Ribelliamoci e riprendiamo il nostro vivere. Riprendiamo la nostra vita. Riprendiamo la nostra vera cultura. Che ci venga restituito il modo di viverla come vogliamo noi e non come vogliono gli altri che utilizzano le tecnologie elettroniche dei nostri giorni. Gli altri, demoni perversi, forzano le nostre emotività con bugie, con alterazioni della realtà, con abili balle sparate anche da giornalisti professionisti. Ciò che lascia perplessi è che pochi di questi vengano richiamati dagli ordini professionali, da chi dovrebbe vigilare.
Vien da gridare: abbasso i social, abbasso queste diavolerie elettroniche, abbasso tutti i giochi elettronici facile veleno per cervelli giovanili, abbasso la scienza delle comunicazioni, abbasso la martellante pubblicità delle TV e tutto ciò che non ci lascia pensare!
Esagerato parlare di “demoni perversi”? Scoramento e preoccupazione nascono di fronte a una disonestà ideologica che giustifica tutti i mezzi per raggiungere un fine.
Ora son tornate le lunghe serate estive che potrebbero permetterci ore serene all’aperto. Ore che potrebbero darci la possibilità di trascorrere momenti fuori casa, nelle nostre vie, nelle nostre piazze e respirare l’aria serale chiacchierando con amici, con vicini, anche con sconosciuti che magari hanno voglia di parlare o sentono il bisogno di parlare con altri.
Oltre tutto a noi varesini sono stati donati tanti punti panoramici con paesaggi d’incanto. In quei punti ci si può fermare nelle diverse ore della giornata per godere il trascorrere dell’avventura del giorno. Il cangiare continuo delle luci, dei colori. Vedere lo sbocciare dei fiori nei prati, l’appassire lento dei loro petali, il comparire dei loro semi. Poi nelle ore serali si ha la possibilità di fantastici spettacoli: vedere tramonti unici, che non si ripetono mai, tramonti originali, non sovrapponibili, infiniti e nello stesso tempo singoli. Ogni giorno un tramonto diverso, ma pochi li sanno godere. La maggioranza di noi è inchiodata nel suo appartamento condominiale davanti ad uno schermo dove ci fanno vedere quello che loro vogliono, che loro hanno preparato, dove cercano di condizionarci, di farci pensare come vogliono loro, spingendoci a comprare quello che vogliono loro, a gustare quello che vogliono loro, lasciandoci la convinzione di essere liberi, di volere noi quelle cose.
Come fanno? Attraverso le loro tecnologie sanno come noi la pensiamo, i dubbi che abbiamo, le paure, le angosce che ci scuotono incrociate con le preoccupazioni, le romanticherie, le passioni, i desideri, le sofferenze interiori. Purtroppo vengono a sapere troppo di noi, beffardamente rassicurandoci di rispettare la “privacy”, ma non è vero. Sono sufficienti incauti “mi piace” cliccati per far contento un amico ed eccoci classificati. Anche con le lugubri “faccette” ci classificano.
In breve ripeto: chiusi nelle nostre stanze ci rubano la nostra libertà, la nostra volontà, spengono le nostre personalità dopo averle studiate prima con la psicologia analogica, con le formule delle statistiche applicate ai nostri comportamenti, alle nostre frasi scritte sui social, ai nostri consumi rilevati dalle tessere che usiamo quando andiamo al super mercato, ai tipi di abiti che acquistiamo, alle scarpe che comperiamo, a ciò che guardiamo in TV.
Infine ci son politici che gridano che loro rappresentano quello che io penso e prendono folli decisioni affermando che sono io a volerle. Invece ci sentiamo tolta la libertà di esprimere un pensiero diverso perché sono troppo timidi e tremebondi quelli che abbiamo incaricato di esprimere il nostro vero parere. Anche questi ci hanno traditi, ripiegati sulla loro carriera politica.
Ci hanno fatto dimenticare l’importanza del silenzio meditativo di fronte ai problemi importanti della vita, ai problemi della salute, ai problemi del lavoro, delle pensioni, del calo delle nascite. Prigionieri dobbiamo vivere come vogliono loro, dobbiamo spendere per digitare sui telefonini, sui tablet, sui PC, con la proibizione di pensare, esercizio giudicato troppo pericoloso per i poveri Cristi come noi. Non possiamo essere diversi da quelle figure che loro hanno rilevato con le loro formule statistiche intrise di cattiveria, con i loro “algoritmi”. Ma perché nessuno ci difende? Perché dobbiamo ubbidire agli ignoranti? Perché non ci si accorge che le vittime siamo noi, siamo noi gli odierni sfruttati, noi calpestati da una falsa democrazia, noi impoveriti, derubati dei nostri pensieri.
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