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Politica

EUROPA CASA MIA

MANIGLIO BOTTI - 14/06/2019

bandiereL’Europa contro l’Italia e l’Italia (e non soltanto l’Italia) contro l’Europa? Alcuni interrogativi, a qualche settimana dall’esito del voto per il l’elezione del parlamento di Strasburgo, rispetto ai risultati e al dibattito che ne è seguito, presentano diverse contraddizioni cui si fa fatica a dare risposte.

 Il voto dell’Italia, per esempio, dove la Lega di Matteo Salvini ha fatto il pieno, ma con un’affluenza alle urne in controtendenza per quanto riguarda gli altri Paesi europei (in pratica un elettore su due, o poco più, degli aventi diritto) ha posto l’Italia stessa nel novero dei cosiddetti Paesi sovranisti. Cosa che, detta in questo modo, già si configura in contrasto con un’istituzione federale o consorziata o comunitaria che sia e quale vuole o dovrebbe essere l’Europa.

 Perché poi a sentire e a leggere i commenti di altri stati dove i sovranismi sembrano avere prevalso sulle tradizioni comunitarie si notano differenze, anche sostanziali, in merito a temi che invece avrebbero dovuto fare da collante, quali l’immigrazione e i provvedimenti che si sarebbero dovuti attuare insieme. Non si capisce, dunque: corridoi umanitari, accoglienza controllata (i rifugiati di guerra) disposta nei vari territori o respingimenti tout court, senza stare lì a badare tanto sulle ragioni dei richiedenti? Si va avanti così, poi (quando?) si vedrà.

 Per intanto, nostri più “autorevoli” rappresentanti che dell’immigrazione in Italia hanno fatto la madre di tutti i problemi manco frequentano, in Europa, gli incontri durante i quali si potrebbero affrontare questi i problemi con politiche attente e rigorose e non con scelte ottuse e strumentali.

 Ma più in generale, a parte questi particolari che piccoli non sono – perché il tema immigrazione e le sue interpretazioni pro o contro diffuse a macchia sono un condizionamento delle attuali politiche europee –, si evince che almeno da noi il voto per l’Europa è stato in realtà un voto per l’Italia. Soprattutto per l’Italia. Il concetto salviniano “prima gli italiani” è un motto che con l’Europa, intesa così com’è, comunitaria e partecipativa, non c’entra molto. Mai e poi mai, è possibile immaginare, si scriverebbe sulla felpa un motto: prima gli europei.

 A cominciare dalle premesse. I sondaggi che un giorno sì e l’altro pure si leggono sugli orientamenti di voto, tranne un paio di giorni prima l’andata al voto per davvero, non riguardano mai l’Europa, dove si stanno stabilizzando – con le sfumature più diverse – anche movimenti e partiti sovranisti. Ma esclusivamente la situazione interna. È difficile perciò pensare all’autorevolezza che potrebbe riscuotere un nostro ministro dell’interno a Bruxelles o a Strasburgo indossante una felpa della polizia locale di Catanzaro nella discussione di un qualsiasi problema.

 C’è di più. L’Europa, nelle politiche e nelle propagande interne, non è mai vista come la sede di una famiglia comune ma come la casa della cattivissima matrigna di Cenerentola, che saremmo noi italiani, sempre intenta a curare la bellezza e la prosperità delle sorellastre.

Eppure l’Europa, oggi e sempre, viene considerata – come si usa dire – la mucca da mungere. Si dice: così non funziona, o – meglio – potrebbe funzionare meglio di come appare. Tranne nel momento in cui si appronta l’elargizione degli stipendi e delle laute provvigioni che i contestatori, ognuno con i suoi doverosi distinguo, si incolonnano per riscuotere. Indifferenti a tutto. Perché alla festa, comunque sia, Cenerentola non vuole mai mancare. E anche ben oltre i rintocchi della mezzanotte.

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