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Zic & Zac

GLI UMILIATI

MARCO ZACCHERA - 19/07/2019

anzianoMentre la cronaca quotidiana si concentra su temi o le quotidiane diatribe di governo c’è una diffusa emergenza umanitaria italiana di cui – soprattutto in estate – non parla praticamente nessuno.

Sono le centinaia di migliaia gli anziani che in queste settimane di fatto vengono lasciati soli per i mesi di vacanza (degli altri) e che per loro sono i più tristi di tutti.

Migliaia di pensionati – senza reddito di cittadinanza! – e che con le pensioni che si ritrovano non possono permettersi neppure un condizionatore affollando così già alla mattina – chi almeno riesce a camminare – gli spazi pubblici dei supermercati perché sono gli unici posti gratuiti con l’aria condizionata e dove almeno si chiacchiera un po’. Tanti altri – dopo la partenza dei famigliari o delle badanti part time dell’Est europeo che tornano a casa per le ferie – si ritrovano soli nelle loro case vuote non potendosi pagare nemmeno un posto al mare in ultima fila o in collina con una camera senza bagno alla Pensione Mariuccia.

Ma il vero dramma che ti stringe il cuore è camminare per i corridoi delle case di riposto e vedere gli “ospiti” lasciati soli nei letti, più o meno accuditi da inservienti quasi tutti stranieri perché gli italiani questo lavoro di assistenza da tempo non lo sopportano più.

Sono spesso questi i “letti di sollievo” faticosamente approntati dalle ASL in strutture che a volte sono in condizioni disastrose e dove i medici non passano quasi mai (e tantomeno i carabinieri dei NAS). Edifici spesso vecchi e fatiscenti, ma già location principesche rispetto a tanti appartamenti ammobiliati con pochi letti e dove ufficialmente gli anziani sono posteggiati “in vacanza” dai famigliari in ferie e dove l’assistenza è praticamente nulla.

Soluzioni tampone ma che spesso diventano croniche, dove chi disturba viene sedato, i pannoloni cambiati “una tantum”, il vitto e la pulizia offerta sono davvero approssimati.

Di queste emergenze non parla praticamente nessuno e solo per qualche caso limite si finisce in cronaca, ma è la realtà quotidiana per decine di migliaia di casi sconosciuti avvolti nell’indifferenza generale per drammi umani nascosti, silenziosi, tragici.

Una realtà ignota soprattutto ai più giovani che (giustamente) pensano innanzitutto alle loro vacanze e che neppure immaginano o conoscono queste situazioni in una società che da tempo ha abolito i “doveri” e che quindi non li spinge neppure a prendere contatto con questo mondo di dolore che pure – alla fine – arriva quasi per tutti.

Anche per questo vorrei una società che torni ad imporre ai neo-maggiorenni un periodo obbligatorio di servizio alla comunità – in armi o meno, non importa – anche per rendersi conto di queste umanità nascoste, per dare un’occhiata e capire meglio quanto si sia fortunati avendo almeno la giovinezza e salute, quella che tanti altri non hanno più.

Quanto sarebbe importante avere però su questo tema una informazione adeguata, come decisiva sarebbe l’azione di volontari a servizio di una comunità che dimentica il passato, sgretola il presente e non si preoccupa di questi aspetti del proprio futuro anche se – impietose- le statistiche ci dicono che le generazioni sempre più anziane sono e saranno di gran lunga le più numerose.

Qualche decennio fa le famiglie, allora nuclei ben più strutturati e con situazioni abitative più condivise, avevano di fatto creato una propria rete di assistenza interna divisa tra parenti e cugini in una struttura sociale che nei paesi, in parrocchia, e con una fitta rete di contatti e connessioni permetteva un’assistenza continua basata sugli affetti e una maggiore contiguità tra generazioni.

Oggi non solo non sappiamo nulla del nostro vicino di condominio, ma tutto è delegato all’assistenza pubblica che arriva quando e come può, sempre con costi sociali enormi e quasi sempre senza un minimo di contatto umano, condivisione e soprattutto amicizia.

Sono concetti che non si possono scrivere nei manuali né valutare nei test eppure sono l’essenza dei valori di una comunità che soprattutto nei mesi estivi è diventata distratta, ma soprattutto estremamente egoista.

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