Per tirarsi un po’ su il morale rispetto alla situazione politica in cui il nostro Paese oggi si trova — con un governo sostanzialmente paralizzato dall’assoluta eterogeneità delle due forze politiche di cui si compone — può essere di qualche aiuto ricordarsi il pericolo cui scampammo nella primavera dell’anno scorso: il nuovo governo tecnico che il presidente Mattarella stava cercando di rifilarci. Per non ridire cose già dette rimando per questo al mio commento dal titolo La battaglia per la democrazia, che Salvini e di Maio sono riusciti a vincere, e quella ancor più ardua che li aspetta pubblicato in questo stesso sito lo scorso 31 maggio 2018.
Ormai a oltre un anno dall’entrata in carica di Giuseppe Conte e dei suoi spesso improbabili ministri e viceministri i fatti non smettono però di dimostrare che l’ipotesi di un governo quinquennale di tregua — sostenuto da due forze unite dalla loro comune posizione anti-establishment ma divise su tutto il resto — non regge alla prova dei fatti. Lega e 5 Stelle si erano accordati per stare malgrado tutto insieme al governo per il tempo necessario per spingere ai margini gli ultimi eredi dell’epoca della Guerra fredda, rispettivamente Forza Italia, ultima reincarnazione della Dc e del Psi, e il Partito democratico, ultima reincarnazione del Pci. Ciò sarebbe forse stato possibile in un momento di particolare stabilità economica e sociale, ma non è questo il caso del tempo in cui viviamo.
Inoltre la strana vicenda di ONG per lo più nord-europee ricche di mezzi al punto di poter noleggiare navi che raccolgono migranti in mare puntando a portarli in Italia anche quando sarebbero tenute a portarli altrove (ad esempio in Tunisia) fa pensare a un assedio politico internazionale mirato contro l’attuale governo italiano; e in particolare contro la Lega. Si aggiunga infine che lo sgretolamento sia di Forza Italia che del Partito democratico stanno procedendo più in fretta del previsto.
Tutto ciò sommato, a mio avviso Salvini dovrebbe avere il coraggio di aprire la crisi di governo e puntare a nuove elezioni. Senza dubbio per prendere una decisione del genere di coraggio ce ne vuole perché si tratta di affrontare due grossi rischi. Il primo è che il presidente Mattarella tenti di rigiocare la carta del “governo tecnico”, certo del sostegno di tutta la grande stampa e della cosiddetta “Europa” (ovvero della Germania e della Francia). Il secondo è che Salvini, inebriato dalla sua indubbia straordinaria capacità di raccogliere il consenso popolare, si convinca di poter fare da sé le grandi riforme che prospetta.
In realtà riforme del genere implicano un patrimonio di idee, di esperienze e di prestigio internazionale che da sola la Lega non ha, o quanto meno non ha a sufficienza. Se dunque non riesce ad agganciare l’area popolare, oggi priva di reale rappresentanza politica, la Lega fallisce e va a finire come Forza Italia.
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