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Cultura

TRAMA DELLE LUCCIOLE

BARBARA MAJORINO - 28/06/2019

luccioleDura ben poco il tempo delle lucciole, gli insetti della nostra infanzia. Pare che il periodo dell’accoppiamento sia tra giugno e i primi di luglio. La femmina può emettere luce per oltre due ore, mentre il maschio solo per brevi istanti. Le cause principali della scomparsa delle lucciole sono l’utilizzo di pesticidi, dei diserbanti, la cementificazione e, naturalmente, l’inquinamento luminoso. Inoltre I pesticidi uccidono le larve che potrebbero essere invece ottime alleate degli agricoltori, si nutrono infatti di lumache, chiocciole e altri insetti dannosi per le colture.

La lucciola predilige l’oscurità e la mania di installare fari e faretti nei giardini, la tiene necessariamente lontana. Il caratteristico bagliore delle lucciole, fenomeno definito bioluminescenza, è finalizzato all’accoppiamento, la sua luce giallo-verde a intermittenza serve appunto ai maschi. Quelle che vediamo volteggiare nel cielo di notte in un campo di grano o in un bosco, o negli orti sono quindi i maschi della specie e proprio perché a differenza delle femmine possono emettere luce solo per pochi istanti. Noi possiamo ammirare quelle piccole luci giallo-verdi che si accendono e spengono di continuo. La luce emessa da questi insetti serve per la riproduzione, maschi e femmine si attirano nel buio per accoppiarsi. Il periodo di accoppiamento avviene nei mesi di giugno e primi di luglio, di solito tra le 22 e mezzanotte.

Ma con l’impazzimento climatico è facile vederle svolazzare anche nelle ultime settimane di maggio, se non è un maggio piovoso come quello di quest’anno. Le femmine aspettano con la loro pancia illuminata i maschi mettendosi in cavità dei muri, anche per due ore. Se non arriva nessuno, si ritirano nel loro nascondiglio e ci riprovano la notte successiva. Questo rito si può ripetere per varie notti finché il rituale non ha successo. Della scomparsa delle lucciole se ne occupò Pasolini in un celebre articolo del 1975 che suddivise le ere della ricostruzione italiana in tre fasi: 1) Prima della scomparsa delle lucciole 2) Durante la scomparsa delle lucciole 3) Dopo la scomparsa delle lucciole. È possibile reperire l’articolo nell’archivio del Corriere della Sera.

Da bambini aspettavamo trepidanti il tempo della mezza estate nel quale le lucciole volteggiavano e andavamo a catturarle in un bicchiere per portarle a casa, spegnere la luce e vederle vagabondare per le stanze per noi era quasi una festa. Con le nonne e le zie che ci rimproveravano per questi che in fondo non erano che innocenti scherzucci. Di solito la cattura di questi insetti era accompagnata da una filastrocca propiziatoria:“”Lucciola lucciola vien da me/ che ti do il pan del re/il pan del re e della regina/lucciola lucciola vieni vicina””.

Recentemente in un bosco di lecci vicino al mare nella suggestiva località di Framura, nel Levante ligure, ho assistito con piacere all’incantesimo rinnovato delle lucciole in volo. Erano finalmente tante, e il loro vagare nell’oscurità è stato sufficiente a rinnovare un’emozione tralasciata lontano nel tempo. Ogni paese non troppo antropizzato e cementificato dovrebbe organizzare la sua visita guidata nel posto delle lucciole messo in serbo per i suoi abitanti, curando a dovere il periodo del loro accoppiamento, poiché tutto ciò di cui non ci prendiamo cura è destinato ad essere perduto. Come “la scia di una nave acqua da acqua”, per citare le parole del poeta Camillo Sbarbaro (nato a Santa Margherita ligure nel 1888) che ha dedicato proprio alle lucciole questa splendida poesia di cui riporto il testo:

”La trama delle lucciole
ricordi sul mar di Nervi, mia dolcezza prima?
(trasognato paese dove fui ieri
e che già non riconosce il cuore)
Forse. Ma il gesto che ti incise dentro
io non ricordo; e stillano in me dolce
parole che non sai d’aver dette.
Estrema delusione degli amanti !
invano mescolarono le loro vite
s’anche il bene superstite, i ricordi
son mani che non giungono a toccarsi.
Ognuno sta con la sua perduta
felicità, un po’ stupito e solo,
pel mondo vuoto di significato.
Miele segreto di chi s’alimenta;
fin che sino il ricorso ne consuma
e tutto è come non fosse stato.
Oh come poca cosa quel che fu da quello che non fu
divide!
Meno
che la scia della nave acqua da acqua.
Saranno state le lucciole di Nervi, le cicale
e la casa sul mare di Loano,
e tutta la mia poca gioia – e tu –
fin che mi strazi questo ricordare…”

Per il Poeta, la trama effimera delle lucciole sul lungomare è metafora della perduta felicità. Ma per tornare a noi, la serenità di queste placide notti d’estate nelle quali, complice il caldo, ciascuno può attardarsi con amici in conversazioni che si allungano a dismisura, senza preoccupazioni, finalmente lontani dal pc, immemori dello smartphone, delle chat e di altri ammennicoli, fa sì che si ricompongano quasi per incanto, atmosfere evocative che credevamo sopite. Magari con l’aiuto di qualche superstite coraggiosa lucciola, per chi ha la fortuna di vederla.

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