La tanto agognata dal maggior numero di popolo nerazzurro di sostituzione di allenatore è andata in porto secondo quanto già da tempo si pensava. Tra i nerazzurri arriva Antonio Conte non precisamente con consenso unanime.
Il non Oscar della simpatia facendo riferimento al carattere, ma in compenso ampiamente superato dalle qualità tecniche considerate notevoli.
Gli era andata bene in bianco nero juventino senza che il numero di vittorie superato dal suo successore Allegri sulla stessa panchina valesse a fare tendere il favore dalla parte del successore.
Un punto a favore in generale del subentrante all’ Inter pare pacifico quello del possesso da parte di Conte di un carattere che in più di un’occasione gli ha incondizionatamente attribuito i gradi di sergente di ferro che – detta dei più – sarebbe necessario per un’ Inter fatta di rilassatezza e scarsità di impegno.
Su questa caratteristica a favore del subentrante pare non esserci dubbio: troppo frequenti gli alti e bassi dei nerazzurri nell’ annata 2018/2019 perché non si pensi necessaria una raddrizzata di schiena prima ancora di pensare al suddetto tecnico.
Si è visto di tutto: dagli interventi in gonne, alle presenze in discoteca e quant’ altro, fatti questi su cui avrebbe dovuto intervenire prima di tutto la società, ma sui quali anche l’ allenatore avrebbe dovuto prendere provvedimenti utili per ottenere non soltanto serietà di comportamento personale, ma anche di rendimento in campo.
Sulla novità di panchina si dice insomma, che Conte dovrebbe avere quanto necessario a sistemare tutto fuori dal campo, ma anche in campo.
È quanto occorre all’ Inter altalenante e mollacciona al momento. Ferma restando la persona del nuovo allenatore, dovrebbero anche servire nove (o undici) milioni annui per tre anni. Vero che su tutto contano più che altro cautela e serietà, ma anche il resto può essere utile.
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