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Sport

RIVALUTARE LA SOCIALITÀ

FELICE MAGNANI - 14/06/2019

sportRivalutare la socialità dello sport significa proporlo all’attenzione dei giovani come momento di gioco, di divertimento e di sana evasione. Uno sport teso a pianificare positivamente le aspirazioni, i desideri e le speranze di ragazzi che hanno bisogno di stare insieme, di scoprire le proprie ricchezze, per renderle utili alla costruzione di un mondo dove tutti, indistintamente, possano vedere riconosciuti i propri diritti fondamentali.

 È giusto che le culture conservino la loro storia, i loro usi e costumi, ma è altrettanto giusto che gli uomini sappiano che ci sono valori che appartengono a tutti e che sono la chiave di lettura del futuro. Se si saprà interagire, mettendo a frutto abilità e talenti, si darà a molti la possibilità di condurre una vita più dignitosa e più umana, così come dovrebbe essere nella grande costituzione universale.

 Lo sport può fare tantissimo se saprà spogliarsi della spettacolarità di cui è stato rivestito e della sudditanza allo strapotere del potere, per tornare nelle vie e nelle strade, nei centri e nelle periferie, come momento di partecipazione ludica, individuale, popolare e collettiva.

 L’attività sportiva sviluppa sfide e collaborazioni, impegno e volontà, doti che non hanno colore o appartenenza, ma richiede una nuova modalità d’interpretazione, che non sia più soltanto strettamente legata a un risultato imposto o a un potere che rischia di trasformare le persone in prodotti preconfezionati.

 Occorre guardarsi attorno, cogliendo le problematiche giovanili, le violenze che scuotono quotidianamente la nostra vita e orientarle. I problemi dei giovani sono anche legati al fatto che in molti casi non dispongono di spazi aperti nei quali trovare spunti adeguati alle loro energie, a quelle potenzialità che portano dentro e che hanno bisogno di liberarsi.

 Si può cominciare dallo sport per riconsegnare all’uomo la sua dignità, perché è proprio nello sport che l’uomo matura il suo carattere. In questi anni il potere ha seminato il mito del successo, amplificato a tamburi battenti dai media.

 Oggi il valore è determinato dal risultato, vale per lo sport come per tutti i settori della società. Non importano tanto l’onestà, la caparbietà, la correttezza, la legalità, il senso di responsabilità, il rispetto, conta chi sei diventato, il potere che hai acquisito, ed è in base a questi parametri, che la persona viene valutata. In questo modo si generano kamikaze votati a tutto, pur di salire sul podio o di guadagnare milioni di euro.

 All’interno della profonda crisi sociale e morale della scuola e della famiglia, lo sport può ancora costituire un’efficace medicina, ma deve giocarsi fuori dagli schemi dello strutturalismo finanziario e deve riscoprirsi nella sua spontaneità, spronando persone di tutti i ceti sociali ad affermare i propri valori e lo stato a una più attenta presenza.

 Occorre guadagnare di nuovo la credibilità, per ridare fiato a un mondo che il fiato lo ha sempre più corto, perché ha disimparato a misurarsi con le proprie capacità, a mettere a fuoco l’energia di cui è in possesso. Molti dei problemi dei nostri ragazzi potrebbero trovare risposte adeguate, se fin da piccoli venissero indirizzati verso forme disciplinate di attività. La carenza di attività fisica nel mondo giovanile determina numerose e profonde problematiche. L’obesità, ad esempio, è un problema sempre più presente.

 Manca un’adeguata educazione alimentare e la maggior parte dei ragazzi tende a ingrassare precocemente, aprendo varchi a numerose malattie come il diabete, i disturbi cardiovascolari, le difficoltà motorie, l’incapacità a sostenere sforzi anche minimi, le patologie legate all’apparato scheletrico e quelle legate alle difficoltà respiratorie. Manca un’attenzione all’evoluzione corporea e spesso l’educazione fisica viene praticata senza un adeguato certificato che attesti la condizione reale del soggetto. La mancanza di un’attività fisica guidata determina una carenza di presa di coscienza delle proprie capacità e dei propri talenti, non aiuta i giovani a diventare soggetti attivi delle loro potenzialità e in molti casi avvalla comportamenti deplorevoli.

 È in questa direzione che diventa fondamentale il compito delle famiglie, quello delle associazioni e degli educatori, è sull’aspetto educativo dello sport che occorre lavorare per fare in modo che il movimento diventi una vera e propria scuola di vita.

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