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Apologie Paradossali

EPOCA DEL CAPITANISMO

COSTANTE PORTATADINO - 05/07/2019

capitano(S) Il direttore (tuo capitano) ti ha suggerito di occuparti di ‘cose che càpitano’: sarà per distrarti dall’occuparti ancora di bandiere e capitani o, al contrario, è suggestionato dall’assonanza e magari dalla vicinanza etimologica dei due termini?

(O) Non chiediamoglielo nemmeno, gli intrecci sono tanti che potremmo dialogare per decine di apologie. Di questi tempi, poi, sembra che le cose più curiose e paradossali càpitino proprio ai capitani e alle capitane. Procediamo, però, con metodo. Vediamo prima il nesso tra le due cose. Evidentemente derivano entrambe dal latino CAPUT, il capo, la testa, entrambe per metafora. Il capitano è la testa che guida un gruppo di inferiori, il verbo capitare in latino classico non esiste, in italiano, rispetto ai quasi sinonimi accadere, avvenire, succedere ecc. accentua i significati di imprevisto, di casualità. Il detto ‘cosa fatta, capo ha’ conserva traccia conserva traccia dell’origine di questo significato. Quindi le cose che càpitano sono avvenute inaspettatamente, per caso, non secondo le attese di chi invece, nella sua responsabilità aveva pensato e programmato altro.

(C) Quindi le cose che càpitano sono proprio quelle contrarie alle attese del capitano e, secondo me, è bene che ci siano, Sono la salvaguardia della libertà individuale e di tutti coloro che sono soggetti ad un potere superiore.

(S) Siete sempre pronti a mettere in discussione il principio di autorità, che invece nel mondo frammentato di oggi è proprio necessario per ritrovare un minimo di unità.

(C) Non esito a riconoscere la necessità dell’unità, sostenuta da una reale autorevolezza. E’ sempre più urgente, nella Chiesa, nell’ Europa, negli Stati, nella società, nella scuola, nelle famiglie, dappertutto. Ma tu mi dai sempre l’idea che saresti disposto, per ottenerla ad applicare la logica del pastore col gregge: bastone e cane da guardia. Non solo non mi piace, ma viene sempre smentita dai fatti. La volta scorsa abbiamo proposto qualche esempio di capitani-bandiera, Totti, Rivera, Berlusconi, Renzi, Platini, abbiamo evocato persino Napoleone. Ma questi sono esempi apicali nel loro campo, casi straordinari. Nel grado militare dell’esercito, invece, il capitano riveste il grado massimo tra gli ufficiali inferiori. Mi viene da pensare che sia Caput perché deve andare alla testa della truppa, esponendosi ai rischi del combattimento ben più degli ufficiali superiori che stanno invece al riparo nel posto di comando. Ovviamente non è la stessa cosa in Marina, dove i comandanti, essendo imbarcati condividono lo stesso rischio dell’ultimo marinaio, quindi i capitani sono ufficiali superiori.

(S) Ah, la Marina. Eccoci allo scontro tra il Capitano Salvini e la Capitana Carola, che nel secondo tempo rimonta e vince. Ma non sarà perché è cambiato l’arbitro? La legge, oltre che uguale per tutti non dovrebbe essere sempre uguale a se stessa, applicabile facilmente, in modo univoco e non secondo le convinzioni e le interpretazione del giudice di turno?

(C) Credevo di avere già spiegato nell’Apologia di un mese fa in cui parlavo della necessità che avvengano, anzi ‘capitino’, gli scandali come quello del CSM, che il giudice è comunque sempre politico, perché è un uomo del suo tempo e la sua percezione dei fatti è sempre soggettiva e influenzata dalla cultura e dalla morale della società di cui è parte. Avevo anche espresso la necessità di una riforma sia del CSM sia di talune leggi-architravi della magistratura italiana. Qui posso aggiungere, come tra parentesi, che si scopre che nel caso CSM il capitano/pastore vero era tale Palamara, che si avvaleva di fidi collaboratori come, metaforicamente, il pastore del gregge si avvale di collaboratori a quattro zampe, che non nomino per evitare il rischio di essere frainteso e scambiato per uno che insulta. Ma una cosa è stata scarsamente rilevata anche dalla stampa più critica: da quale Stato Maggiore arrivavano gli ordini al capitano di fanteria Palamara, dal momento che i suoi diretti superiori, Presidente e Vicepresidente del CSM, appaiono estranei e forse vittime delle manovre?

(O) Non lo so, non voglio fare congetture. Sono felice di poter pensare che talvolta capitino cose che noi umani non abbiamo previsto, programmato e realizzato. Cose che contraddicono il nostro giudizio, spesso i nostri pregiudizi.

(S) Questo va bene. Ma capita anche che le cose che càpitano abbiano degli effetti tutti negativi oppure del tutto paradossali, tanto da essere incomprensibili. E non parlo solo delle catastrofi naturali, delle guerre e cose simili. Raramente capita che “non tutto il male viene per nuocere”. Ancor più raramente che di fronte all’evidenza di ‘male comune’ le parti in causa si ritirino dalle loro esagerazioni e cerchino una via di ‘bene comune’. Non è questo quello che è accaduto nel caso SEA WATCH?

(C) Il caso Sea Watch è stato gestito ‘di comune disaccordo’, nel senso che a ciascuna delle parti conveniva lo scandalo, anzi lo scontro. A Salvini per rafforzare la sua posizione integralista in Italia e in Europa, credo infatti che aumenti i voti al suo partito nella medesima proporzione in cui aumenta il suo discredito presso gli oppositori, ma di questo non se ne cale. Alla ONG SEA WATCH e. v. (associazione registrata) lo scontro è stato molto conveniente, ha consentito di lanciare una sottoscrizione che già in pochi giorni ha superato il montante della multa minacciata, senza contare l’effetto pubblicitario di lunga durata. Il terzo soggetto, L’UE è forse quello che ha guadagnato di più, scaricando colpe e fastidi sugli altri due, nascondendo la propria cronica incapacità di prendere decisioni veramente importanti e confinando il problema all’accoglienza di pochissime persone, quando invece riguarda decine di milioni di là dal mare come urgenza immediate e l’intera area Euro-Africana se lo guardiamo su tempi appena più lunghi di un decennio.

(S) Quindi un bell’esempio di convenienze particolari e contingenti, ma di danni generali e permanenti. Che fare? Schierarci, come chiede per esempio Saviano o cercare nuove soluzioni, condivise e durature? Non mi ritrovo quando scrive: “Con chi volete stare? Con chi chiede manette per chi ha salvato vite? Con chi augura a una donna una violenza carnale? Da che parte volete stare?” Non è nemmeno il caso di cercare una ‘terza via’, per regolare decentemente il fenomeno migratorio, ma di trovare una posizione che affronti il problema nella sua concreta complessità. Il rischio dell’ideologo è di immaginare una società perfetta, il migliore dei mondi possibile e di suggerire di usare il potere, in qualsiasi forma, per realizzarlo. In questo modo si cade nel manicheismo volgare, nell’avere sempre ragione noi e gli altri sempre torto. L’intellettuale diventa il pastore col bastone. Perde la sua funzione di autorevolezza, non condizionata dal potere.

(O) Le cose che capitano hanno questo grande pregio, di non rinchiuderci nelle nostre granitiche certezze, ma di aprirci a domande sempre nuove. L’esito dell’Apologia di oggi, dunque, non può essere una conclusione affermativa, lasciatemi piuttosto aggiungere una semplice raccolta di ‘cose capitate’ in questi giorni, cui nessuno di noi applicherà giudizi, commenti o posizioni politiche. Non vogliamo stare da nessuna parte, ma proporre di riflettere su grandi problemi o su cose apparentemente leggere, che forse nascondono qualche messaggio simbolico. Sono solo titoli di notizie ‘capitate’ sui giornali o su internet, messe in ordine sparso. In coda una biblio-biografia di ‘capitani’.

(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante

Bibliografia divertente per l’estate, sull’uso e l’abuso della figura del capitano:
Walt Whitman, Foglie d’erba
Rudyard Kipling, Capitani Coraggiosi
Nando Dalla Chiesa, Capitano, mio capitano, la leggenda di Armando Picchi
Gabriele Cremonini, Luciano Bernardini, O capitano! Mio capitano! La storia di Girolamo da Casio, presunto modello del s. Giovanni nell’Ultima Cena di Leonardo
COMPATANGELO M. LETIZIA ,O Capitano, Mio Capitano! EDUARDO MAESTRO DI DRAMMATURGIA
Mirko Crocoli, Matteo Salvini. «O capitano! Mio capitano!» (no comment).
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