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Cultura

NUOVA LAICITÀ

ROBI RONZA - 14/06/2019

caos“Un buon esempio di quella nuova laicità cui i cristiani sono chiamati nella società plurale del nostro tempo”: è questo, scrive nella sua prefazione il cardinale Angelo Scola, ciò che innanzi tutto c’è di buono in Non siamo nel caos, il nuovo libro del giornalista e scrittore varesino Robi Ronza recentemente pubblicato dalle Edizioni Ares. Di Non siamo nel caos, pubblichiamo qui l’introduzione dell’Autore.

Prima di essere politica ed economica la crisi in cui siamo è culturale. Proprio per questo affrontarla con efficacia è tanto difficile. Perché è qualcosa che non si può risolvere innanzitutto politicamente, né tanto meno innanzitutto economicamente.

Non è vero tuttavia che siamo nel caos. Non è vero nel profondo perché in ultima analisi la realtà non è un caos bensì un cosmos, cioè un ordine ragionevole e orientato al bene, anche se tale orientamento ha subito danni evidenti. Non è vero neanche nell’immediato, per così dire in superficie, perché almeno nella parte del mondo in cui viviamo il nostro è un tempo comunque assai meno difficile di molte epoche precedenti.

Anche restando al più recente passato, al secolo XX appena trascorso, quando ci si lamenta delle difficoltà e dei problemi di oggi sarebbe meglio non dimenticarsi che alle generazioni precedenti alle nostre toccò di vivere, in un mondo assai misero rispetto al nostro, ben due guerre mondiali con tutte le tragedie connesse, tra cui lo stalinismo e il nazismo, ossia le due dittature più sanguinarie della storia.

Tutto ciò fermo restando, siamo senza dubbio in una ben difficile situazione tanto più considerando che quello in cui ci troviamo è solo il segmento italiano ed europeo di una crisi ormai planetaria.

È una situazione molto difficile non soltanto per motivi tecnici ma anzi in primo luogo perché, spingendo ai margini dello spazio pubblico tutto ciò che non è politica o economia, il potere ha inaridito le fonti della convivenza civile, e quindi le basi stesse dall’agire politico e dell’agire economico. La speranza, la disponibilità al sacrificio di sé e la fiducia nel futuro, senza le quali dalla crisi non si esce, vengono infatti (o non vengono) da qualcosa che insomma va ben oltre l’economia e ben oltre la politica. Altrimenti ad esempio non si comprenderebbe come mai negli anni della Seconda guerra mondiale in un’Italia catastroficamente squassata dal conflitto, e con 20 milioni di abitanti in meno di quelli di oggi, nascessero più bambini di quanti ne nascono adesso.

D’altra parte non sembra che la cultura oggi predominante possa essere di grande aiuto nella ricerca di quell’“oltre”. In tale situazione diventa allora fra l’altro importante allungare lo sguardo al là dei limiti dell’attuale ordine costituito della cultura politica del nostro Paese. Imboccata questa strada, la prima e più imponente realtà in cui ci si imbatte in Italia è la visione del mondo cristiana. C’è un enorme squilibrio fra l’assetto reale della società italiana e l’odierno ordine costituito della cultura, della comunicazione di massa e della politica. Oggi, non “una volta”, non tanto tempo fa, quasi un italiano su due, per l’esattezza il 49 per cento, si definisce cattolico praticante; e il 33 per cento dice di assistere alla messa almeno una volta alla settimana. Ad affermarlo non è un vecchio parroco male informato bensì Renato Mannheimer (cfr. Demoscoppiati?, Jaca Book, 2016): un autorevole esperto di sondaggi demoscopici che per vari motivi non può certo venire sospettato di essere particolarmente vicino alla Chiesa e al cosiddetto “mondo cattolico”. Se poi si procedesse nella ricerca ne emergerebbe una realtà di certo quanto mai variegata e ricca di contraddizioni. Resta però il dato di fondo.

Tanto più nella nuova “geografia politica” che si sta delineando, ponendosi in un orizzonte da cui l’esperienza cristiana non sia esclusa, che cosa può saltar fuori oggi di buono per tutti? Vale certamente la pena di domandarselo. Si tratta in sostanza di prendere laicamente le mosse da un originale ma trascurato patrimonio di esperienze e di idee per lo più ignorate dalla storia ufficiale e dalla cultura dominante: qualcosa che come un fiume carsico ha fatto il suo cammino sotto la superficie dell’età moderna, venendo poi raccolto e riproposto in documenti noti come “dottrina sociale della Chiesa”. Si tratta d’altra parte di materiali che sono un riflesso del grande movimento di riannuncio del fatto cristiano che è in corso ormai da più di un secolo; e di cui il Concilio Vaticano II è un episodio cruciale anche se finora non sempre ben compreso. Un movimento segnato da un lato da una sequenza di grandi papi e dall’altro da una sequenza di grandi pensatori cristiani di varie confessioni di cui la storia ufficiale del pensiero non parla: da John Henry Newman a Nikolaj Berdjiaev, da Romano Guardini a Reinhold Niebuhr, da Henri de Lubac ad Hans Urs von Balthasar.

Diversamente da quanto molti pensano (con una presunzione che solo l’ignoranza rende possibile), la dottrina sociale della Chiesa non è affatto una modesta collana di opuscoli divulgativi per uso interno. Il nome di sapore un po’ ottocentesco, con cui questo corpus di documenti è noto, non rende ragione della sua attualità e dell’ampiezza dei suoi orizzonti, che attengono ormai alla sfera non solo del sociale ma a quella del civile e del politico in genere. È un pensiero che merita l’interesse di qualsiasi persona di buon senso e di buona volontà. Tanto per fare un esempio tra i molti, l’enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI (2009) è un vero e proprio progetto strategico di affronto dei problemi causati dalla globalizzazione. Considerazioni analoghe valgono ad ogni modo per tutti gli altri documenti di cui tale corpus di pensiero si compone, dove sempre si ritrova l’ampio respiro di un organismo unico per la sua presenza in ogni parte del mondo e per la sua bimillenaria e vastissima esperienza di vita e di pensiero.

Con la sua sconfortante chiusura al mistero e con la sua sostanziale incapacità di cogliere il diverso da sé, la Ragione di matrice illuministica, che l’Occidente aveva visto come il grande strumento grazie a cui unire il mondo e guidarlo verso un futuro luminoso, si sta trasformando in un catastrofico boomerang. Anche se come maglio distruttore di un vecchio ordine ormai incartapecorito l’Età dei Lumi ebbe i suoi obiettivi meriti, sta di fatto che nel nostro tempo di tale scossa si vedono innanzitutto le macerie. La perentoria prospettiva “laica”, o più esattamente atea che essa implica non solo sta bloccando l’area euro-atlantica in cui si è imposta, ma anche scandalizza il resto del mondo e gli fa perdere quel rispetto per l’Occidente che paradossalmente non era venuto meno neanche al tempo delle dominazioni coloniali.

«Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio» (Mt. 22,21): il principio di laicità è entrato nella storia grazie a Gesù Cristo. E dove è stato accolto ha radicalmente liberato non solo la sfera del potere, ma anche quelle della ricerca filosofica, tecnica e scientifica.

Seppur con un lungo travaglio plurisecolare e non senza molte ricadute all’indietro, è stato poi accolto e largamente attuato soltanto in parti del mondo che sono di tradizione cristiana. Altrove ha sempre trovato spazio con fatica, diciamo così per osmosi, solo in parte e molto instabilmente.

Alla civiltà occidentale – che pur con tutte le sue ombre è l’architrave della civiltà umana in quanto tale – il cristianesimo ha dato, oltre a quello del principio di laicità, altri contributi fondamentali. Se Dio si è incarnato, allora la materia è in sostanza buona; se il mondo è opera di un Creatore buono, onnipresente e provvidente, allora è tutto abitabile e percorribile. I grandi risultati della tecnica e della scienza occidentali, base della modernità, e l’epopea dei viaggi di esplorazione transoceanici, base dell’attuale integrazione e interconnessione dell’intero globo, senza tali convinzioni sarebbero stati ben più lenti e ben più timidi.

Il valore della persona umana e quindi della sua libertà implica quale sua base certa il convincimento che l’uomo sia tale in quanto creatura di Dio, e non in quanto semplice frutto di un processo evolutivo anonimo e autogeno. La fraternità e l’uguaglianza sono ragionevoli e sostenibili soltanto nella misura in cui si riconosce di avere un Padre comune. Per questi ed altri motivi, nel quadro dello scontro tra il fondamentalismo (che in effetti è una forma paradossale di secolarizzazione) e la secolarizzazione propriamente detta, l’esperienza religiosa in genere, e quella cristiana in particolare, si pone non come un problema bensì come una risorsa molto interessante.

In questa prospettiva un itinerario di ricerca molto promettente è stato aperto in tempi recenti da Angelo Scola, e in particolare dai suoi Un mondo misto – Il meticciato tra realtà e speranza (Jaca Book, 2016), e Postcristianesimo – Il malessere e le speranze dell’Occidente (Marsilio, 2017). Ponendomi con una preoccupazione più immediatamente politica nell’orizzonte che Scola delinea, beninteso a mia responsabilità e nei limiti delle mie forze, cerco nelle pagine che seguono di procedere lungo quel medesimo sentiero.

Le elezioni politiche del scorso marzo 2018 hanno aperto la porta del proverbiale Palazzo a due vaste aree sociali sin qui lasciate ai margini dai vecchi partiti e guardate dall’alto in basso dell’élite: da un lato i piccoli e medi imprenditori, gli artigiani, gli operai e gli impiegati dell’industria sia attivi che in pensione, numerosi soprattutto al Nord; dall’altro, soprattutto al Sud, i disoccupati, i sotto-occupati e in genere i delusi e i tagliati fuori dalla nuova economia non solo post-agricola, ma anche post-industriale.

Non è questa la sede per valutare la congruenza delle forze che sostengono il nuovo governo con le aspettative spesso opposte delle due aree sociali di cui si diceva. Al di là di tali incognite la loro comparsa in scena è una svolta che merita comunque una grande attenzione, di cui questo libro intende essere un segno.

Tutto ciò considerato, mi sarebbe piaciuto impegnarmi in un lavoro di ricerca approfondita, che potesse sfociare nella pubblicazione del frutto di studi sistematici. Per questo però ci vorrebbero degli anni; e non è poi detto che il gioco varrebbe la candela. Con la speranza di risultare tempestivo ho allora preferito essere immediato anche a costo di restare frammentario. A titolo di testimonianza più che di riflessione organica, nelle pagine che seguono ho perciò raccolto – rivedendoli, rititolandoli e ordinandoli per temi – testi scelti tra gli oltre mille editoriali e commenti da me scritti negli ultimi anni. Il mio sito web www.robironza.wordpress.com ne contiene la collezione completa. Un suo motore di ricerca interno consente a chi vi sia interessato di scandagliarlo anche riguardo ad argomenti e personaggi specifici che qui per esigenze di spazio ho scelto di tralasciare.

Pur nei limiti di un insieme di interventi ciascuno nato da una circostanza e da uno spunto estemporanei, spero con questo libro di dare una dimostrazione di quanto feconda sia la strada che ho cercato di percorrere. È ovviamente una dimostrazione che né può né pretende di essere indiscutibile ed esauriente, e che vale soprattutto a titolo di esempio. Mi auguro tuttavia che se ne possa ricavare qualche idea buona per tutti.

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