“Non abbiate paura: voi valete più di molti passeri!“. Il nostro è un Dio che si prende cura dei passeri e poi si perde amoroso a contarmi i capelli in capo. Eppure i passeri continuano a cadere…, gli innocenti a morire…, i bambini ad essere venduti…
Dio però rassicura i suoi: “Non temete, neppure un passero cadrà a terra senza il volere del Padre vostro“.
Ma allora è Dio che fa cadere? È lui che spezza le ali, è suo volere la morte? No. Il Vangelo non dice questo. Assicura invece che neppure un passero cadrà a terra “aneu“, letteralmente “al di fuori, all’insaputa di Dio“, di un Signore coinvolto nel volo e nel dolore delle sue creature.
Nulla accadrà nell’assenza di Dio, ma nel mondo troppi cadono a terra senza che Dio lo voglia, troppe cose accadono contro il volere di Dio: ogni odio, ogni guerra, ogni ingiustizia.
Ma nulla accade “al di fuori di Dio”. Egli si china su di me. Intreccia la sua speranza con la mia, il suo respiro con il respiro dell’uomo, sta nel riflesso più profondo delle nostre lacrime per moltiplicare il coraggio.
La risposta del cristiano all’aggressione del male è la santità vissuta. «Il martirio, che è la riproposizione della “parola, quella della croce” – ha scritto Enzo Bianchi in Cristiani nella società – da sempre è inscritto nella vita del cristiano, fin dal battesimo che è immersione nella morte del Signore. Per questo è giusto chiederci: “Perché il cristiano può essere perseguitato?”.
Dove affiora il radicalismo cristiano, dove la memoria di Cristo si fa autentica ed efficace, là diventa possibile bere il calice. L’urto della fede, che non va cercato, avviene. Se la professione di fede non porta a un concreto e quotidiano morire per il Signore perdendo la propria vita, allora lo stesso vivere per lui è inficiato in radice.
In vista di questo è necessario che la comunità cristiana viva il primato della fede in una conoscenza-amore del Signore al di sopra di ogni conoscenza e di ogni amore. Si tratta cioè di sillabare il qui e l’oggi nella logica del Servo che dà la vita per gli altri, che si fa schiavo fino a lavare i piedi ai fratelli, che avvolge il peccatore con la misericordia di Dio, che opera la pace in mitezza, che prega e vuole che tutti gli uomini arrivino alla verità e siano salvati».
Si tratta, in una parola, della santità. I santi sono l’autentica e concreta “sequela del vangelo” nella storia, tra gli uomini. Ecco perché c’è bisogno di santi e di comunità sante, di chiese sante!
Solo così il mondo può essere invitato a credere in Gesù Cristo e in colui che l’ha mandato. Sequela come santità vissuta, perché il vangelo non è un libro, non è solo una bella notizia, ma è e deve essere la vita del cristiano.
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