Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Opinioni

IL MIO LICEO

ALFIO FRANCO VINCI - 14/06/2019

Liceo Classico Cairoli, IIID, 1969

Liceo Classico Cairoli, IIID, 1969

L’ho scritto a Luglio del 2018, nell’imminenza del cinquantesimo anniversario dell’invasione della Cecoslovacchia, che gli amarcord sono cose da vecchi, perché ti danno l’esatta quantità del tempo trascorso e la presumibile misura statistica di quanto te ne resta, e ciò difficilmente genera allegria. Nostalgia, quella sì; rimpianti, certamente; rimorsi fortunatamente pochi; ricordi tanti, forse troppi; ma soprattutto commozione in quantità industriale.

Eppure ci ricasco. Siamo al 2019. Cinquanta anni dall’ esame di maturità classica. Cinquanta anni di vita da adulto, perché, diciamoci la verità, dopo la maturità tutto cambia, o almeno cambiava. I compagni di una vita prendevano ognuno la propria strada; incominciavano i filarini più inclusivi, quelli che ti facevano allontanare dalle quotidiane frequentazioni degli amici di sempre, e pian piano tutto cambiava.

Il mio Amarcord è particolarmente doloroso, perché non solo ho vissuto come tutti tali esperienze, ma con l’aggiunta di essermi ritrovato, proprio nell’ultimo anno di Liceo, trapiantato a 1.500 chilometri di distanza dalla città dove ero arrivato all’età di 20 giorni, e dove ero cresciuto, mi ero formato e dove stavo veramente bene, pieno di certezze e di speranze, tutte molto realizzabili; la mia adorata Varese. Durante l’anno scolastico 1967/1968, per me secondo liceo classico, mio padre, funzionario del Ministero delle Finanze, con la qualifica e il grado di Procuratore, viene trasferito in Sicilia, con ovviamente famiglia al seguito, si disse allora per aver disturbato qualcuno poi divenuto molto potente.

Da quel mese di novembre 1967, vivo a Catania, qui mi sono sposato, ho un figlio, ho completato i miei studi, ho fatto la mia carriera, sono in pensione, ma mai, in questi quasi 52 anni, è passato un solo giorno senza che non mi tornasse in mente quel primo periodo della mia vita e gli amici mai dimenticati. Con uno in particolare, Massimo Lodi, l’amico di sempre, il rapporto, sia pure a distanza, è rimasto vivo, e dopo il pensionamento ho iniziato a scrivere qualcosa per il settimanale che lui dirige.

Proprio in questi giorni abbiamo parlato delle nostre maturità separate e i ricordi sono riaffiorati. Il nastro si riavvolge, torna indietro, molto indietro e quando riparte si inceppa al novembre del 1967. Là si fermano i ricordi goliardici. Il primo giornale –Mondo d’Oggi – stampato al ciclostile nella sede della Unione monarchica italiana, che ci ospitava “a gratis”, e con il quale entravamo in contatto con le nostre compagne di liceo, rigidamente separate per la mancanza di classi miste, e grazie al quale qualcuno si è felicemente accasato.

I nomi dei nostri prof: Malgaroli di greco, Tron di storia dell’arte, Colombo di matematica, Magnini di italiano. E poi altri, tutti bravissimi e dotati di grande reputazione. Ricordo che per aver meritato 9 dal professor Tron, a Catania non venni mai interrogato e campai di rendita fino alla maturità.

Già, la maturità; arrivò l’anno dopo, a pienissimi voti, ma vissuta come un rito senza fede, una sorta di atto dovuto, un passaggio obbligato per diventare grande, senza neanche i bagordi che sicuramente i miei amici, Massimo Lodi, Maniglio Botti, Peppo Dacò, Vito Curti, Maurizio Bragatti, Paolo Ermolli, Roberto Zanzi, e tutti gli altri avranno organizzato come una sorta di addio “al celibato” studentesco. Chissà se nei festeggiamenti riuscirono ad includere anche le “conquiste” più delle ragazze sognate in quegli anni di studio non esattamente alfieriano e talvolta di bighellonaggio scapigliato.

Ogni tanto penso a cosa avremmo potuto ulteriormente combinare in quell’ultimo anno e mezzo, dopo essere stati, alcuni di noi, l’unico caso di sospensione inflitta prima dell’inizio dell’anno scolastico, dall’indimenticabile preside Bolgeri, con i suoi caratteristici avvisi radiofonici.

Un mio ricordo vero e proprio della maturità non c’è. Di tutto ciò che l’ha preceduta uno struggente Amarcord.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login