Ci sono valori che passano e altri che restano inchiodati alla loro natura, decisi a opporsi alla debolezza umana, forti di quella tradizione in cui i beni affettivi hanno un ruolo decisivo, proprio come la famiglia. Quando si parla di vita non si può fare a meno di ricordare chi l’ha donata, magari tra mille fatiche e mille problemi. Un atto d’amore dunque, qualcosa che percepiamo e che ci avvolge, che spesso ci tocca la spalla, soprattutto quando facciamo o pensiamo cose che non rientrano in quel meraviglioso sistema educativo che abbiamo ricevuto.
Pensare la vita, osservarla, donarla, amarla, trasmetterla, fa parte di un vissuto unico, che è di ciascuna persona, un dono che non abbiamo fatto nulla per meritarcelo e che ci troviamo tra le mani come un preziosissimo bene da conservare e da proteggere. Ma cosa facciamo realmente per meritarcela? Oggi si parla moltissimo di verità alternative, siamo diventati tutti bravissimi a trovare soluzioni, a riposizionare la storia, tentando di darle quel volto che torna meglio, sembra che il mondo abbia scoperto verità più confortanti, salvo poi ritrovarsi immerso nelle sue contraddizioni, incapace spesso di ristabilire un contatto vero con la realtà, quella che nessuno può confutare, perché madre natura ha voluto che fosse così, senza se e senza ma.
La vita è troppo importante per scendere a compromessi, è troppo chiara e precisa per poter subire modificazioni e mutazioni, ha una sua natura irremovibile, misteriosa e inconfutabile, ha una sua essenza, un suo modo di essere, un fine e uno scopo, nulla è lasciato all’indeterminazione, nulla sfugge alla sua straordinaria complessità e bellezza, anche quando viene disprezzata, cancellata, lasciata in pasto a quei materialismi umani che la distruggono.
È nei momenti peggiori che se ne sente la necessità, è quando il mondo che ti circonda fa di tutto per fartela disprezzare, che ne avverti la sacralità, è quando l’uomo pensa di sovrapporsi alle leggi naturali e a quelle divine che la vita riapre i suoi balconi e si affaccia, lasciando che la luce ne ravvivi ogni spazio. In questi anni di contestazioni e di guerre, di corruzioni e di demagogia persistente, la vita si ripropone, riapre il suo dialogo con un’umanità stanca, spenta, incapace in molti casi di consolidare la propria forza, la propria voglia di vivere, la stimola, la costringe a riflettere sulle cose che contano, quelle che non si consumano con il passare del tempo.
La vita di una persona è il bene più grande, per questo va coltivata ogni giorno con cura, ha bisogno di sentirsi protetta e amata, consolidata e potenziata, ha bisogno soprattutto di uscire dalle ristrettezze di una cultura che si è lasciata inaridire da promesse a breve termine, capaci di ammaliare, ma sempre più incapaci di regalare un attimo di felicità, fuori dal gioco delle furbizie e delle consorterie, dove spesso la libertà diventa prigionia e dove la bellezza, quella vera, si consuma sistematicamente dentro il tempo delle illusioni.
Viviamo un tempo in cui il legame con l’interiorità è sempre meno presente, in cui la presunzione raggiunge confini imprevedibili e dove non esiste più nulla e in cui diventa difficile trovare una solida base d’appoggio. È il tempo degli eroi e delle eroine, personaggi creati dalla fantasia popolare per alimentare quel senso di vuoto che inchioda l’uomo a varie forme di sudditanza, dove diventa sempre più difficile credere, amare, lottare, proporre una verità che sollevi l’animo verso mete meno abbaglianti, ma più confortevoli, capaci di riabilitare quel senso di smarrimento che coglie quando non si è più in grado di sorridere e di abbracciare.
Amare la vita è ritrovare ogni giorno un equilibrio, restituire al cuore un ristoro alla sua pena, rimettere in circolo il dono della speranza, certi che nulla di ciò che realmente conta viene trascurato o abbandonato e che alla fine lo sguardo, anche il più incerto, sale sempre a cercare dentro la grande pancia della notte quella brillantezza che ripropone il tema dell’armonia e quello della speranza.
La natura umana s’improvvisa creatrice e affabulatrice, dimostra la sua incredibile forza attrattiva, stupisce, boccheggia colta dalla meraviglia, cerca ogni volta di voler dimostrare che il mistero lo si può interpretare e vivere senza per forza avere la presunzione di cambiare ciò che è parte integrante di un perfetto equilibrio. Ritrovare il senso della vita significa creare una relazione con quel mondo che interagisce con noi e con il quale è sempre stimolante creare legami di rispetto e di amore profondo
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