciuto, ma sono aumentate le concentrazioni e c’è stata una moria di piccoli punti vendita. La lettura – fanno notare – non si rilancia con il Far West degli sconti e il progetto di legge vuole evitare che il mercato si concentri nelle mani di pochi editori. La legge regolamenta gli squilibri concorrenziali del mercato e impedisce le “selvagge” campagne di promozione da parte dei colossi del web (tipo un buono di 9 euro da spendere in altri prodotti a fronte di un acquisto di 20 libri).
“Limitare gli sconti – sottolinea il ministro – significa combattere il monopolio della vendita online e i colossi come Amazon dovranno adeguarsi. Pensiamo a nuovi incentivi fiscali e all’istituzione di una carta elettronica per le librerie, alimentata da un fondo di un milione di euro. Ne potranno usufruire i cittadini al di sotto dei 20 mila euro annui di reddito Isee che avranno a disposizione una carta di credito di circa 100 euro”. Torino con il suo Salone resterà la capitale del libro, promette Bonisoli, che punta a incentivare la lettura invitando i Comuni italiani a farsi concorrenza organizzando incontri con gli autori, conferenze e dibattiti.
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