Qualche giorno fa ho avuto la possibilità di visitare, insieme alla mia cara amica e collega Silvana Puricelli, la sede della Cooperativa Sociale Ballafon in Via Monte Santo 25 a Varese, dove siamo stati accolti dal Presidente Seydou Konate e dal Direttore Luca Dal Ben.
Ballafon è stata fondata da Seydou nel 2006 per accogliere ed integrare i migranti, assistendoli nel loro percorso di richiedenti asilo, fornendo corsi di lingua, formazione professionale, assistenza medica ed anche una degna abitazione. Oltre ai migranti Ballafon si occupa anche di minori sia stranieri che italiani, attraverso due comunità la San Kizito e la San Tarcisio.
La Cooperativa prende il suo nome da uno strumento musicale tradizionale dell’Africa Occidentale, chiamato appunto Ballafon o Balafon. Si tratta di uno xilofono costituito da fasce di legno o bambù e da zucche che fungono da casse di risonanza, posizionate al di sotto delle fasce; la tonalità del suono che si produce percuotendo con una bacchetta la fascia di legno dipende dalle dimensioni della zucca sottostante, se la zucca è grande la tonalità sarà bassa e viceversa alta se la zucca è piccola. Mentre parlavamo con Seydou e Luca, che ci illustravano tutte le attività che Ballafon realizza, guardando e provando a suonare lo strumento che fa bella mostra di sé nello studio di Seydou, pensavo che, come l’inventiva delle popolazioni dell’Africa Occidentale è riuscita a creare da materiali così poveri uno strumento musicale, così i nostri amici di Ballafon, con poche risorse e tanto cuore, stanno realizzando un’opera di grande valore.
Ma soprattutto sono stato colpito dalla passione e dalla dedizione di Luca Dal Ben, che conosco da molti anni, ma che ora potevo incontrare nella sua veste di Direttore di Ballafon, ruolo che riveste dal dicembre 2017.
Di questi tempi agli occhi di molti connazionali, sia politici che non, occuparsi di extra-comunitari non costituisce certo un punto di merito, al contrario si tratta di qualcosa che viene visto con sospetto. Ma a Luca non importa se deve “andare contro-corrente”, sa di essere al servizio di persone, adulti e ragazzi, che hanno bisogno e che hanno un valore, che non dipende dal colore della pelle o dalla nazione di provenienza. E li conosce ad uno ad uno, come un padre i suoi propri figli.
D’altra parte per Luca l’esperienza della paternità è una costante: con sua moglie Laura, oltre ai loro tre figli naturali, ha accolto in affido in tempi diversi dieci bambini, due di questi sono poi stati da loro adottati.
Da dove nasce un cuore così grande, una tale capacità di accoglienza e di dedizione, di paternità?
“Tam pater nemo”, dice la Bibbia di Dio: nessuno è così padre come Dio, che dà la vita ad ogni uomo: Luca è sicuramente un Suo stretto collaboratore.
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