La mostra ‘Carlo Basilico, la pittura come le pagine di un diario’, in essere alla Züst sino al 25 agosto 2019, si inserisce nella riscoperta di artisti del territorio insubrico che si sono ‘persi tra le maglie della Storia’, secondo una prassi della Pinacoteca ormai consolidata negli anni.
Nelle parole dell’artista al nipote Rudy‘…se fossi vissuto a Parigi senza la responsabilità di dover pensare alla famiglia e alla ditta, avrei potuto dedicarmi esclusivamente alla pittura e mi sarei sviluppato altrimenti’ … si condensa la scelta ponderata di Carlo Basilico, che tra responsabilità famigliari e lavorative ed estro artistico, ha scelto la famiglia e il lavoro riservando alla pittura, il ruolo di svago, di ‘pausa dal lavoro ’. La sua professione gravitò comunque nell’ambito artistico, perché lavorò come ‘decoratore d’interni’, attività che esige capacità manuali ma anche estro e creatività. Basilico nato nel 1895 a Rancate, da una famiglia di modeste condizioni economiche, il padre, Adolfo lombardo d’origine, la madre Cecilia di Stabio; fin da ragazzo dopo una giornata di lavoro come pittore-decoratore, frequenta i Corsi Serali di Disegno a Mendrisio, mostrando di possedere doti artistiche non comuni.
Impiega il denaro guadagnato per trasferirsi, a soli 14 anni, a Torino, per frequentare i corsi di ‘Ornamentazione’ presso la Scuola Tecnica Operaia Serale di San Carlo, la più rinomata all’ inizio del XX secolo. Nel 1915 consegue il diploma e vince anche la medaglia d’argento per il corso di ‘ornato’. A Torino acquisisce competenze in campo teoretico e pratico; le utilizza quando, tornato in Ticino nel 1916 lavora per Cesare Rusca, pittore di Ligornetto e poi per l’impresa di decorazione di Pietro Prada. L’ampio bagaglio di conoscenze, insieme ad eventi fortuiti e fortunati, gli consente di succedere al titolare della ditta Prada, divenuto nel frattempo suo suocero, nel 1926
Si iscrive alla Società Ticinese per le Belle Arti, mosso dalla forte passione che nutre per il disegno, ma si dedica anche della progettazione di scenografie, realizza manifesti e lavori di design; dal 1926 è presente alla mostra annuale a Lugano e nel 1930 espone tre opere al Kunsthaus di Zurigo.
Negli anni Cinquanta l’ornamentazione è ormai in disuso e la ditta di decorazioni in declino; dal 1954 Basilico si dedica alla progettazione architettonica: lavora con l’industriale Luigi Giussani, per il quale nel 1944 aveva già progettato e realizzato la tomba di famiglia a Chiasso.
La mostra propone una carrellata di ritratti e paesaggi, siparietti di famiglia a spazi domestici, insieme ad una ricca documentazione dei lavori eseguiti come architetto e designer.
C’è una evoluzione nel percorso artistico sia nello stile che nella scelta dei soggetti. L’impronta accademica ricevuta a Torino è presente nei primi lavori; dapprima ritratti, autoritratti, studi di modello sono realizzati a matita e a carboncino in bianco e nero o con la sanguigna, poi emerge il colore allo stato puro, non miscelato sulla tavolozza, applicato con tocchi rapidi, giocato sul contrasto tra luce ed ombra. Passa dai colori pastello, morbidi e soffusi di ‘Cancello di villa Prada’, ai colori accesi azzurri viola arancioni stesi con pennellate decise, nell’opera ‘Nei campi’.
Basilico si dedica prevalentemente ai ritratti o agli ambienti domestici ‘soggetti di assai scarsa commerciabilità’, perché per lui dipingere è fermare qualcosa che ha intessuto con lui un’emozione, insieme all’emozione che ha provato e che solo la sua mano può eternizzare sulla carta; dipingere diviene allora una ‘prova d’amore’ del figlio che fissa la figura della madre in molteplici successioni, ‘Mam Zila sulla seggiola’, …’che dorme’,..’ alla finestra’, con la mano sugli occhi’, per eternare la dolcezza della figura sempre più segnata dagli anni, Dipingere è lo scrutare del pittore dentro sé stesso, fissando il proprio volto nel trascorrere del tempo, cogliendone le fattezze del ragazzo che via via sono appesantite dagli anni, quando compaiono le rughe le palpebre gonfie, come illustrano in mostra dieci ‘Autoritratti’ in sequenza dal 1920 al 1962.
Per uno stretto numero di soggetti, la madre, Irma, Graziella, Rudy, realizza una sorta di ‘contemplazione da angoli visuali’ diversi e con tecniche diverse come se non fosse mai pago di un unico ‘scatto’ che consente solo di cogliere in modo effimero la realtà nel suo attimo fuggente.
Oltre alla famiglia, all’ambiente domestico, si pensi alla delicata tempera ‘ Contro-luce’ con la dolcissima figura materna accanto al figlioletto, soggetto privilegiato è il paesaggio ‘dentro e oltre il cancello ’ basti pensare a ‘Angolo di terrazzo’ o a ‘Cortile con i fiori’, sono la campagna e le colline del Mendrisiotto, con la gamma cromatica di verdi di marroni delle terre, con i volumi ben definiti. Il paesaggio è sempre vicino e familiare sono i campi arati o i casolari –‘ Casolare con vigneto’ o ‘Strada di campagna’ o ‘Campagna a Morbio’- che segnano il profilo delle colline e monti lontani segnate dal lavoro degli uomini. La campagna non è idealizzata: è resa in maniera impressionista e non ci sono vedute caratterizzate da fedeltà oggettiva perché ogni paesaggio è segnato dall’emozione del sentimento che prova l’autore.
Come altri artisti locali, Attilio Balmelli o Emilio Maccagni, Basilico è vicino all’ insegnamento dei pittori lombarda nella scelta dei soggetti, che sono momenti di vita quotidiana, ma la resa del colore è del tutto personale, ricco di elementi impressionisti e postimpressionisti, inoltre da ‘pittore non professionista’ concepisce la sua produzione come destinata a fissare sulla tela la madre, la moglie, la figlia, gli spazi domestici, l’armonia familiare, gli angoli di casa, i paesaggi del Mendrisiotto, le sue colline, i vigneti, i suoi villaggi sparsi tra i pendii, i suoi campi e le sue strade, la bellezza della campagna che suscita emozione, un’impressione, per eternarla come esperienza viva e reale.
Carlo Basilico ‘La pittura come le pagine di un diario’
Pinacoteca Züst – Rancate
Fino al 25 agosto 2019
Orari: Luglio – Agosto: 14-18
Chiuso il lunedì. Festivi aperto
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