Il calendario è già stato definito, dal 26 al 28 marzo dell’anno prossimo, il programma già fissato, il titolo: “L’economia di Francesco”. Sarà l’occasione per un’analisi della realtà attuale e la ricerca di nuove strade per un’economia capace di essere più rispettosa della persona e dell’ambiente. Nel suo messaggio, scritto il 1 maggio, indirizzato «ai giovani economisti, imprenditori e imprenditrici di tutto il mondo», Papa Francesco ha infatti affermato di volere «mettere in atto un modello economico nuovo, frutto di una cultura della comunione, basato sulla fraternità e sull’equità». E si è rivolto ai giovani: «Per questo desidero incontrarvi ad Assisi: per promuovere insieme, attraverso un “patto” comune, un processo di cambiamento globale che veda in comunione di intenti non solo quanti hanno il dono della fede, ma tutti gli uomini di buona volontà, al di là delle differenze di credo e di nazionalità, uniti da un ideale di fraternità attento soprattutto ai poveri e agli esclusi. Invito ciascuno di voi ad essere protagonista di questo patto, facendosi carico di un impegno individuale e collettivo per coltivare insieme il sogno di un nuovo umanesimo rispondente alle attese dell’uomo e al disegno di Dio. Insieme a voi, e per voi – aggiunge – farò appello ad alcuni dei migliori cultori e cultrici della scienza economica, come anche ad imprenditori e imprenditrici che oggi sono già impegnati a livello mondiale per una economia coerente con questo quadro ideale». Il nome dell’evento sarà “Economy of Francesco” con – spiega Bergoglio – «chiaro riferimento al Santo di Assisi e al Vangelo che egli visse in totale coerenza anche sul piano economico e sociale. Egli ci offre un ideale e, in qualche modo, un programma. Per me, che ho preso il suo nome, è continua fonte di ispirazione».
Più che un programma quindi siamo di fronte ad una sfida che ha molti punti di novità che meritano di essere sottolineati.
In primo luogo il fatto che l’invito non è destinato solo ai giovani e agli economisti, a quanti osservano e studio, in fondo con distacco, la realtà e la portata delle crisi. Ma è invito rivolto esplicitamente agli imprenditori e alle imprenditrici, quasi per valorizzare e rivalutare una delle dimensioni essenziali della realtà economica, la dimensione dell’impresa. È un passaggio culturale molto importante dopo secoli in cui si è posto in primo piano, non senza ragione, il valore del lavoro e dei lavoratori. Certo, il Papa non fa una graduatoria dei valori sociali, ma ritiene che in questa fase sia necessario riscoprire l’impegno e quindi la responsabilità dell’impresa, quale elemento essenziale di un’economia dinamica capace di produrre insieme benessere ed equità sociale.
Si tratta quindi di costruire un progetto economico che abbia il pregio della concretezza, cioè della verifica di iniziative già in atto, e che si muova nell’ambito di un rispetto “francescano” del mondo e della natura. Un progetto sostenibile capace di partire dall’iniziativa delle persone, dalla volontà di organizzare le competenze, di costruire strategie ed obiettivi con il metodo tradizionalmente imprenditoriale.
Un secondo punto importante è proprio quello del rispetto per l’ambiente che prende il nome di sostenibilità. É una prospettiva che l’attuale sistema imprenditoriale ha già posto tra le priorità. Si può ricordare come all’ultima assemblea il presidente uscente degli imprenditori della provincia di Varese, Riccardo Comerio, abbia dedicato proprio alla sostenibilità una parte importante del suo discorso. Una sostenibilità che non gioca in difesa, ma che mobilita tutte le energie per considerare l’ambiente come una risorsa non solo da proteggere, ma da valorizzare per esempio con quell’economia circolare che riduce al minimo lo sfruttamento delle materie prime e dell’energia.
Il richiamo del Papa si muove nell’ottica della concretezza, della fattibilità, del confronto costruttivo di esperienze diverse.
Esperienze diverse possono così guardare allo stesso obiettivo e misurare la propria efficacia in una realtà altrettanto complessa quanto ricca di opportunità come quella attuale. Perché mai come oggi l’umanità possiede un livello di tecnologia e di innovazione in grado di indirizzare su vie nuove il cammino del mondo. Non è facile rendersi conto che è a rischio la stessa vision della dignità della persona se la società resta dominata, anche e pericolosamente dal profilo culturale, dalla cultura del denaro da una parte e dall’altra dallo logica della chiusura (dei porti, ma anche della voglia di affrontare nuovi assetti sociali).
Per queste ragioni è importante affermare che una nuova economia è possibile. Magari a piccoli passi, ma con vantaggi per tutti.
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