Il Liceo Artistico di Varese ha festeggiato quest’anno il mezzo secolo di vita. Fu infatti fondato da Angelo Frattini nel 1969 come distaccamento dell’Accademia di Brera, e ottenne subito un notevole successo, giungendo rapidamente a porsi come un polo importante nel panorama non solo scolastico della città. Le celebrazioni per i 50 anni si sono aperte sabato 7 giugno con interventi di docenti ed ex docenti, partecipazione del gruppo teatrale del liceo e visita alla mostra dedicata.
Una traccia della sua lunga storia rimane anche nella collezione della Fondazione Molina, che conserva alcune opere di insegnanti del Liceo, ma anche degli allievi.
Ci sono ad esempio alcune tavole eseguite dalla classe seconda Bsl nell’anno scolastico 2000-2001 molte delle quali,dedicate alla città di Varese. Sono opere, appunto scolastiche, quindi acerbe da un punto di vista espressivo, che mostrano in primo luogo la necessità degli studenti di confrontarsi con gli artisti del passato. Ci sono però spunti interessanti, sul tema del Sacro Monte, della basilica di San Vittore e dei Giardini Estensi che rivelano la volontà di coinvolgersi con la realtà del territorio. Attira l’attenzione l’immagine di un albero intorno a cui si avvolge una pellicola fotografica che mostra vecchie foto della città, dal campanile del Bernascone, al lago com’era una volta, ai ritratti di due contadini dell’Ottocento, in un tentativo di legare passato e futuro.
Tra le opere dei docenti ne compare anche una di un non varesino, il pittore ed incisore marchigiano Carlo Jacomucci. Arrivò a Varese agli esordi dell’avventura del Frattini nel 1975 e vi rimase per undici anni come insegnante di figura. Nel frattempo continuava a dedicarsi alla litografia e all’acquaforte e a svolgere attività espositiva. Un buon nucleo di sue grafiche, con paesaggi, figure e studi di composizione è conservato presso i Musei Civici del Castello di Masnago.
La Fondazione Molina possiede una delle sue litografie più note, un “Omaggio ad Urbino” datato 1983. Il paesaggio è reso con lo stile nervoso tipico dell’artista, con tratti veloci ed abbreviati che colgono l’essenza della veduta. Al centro si riconosce la sagoma inconfondibile del palazzo ducale i due torricini del Laurana ad inquadrare le logge della facciata verso la Valbona. Subito dietro si intravvede la mole del Duomo, con la sua cupola e il caratteristico campanile, poi lo sguardo si allarga verso destra a mostrare il variegato tessuto urbanistico dell’antica capitale. Il cielo percorso da nuvole offre l’unico accenno di colore, con un po’ di blu a ravvivare il severo bianco e nero dell’immagine. In basso un accenno di alberi inquadra la composizione, che non è chiusa in uno spazio rigidamente rettangolare, ma deborda sui margini bianchi del foglio per suggerire che la realtà è più grande dei confini della nostra visione.
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